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Jerez - Sabato mattina, alla vigilia del GP di Spagna, il direttore sportivo Paolo Ciabatti non aveva dubbi.
“Fino ad ora, il bilancio è positivo: abbiamo conquistato il podio in tutte le gare, abbiamo ottenuto tre pole consecutive - perché io considero quella di Bagnaia a Portimao una pole, perlomeno per quanto riguarda la prestazione -, la nostra moto e i nostri piloti vanno molto bene. E’ vero che Miller (ripeto: questa intervista è stata fatta sabato, nda) dopo test molto positivi in Qatar, non è riuscito a concretizzare in gara, ma soprattutto per i problemi al braccio, aveva poco sensibilità nelle dita, mentre a Portimao è caduto. Abbiamo grande fiducia in Jack”.
Una fiducia concreta, evidente: anche grazie al supporto della squadra Ducati, Miller è stato capace di vincere domenica, per una doppietta Ducati di grande valore. Ciabatti ha ragione: il bilancio di queste prime quattro gare è positivo e se avessimo fatto l’intervista oggi, Paolo, giustamente, ci avrebbe detto: “Più che positivo”.
Qual è il tuo giudizio su Bagnaia?
Ha acquistato sicurezza, lucidità, velocità, sa gestire bene la gara. Il suo stile di guida si adatta perfettamente al pacchetto moto/gomme, è molto efficace, riesce a far girare questa moto come nessun altro. Ha un grandissimo talento e la capacità di focalizzarsi solo su quello che sta facendo. Questo gli ha permesso di affrontare al meglio momenti difficili della sua carriera, ha una grande forza interiore per superare stagioni complicate. Poteva perdersi, invece ha tenuto duro, come peraltro abbiamo fatto anche noi nel 2019 dopo un debutto al di sotto delle aspettative. Abbiamo continuato a credere in lui: a inizio 2020, puntavamo su Dovizioso, Petrucci e Miller, ma sapevamo anche che Bagnaia e Zarco potevano fare bene. Abbiamo creduto in Pecco e gli abbiamo dato una moto ufficiale per il 2020. Ha iniziato subito forte, poi si è un po’ perso dopo la caduta di Misano (mentre era nettamente al comando, nda), ma la promozione nella squadra ufficiale gli ha dato uno stimolo in più per essere uno dei più veloci in pista”.
Ducati può vincere il titolo con Bagnaia?
Sì, ne sono convinto.
La moto è più competitiva del 2020?
Sembra che la 2021 abbia risolto una grossa parte dei problemi che ci portava dietro da un po’ di tempo.
Giovedì c’è stata una riunione della MSMA, alla quale Ducati ha partecipato con te, Dall’Igna e altri due ingegneri: c’era qualcosa di importante da decidere?
Io ero presente perché la MSMA sta un po’ cambiando, sul resto non dico nulla.
I vostri rivali, in particolare la Honda, vi accusano, più o meno velatamente, di essere sempre al limite del regolamento.
Ci sono dei limiti nei regolamenti e i nostri ingegneri sfruttano al massimo il loro talento per lo sviluppo della moto. La prima a voler sviluppare tecnologia innovativa è la Honda e l’unica volta che una nostra idea è stata ufficialmente contestata (il famoso “cucchiaio”, nel 2019, nda), la FIM e gli organi che decidono su questi aspetti ci hanno dato ragione. Nessuno di noi, in Ducati, ha mia pensato di fare qualcosa fuori dal regolamento. I nostri ingegneri esplorano tutte le strade possibili, il nostro è un modo di pensare non convenzionale, con tanto spazio per l’innovazione.
Parliamo del 2022: l’arrivo della VR46 con un supporto economico importante fa gola alla Ducati?
Da un po’ di anni, Ducati ha due squadre indipendenti. Uno è storico, il team Pramac, con il quale stiamo gettando le basi per una avventura pluriennale. Non abbiamo ancora il contratto per il 2022, ne stiamo discutendo, siamo molto vicini: l’intenzione è fare l’annuncio al Mugello.
Com’è la situazione con il team VR46?
Stiamo parlando.
E’ utopia pensare che se vi accordaste, uno dei piloti potrebbe essere Valentino Rossi?
Non lo so, ma credo che la VR46 abbia pensato alla MotoGP non per Valentino, ma per portare in questa categoria piloti dell’Academy che hanno fatto il percorso di crescita dalla Moto3, alla Moto2, quindi alla MotoGP.
Al momento, dei vostri sei piloti, solo Bagnaia ha due anni di contratto; è così?
Sì, gli altri hanno un anno più un’opzione a nostro favore. La nostra idea, al momento, è di continuare con tutti, perché bisogna dare la possibilità ai piloti di crescere, come è successo con Pecco tra il 2019 e il 2020.
Considerando l’importanza del team VR46 e del suo sponsor, viene da pensare che voglia solo moto ufficiali, non satellite: Ducati sarebbe in grado di costruire sei Desmosedici ufficiali?
E’ molto difficile (in una intervista pubblicata oggi dalla Gazzetta, l’ingegnere Gigi Dall’Igna ha detto però che la possibilità c’è, nda). Anche la Pramac, fino al 2020, ha sempre avuto una moto ufficiale e una dell’anno precedente. Forse è il compromesso migliore se punto su un giovane, per una serie di motivi, anche economici. E con una moto satellite un giovane ha meno pressione di fare risultati, può crescere con più serenità.