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MONTMELÒ - Valentino Rossi, 9 titoli mondiali, 115 vittorie, 235 podi: un mito assoluto. Marc Marquez, 8 iridi, 82 vittorie, 134 podi: un campionissimo.
Due figure leggendarie del motociclismo, due piloti che fanno sognare gli appassionati, due punti di riferimento per questo sport.
E non solo, perché soprattutto Valentino è uno di quegli atleti che va al di là dei confini della sua disciplina: lo conoscono tutti, non solo gli appassionati di moto.
Adesso, però, entrambi sono in difficoltà, anche se per motivi differenti: Rossi è inevitabilmente nella fase calante della sua carriera.
Ci sta, è normale: anzi, ancora oggi fa molto più di quello che farebbe chiunque altro pilota alla sua età. Lo riconoscono tutti i suoi rivali, nessuno escluso, lo ha sottolineato e spiegato molto bene anche Jorge Lorenzo nel DopoGP dedicato al GP di Francia.
Marquez, invece, è alle prese con un recupero molto più lungo e difficile del previsto: la testa, la voglia di fare è quella di prima, ma il corpo non lo asseconda, lo tradisce, non può guidare come vorrebbe.
Come mentalità, Marquez rimane un vincente: prova ad andare oltre alle limitazioni fisiche. Per riuscirci, è disposto a tutto: per lui, il fine giustifica sempre i mezzi.
Ecco quindi, che non ha paura, direi vergogna di fare spudoratamente quello che è consentito dal regolamento, ma rimane eticamente discutibile: scegliere l’avversario più forte del momento e usarlo - è il verbo giusto - a suo uso e consumo per arrivare a fare quello che da solo in questo momento non riesce a fare.
La sua azione è plateale, non si nasconde, perché secondo lui la difficoltà che sta attraversando gli consente di fare ciò che vuole. E chi se ne frega se dai fastidio all’avversario. Solo psicologicamente, si intende.
Anche Rossi è costretto a sfruttare la scia di un altro pilota per togliere qualche decimo. La sua azione, come sempre, è molto più elegante, discreta, molto meno fastidiosa.
Per farsi tirare, Valentino sceglie i suoi amici. Morbidelli nel primo tentativo, Bagnaia nel secondo. La differenza è enorme, sa di non dare fastidio all’altro.
E come si è visto, in tanti ormai anche in MotoGP cercano un riferimento per tirare giù quei pochi decimi, che però ti permettono di avanzare di una o due file.
L’azione, insomma, è molto differente, il risultato è lo stesso: i due piloti più forti del motociclismo moderno, quelli che per gli appassionati sono capaci di imprese leggendarie, quelli che fanno sognare, quelli che sono nettamente al di sopra di tutti gli altri, in questo momento hanno bisogno di aiuto.
E lo “chiedono”, a modo loro: con arrogante sfrontatezza Marquez, con elegante furbizia Rossi.
Da una parte, per noi “umani”, è bello che anche un super eroe mostri una debolezza, ma per quanto mi riguarda c’è anche un velo di malinconia, la consapevolezza che il tempo passa, inesorabilmente, per tutti.
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