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Sembra che in questo fine settimana una delle chiavi possa essere il meteo. Dobbiamo adattarci, non so se può essere un bene. Da una parte, mi piacerebbe che fosse asciutto, per continuare il mio recupero, dall’altra parte, il bagnato è sempre una lotteria, ma può aiutare fisicamente, che al momento è il mio limite. Sicuramente un fine settimana con la pioggia può essere meno affaticante per me, in ogni caso dobbiamo provare ad adattarci”.
Nel 2020 i piloti Honda guardavano i tuoi dati, adesso tu dici che non è la tua moto che stai guidando: come si è allontanata, per così dire, dalla tua RC213V?
A Portimao e a Jerez ho iniziato con l’evoluzione che la Honda ha dato agi altri piloti. Non è male, la base non è male, ma è vero che abbiamo perso qualcosa. Per quanto riguarda la mia parte del box, dobbiamo essere molto attenti con i giudizi, perché i miei commenti non sono precisi come al solito. A Jerez, ho iniziato guidando in un modo e ho finito in un altro, non perché volevo cambiare stile di guida, ma perché sono stato obbligato a farlo dalla fatica fisica e dal conseguente cambiamento in sella. Il programma dei test di lunedì a Jerez era provare a tornare a quello che avevo su quella pista nel 2020, ma non è stato possibile girare, per le mie condiziono fisiche. L’obiettivo principale è capire dove siamo adesso e dove eravamo in passato.
Dopo Jerez, Pol Espargaro ha detto che i 4 piloti Honda lavorano in direzioni differenti; il tuo ritorno può mettere un po’ di ordine?
Honda sta lavorando tantissimo, porta nuovi pezzi, ma è tutto più difficile quando non hai un pilota veloce. Quando c’è un pilota sempre davanti in tutti i turni, diventa più facile per ingegneri capire la strada da seguire. E’ chiaro che arriviamo da un 2020 molto difficile, perché c’era un debuttante (il fratello Alex, NDA) , Crutchlow non era al suo solito livello e Nakagami guidava una moto 2019: tutto questo non ha aiutato. Adesso tutto sta andando verso la strada giusta, lavorano dura, ma c’è bisogno di tempo, devo tornare al meglio fisicamente. Ma Honda lavora duro e ogni volta siamo sempre più vicini.
Dopo Jerez sei stato dai dottori?
Sì, mercoledì scorso sono stato a fare una visita di controllo. L’osso rotto l’anno scorso si è saldato bene e questo significa che dopo Jerez ho potuto aumentare lo sforzo in allenamento, ho messo più potenza sul braccio destro, ma siamo ancora lontani dalla forma migliore. Abbiamo lavorato più duramente e se tutto procede correttamente, dopo Le Mans posso tornare a guidare la moto in allenamento per un giorno. Abbiamo bisogno di tempo, anche se non ce l’abbiamo...
L’intensità dei GP, specie all’inizio, è uguale a prima del tuo infortunio o è cambiato qualcosa?
Le gare sono sempre uguali, si spinge forte dall’inizio, ma io non sono al livello di essere competitivo come i primi. Non sono fisicamente al 100%, ma è vero che le moto sembrano più “fisiche”, la gomma posteriore non cala, tiene un sacco di grip per tutto il GP. Da una parte è un aspetto positivo, ma per il pilota è sicuramente più stressante. E poi tutti i sistemi che ci sono per abbassare la moto: l’ho usato per 4-5 giri, poi ho deciso di smettere, altrimenti non avrei finito la gara. Credo che sia normale che tanti piloti soffrano alle braccia, fisicamente un pilota ha un limite. Mi sembrano gare più statiche, ognuno ha il suo ritmo: per lo spettacolo credo sia peggiore.
Secondo te l’hole shot dovrebbe essere mantenuto solo in partenza?
Per quanto riguarda la partenza, credo sia giusto mantenerlo, perché è più sicuro, mantiene la moto più stabile, ma per la gara sono totalmente contro, perché aumenta il tempo di accelerazione e diminuisce il tempo di frenata. E in casa di errore può anche diventare pericoloso. Vedremo qui con l’acqua cosa succede, io credo sia molto difficile superare con questi sistemi.