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SCARPERIA - Francesco Bagnaia è disperato, ma non certo per la caduta.
“Sono scivolato subito, ma non me ne frega nulla. Oggi abbiamo perso un ragazzo di 19 anni e la situazione non è stata gestita nella maniera corretta.
Già era stato complicato ieri tornare in moto, oggi è diventato quasi impossibile dopo aver fatto un minuto di silenzio per Jason. Non ero sereno, non ero tranquillo: abbiamo perso un ragazzo.
E’ chiaro che è difficilissimo gestire questa situazione , l’ospedale deve dichiarare la morte, ma non accetto che oggi si sia corso. Nessuno ci ha chiesto nulla, ho detto a Davide (Tardozzi, il team manager, NDA), che avrei preferito non correre, ma è il nostro lavoro.
Anche nel 2016, a Barcellona, dopo la morte di Salom era stato complicato, oggi, dopo il minuto di silenzio, lo è stato ancora di più”.
Quindi secondo te, non bisognava correre?
“In questi casi ci sono due vie: per alcuni non correre per rispetto; per altri, correre per rispettare Jason, perché lui l’avrebbe voluto. Ma siamo umani, ognuno di noi è fatto a modo suo: io sono molto sensibile. Sono partito poco sereno e concentrato. Per è me correre è stato sbagliato e irrispettoso, sapevo che avrei sofferto tantissimo durante il minuto di silenzio, perché mi ha riportato la mente all’incidente, ho fatto molta fatica”.
Ma in questi casi, non dovrebbero essere i piloti a decidere?
“Sarebbe stato meglio, ma forse sarei stato l’unico a non voler correre. Mi dispiace molto di questa situazione, mi sembra che sia stata affrontata con troppa leggerezza, non è bello. Se fosse successo a un pilota della MotoGP non avremmo corso: non è stata una bella pagina per il nostro sport”.
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