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Pedro Acosta torna al successo per la sesta volta in campionato e, soprattutto, lo fa nel GP decisivo.
Era dal GP di Stiria che il 17enne spagnolo non saliva sul gradino più alto del podio.
Il Mondiale è suo, nel giorno in cui Darryn Binder stende l'unico pilota che quest'anno ha viaggiato sui ritmi del 'rookie' spagnolo: Dennis Foggia (5 vittorie per lui quest'anno).
"Ho pianto durante tutto il giro di rientro", confessa Acosta nella conferenza stampa a lui dedicata.
"I ragazzi del mio team hanno sempre creduto in me, anche nei momenti più duri, come per esempio Le Mans, quando sono caduto più volte. Loro non hanno mai perso il sorriso, sono stati una vera famiglia. Non ho vinto il Mondiale da solo e quando non trionfavo imparavo dagli altri".
Hai avuto un grande inizio di stagione, poi invece c'è stato un calo: come hai tenuto a livello mentale?
"A metà stagione alcuni hanno iniziato a criticarmi, è vero. Non è stato facile. Ho creduto in me stesso semplicemente. Dal punto di vista tecnico, abbiamo recuperato la giusta confidenza con la frenata, che a un certo punto dell'anno avevamo smarrito".
Sei l'unico che in trent'anni è riuscito ad avvicinarsi al titolo di più giovane campione del mondo della storia del motomondiale, record detenuto, per un solo giorno di differenza, da Loris Capirossi.
"Su questo record non saprei cosa dire. Si tratta di ere differenti".
Qual è stata la gara più importante dell'anno?
"Portimao1. Ho vinto battagliando sino all'ultimo giro senza commettere errori. Il successo più spettacolare, invece, è stato quello di Qatar2. Ma da Portimao1 abbiamo iniziato a essere competitivi, lavorando sempre con il giusto approccio su ogni tracciato".
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