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La sensazione è che Marc Marquez avesse pianificato tutto. Le sue parole dopo la splendida vittoria, settima ad Austin, confermano questa sensazione.
“La vittoria del Sachsenring era stata un po’ un regalo. Ad Aragon me l’ero giocata, ma avevo faticato fin da venerdì, ero caduto, non ero a posto. Non lo ero nemmeno a Misano, ma dopo i test mi sono detto che dovevo venire ad Austin con la mentalità di spingere. Ho iniziato forte, ma venerdì sera ero cotto, ho capito che avrei dovuto gestirmi sabato, per non arrivare domenica distrutto: per questo ho spinto solo per qualche giro, nel T1, dove ci sono tutti i cambi di direzione, non ho mai spinto più di tanto. Questa mattina, però, nel warm up mi sono sentito bene, ho spinto di più e la gara è stata come l’avevo immaginata: sono partito forte, poi ho controllato per 3-4 giri, quindi ho spinto già forte. Era proprio così che l’avevo ipotizzata, anche se non mi aspettavo tutta questa differenza: volevo prendere più vantaggio possibile da amministrare, perché non sono ancora pronto per un finale corpo a corpo”.
Cosa ci puoi dire della tua condizione fisica? Si fa fatica a capire com’è la situazione, si è anche sentito parlare di un’altra operazione.
“E’ chiaro che ho ancora dei problemi. Il T1, per esempio, è sempre stato il mio punto forte, ma oggi ero in difficoltà, ero sempre in ritardo nei cambi di direzione. Ho fatto fatica, ma anche gli altri l’hanno fatta. Il problema è che io ho fatto la stessa fatica anche a Misano, devo lavorare il doppio. Sto facendo tutto quello che i dottori mi dicono di fare, sto provando a non cadere, ma non è semplice. Non sono ancora a posto, non so perché, non sono ancora al livello che vorrei essere”.
Pensando anche al 2022, ti senti pronto per lottare per il titolo?
“In questo momento non sono pronto per il campionato. So già che a Misano sarà molto difficile, poi voglio vedere nelle ultime due gare a che livello sarò, sperando per il 2022”.
Escludi quindi un’altra operazione?
“In questo momento non è prevista nessuna operazione, devo lavorare sul braccio che, non dimentichiamolo, è stato un anno fermo. Ci vuole tempo: prima di Misano ho fatto un controllo e si è visto che l’osso non è ancora completamente attaccato, bisogna avere pazienza”.
Con chi parlavi al telefono nel parco chiuso?
“Con Alberto Puig (il team manager, rimasto in Europa per problemi fisici, NDA): lui dà sempre una grandissima carica a tutti, è fondamentale per questo team”.
Visto quello che hai fatto oggi, non serve una moto nuova…
“Serve, eccome se serve”.
Se l’asfalto non verrà rifatto, non si correrà più qui: sei disposto a pagare di tasca pur di continuare a correre su questo circuito a te così favorevole?
“A me questo circuito piace molto, qui sono forte, però è vero che dalla curva due alla 11 bisogna fare qualcosa: quest’anno eravamo ancora dentro al limite, ma bisogna intervenire e fare qualcosa. E’ vero anche che venerdì la situazione sembrava disastrosa, poi è migliorata ed è diventata più accettabile, perfino divertente. Sai che la buca è lì, sta a te decidere se andare più forte o più piano”.