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SCARPERIA - Per Franco Morbidelli è stato giusto correre.
“E’ stata una domenica molto difficile, come è normale che lo sia quando devi entrare in pista dopo una notizia così. Ha un grande impatto sulla tua testa, sulla correttezza sul tornare sulla moto e fare il tuo lavoro, la tua passione.
Posso capire che alcuni piloti non avrebbero corso, questo è qualcosa di personale che ciascuno di noi prova sulla griglia. Alla fine, però, non correre non avrebbe cambiato niente, farlo, forse, ha reso un pochino più dolce la domenica di tante persone. E’ il bello e il brutto del nostro sport.
E’ brutto da dire, ma non è la prima volta che succede e, purtroppo, non sarà l’ultima. Ma bisogna andare avanti: a volte la vita è bastarda, è una merda, ma è la vita e devi andare avanti”.
Quindi, ha senso correre anche dopo la morte di un altro pilota?
“Credo di si, ci sono tanti motivi per farlo. Quando si fa questo sport, si tende a dimenticare, poi succede una cosa così e improvvisamente si risveglia la coscienza, la macchia nera prende la testa dei piloti, hai paura che possa capire anche a te. Ecco, l’aspetto più grande contro il quale devi lottare nel momenti che sali in moto è la macchia nera. Il motivo per correre è che è il nostro lavoro, la nostra passione e non farlo non cambierebbe nulla: non vedo come potrebbe alleviare il dolore dei familiari e il nostro. Non correre, allontana solamente la macchia nera, ma se non corri è solo peggio, non solo per te, ma per tutte le persone che sono nel paddock e per quelle che ti guardano da casa”.
Quindi correre significa esorcizzare la paura?
“Sì, è così: correre ti fa esorcizzare la paura. E’ chiaro che tutti i piloti hanno avuto a che fare con la macchia nera, hanno dovuto affrontare una grande paura”.
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