Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Pausa estiva, tempo di bilanci. A questo argomento, Moto.it ha già dedicato due podcast, uno con Marco Melandri, online da domenica 4 luglio, e uno con il team manager Ducati Davide Tardozzi, che potrà essere ascoltato da domenica 11 luglio. Qui diamo i voti ai piloti, facendo un bilancio dopo nove GP, seguendo l’ordine di classifica.
Una sola gara sottotono, Qatar1. Ma dopo un inizio difficile e per certi versi preoccupante, è diventato quasi imbattibile, dimostrando una grande superiorità, come conferma il confronto con gli altri piloti Yamaha. Fino adesso ha dimostrato di avere qualcosa in più su tanti aspetti: decisione nei sorpassi, tattica di gara, controllo, giro secco, velocità assoluta. Solo in partenza ha dimostrato di avere qualche indecisione. Ma nessuno è perfetto. Dominatore.
Un solo zero, in Portogallo, sei GP di alto livello, quattro podi importanti: è solido e veloce, ha dimostrato di sapersi anche accontentare. E’ il miglior pilota Ducati in classifica generale anche se probabilmente non è il più veloce. L’ingegnere Gigi Dall’Igna l’ha voluto a tutti i costi e ha ragione. Scommessa vinta.
A volte entusiasmante, in alcune occasioni un po’ in difficoltà, in generale convincente, ma… Per diventare grandissimo deve riuscire a mettere insieme tutti i pezzi, cosa che al momento non è avvenuta. Ma il suo potenziale è enorme, può diventare uno dei grandissimi anche in questa categoria. Non ancora completo.
Sempre in difficoltà in qualifica, quasi sempre fortissimo in gara (Le Mans a parte). Come nel 2020, è molto costante, ma a differenza della passata stagione, adesso c’è un dominatore: per questo è staccato in classifica. Ma sa il fatto suo, nei sorpassi è strepitoso, bravissimo nella capacità di raccogliere il massimo in ogni GP. Campione del mondo vero.
Le due vittorie, anche un po’ fortuite, salvano un bilancio che altrimenti sarebbe decisamente negativo. Secondo Davide Tardozzi (podcast #atuttogas, da domenica 11 luglio), il suo limite è la troppa generosità: il risultato è incostanza di risultati e il preoccupante ripetersi di alcuni errori. Difficile da decifrare.
Dopo la strepitosa vittoria in Qatar1, sembrava potesse essere la sua stagione. Invece, una gara con l’altra è cambiato tutto, con il paradosso di aver finito ultimo in Germania e secondo una settimana dopo in Olanda.
In Yamaha non sta più bene, anzi, forse a parte i primi cinque mesi del 2017 non è mai stato bene in quel box e le conseguenze sono devastanti per un pilota del suo talento. Difficile prevedere cosa potrà fare nella seconda parte della stagione da separato in casa. Indecifrabile.
Sono d’accordissimo con Marco Melandri, che nel 24esimo episodio di #atuttogas lo ha indicato come uno dei piloti più forti in assoluto. La differenza rispetto ai compagni di Marca è grandissima, a conferma di quanto è bravo questo portoghese, che non ha mai vinto il titolo, ma lo potrebbe conquistare proprio in MotoGP. Non quest’anno, ma in futuro sì. Aspirante campione.
Continua a cadere un po’ troppo, ma nel complesso la sua prima parte di stagione è stata molto positiva. Come ripeto spesso, batterlo sul giro secco, a parità di moto, è difficile per tutti e quest’anno è anche più concreto in gara. Probabilmente non è un fenomeno, ma è meglio di quanto credano in molti. Sottovalutato.
Avevo grandissime aspettative su di lui, ero convinto che sarebbe stato costantemente nei primi cinque. Ecco, per me è una delle delusioni del 2021, anche se a sprazzi ha dimostrato di saperci fare. Deve cambiare passo. In difficoltà.
Quanto fatto al Sachsenring vale 10 e lode, ma anche ad Assen è stato bravissimo, così come lo è stato nel cambio moto a Le Mans. Insomma, dopo un anno di assenza dimostra di essere ancora fortissimo, anche se, inevitabilmente, non accora devastante come in passato. Certi suoi atteggiamenti continuano a lasciare perplessi, ma questa è una critica all’uomo, non al pilota. Altro livello.
Vicino alla sufficienza, che non merita perché, come in passato, non riesce a sfruttare le occasioni favorevoli. Piace molto la sua tenacia, il suo continuare a testa bassa alla ricerca di prestazioni con una moto non esattamente facile. Giapponese tipo.
Per me è un’autentica delusione e dopo quanto fatto in Qatar nei test e in gara1 ero ancora più convinto che avrebbe potuto essere protagonista. Invece, da Portimao in poi è affondato, incapace di domare una moto moto differente da come se l’aspettava. Nostalgia (KTM).
E’ totalmente demotivato, annientato da una moto da museo, anche se Lin Jarvis si arrabbia se si usa questa espressione. Ma più che un’opinione è un dato di fatto, che nemmeno Jarvis può contestare. Yamaha deve fare mea culpa su questa scelta di non dargli la M1 ufficiale, un errore che sta annientando psicologicamente uno dei piloti più forti della MotoGP, adesso anche alle prese con un infortunio fisico. Stagione da dimenticare.
Fortissimo, velocissimo, ma incapace di controllarsi, di gestire un grande talento. Che peccato, anche perché non è il primo anno che accade, piuttosto è una costante della sua carriera. E si è pure fatto male perché andava in bici (in pista) con il telefonino. Poco concentrato.
Le eccezioni, purtroppo, sono i due podi del 2020, per il resto è sempre stato in difficoltà. Quest’anno ancora di più: sembra avere grandi limiti, certamente non aiutato da una moto decisamente complicata. Molto indietro.
Un inizio di stagione molto promettente, poi una involuzione del tutto normale al primo anno in MotoGP, specie in un anno in cui ci sono stati pochissimi test e con una moto, non dimentichiamolo, di due anni fa. Deve migliorare in qualifica e nei primi giri. Miglior debuttante (in classifica).
Difficile cambiare moto, difficile passare dalla Ducati alla KTM, specie quando sei fuori misura fisica e il collaudatore della Casa austriaca è il pilota più piccolo della storia della MotoGP. Ha mille scusanti, ma i risultati, purtroppo, sono ben al di sotto del suo potenziale. Fuori misura.
Una pole, tanti giri in testa, un podio: conferma tutto il bene che si dice di lui. Purtroppo l’infortunio di Portimao è stato pesante: già la MotoGP non è facile per un debuttante, così è ancora più complicata. Ma è uno tosto, veramente. Miglior debuttante (al di là della classifica).
Qualche sprazzo, ma veramente troppo pochi. In costante difficoltà, sempre con gli stessi problemi, mai risolti ormai da parecchio tempo. Così non si può andare avanti, anche lui, inevitabilmente, ha ammesso di non divertirsi più. La decisione sembra scontata, anche se io sono tra quelli che vorrebbe sempre vedere un campionissimo - di qualsiasi sport - in attività. Ma così, sinceramente, ha poco senso insistere. Declino inesorabile.
Conquista tutti con il suo modo di fare e la sua dedizione nel box, mentre in pista fatica, forse più del previsto. Piccoli passi.
Un punto in più, perché non bisogna dimenticare che si è trovato in MotoGP senza nemmeno sapere perché… Così è durissima.
Corre in una condizione difficilissima, con pochissima esperienza di motomondiale e la consapevolezza di essere quasi certamente sostituito nel 2022. Nonostante questo, va avanti per la sua strada, cercando di accelerare i tempi di un apprendistato molto complicato. Sul bagnato ha fatto vedere un ottimo potenziale, sull’asciutto discreti miglioramenti. Per me merita la sufficienza. Tutto difficile.