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Ne abbiamo parlato a lungo anche nell’ultimo DopoGP: domenica scorsa qualche entrata del campionissimo Honda è sembrata troppo prepotente, ma d’altra parte abbiamo visto come Razgatlioglu ha passato Redding a Most, nell’ultimo GP della SBK. Forse persino più duramente di quanto Marc abbia fatto con Aleix Espargaro.
Marquez si difende, piuttosto bene
Come si giustifica Marc? In risposta alle dure accuse di Espargaro e delle “segnalazioni” di Aprilia alla direzione gara, ecco le sue tesi.
"Sappiamo già com'è Aleix. Se devo lamentarmi di tutti i contatti... Cosa ci possiamo fare? Ad Assen lui mi ha toccato all'ultima variante, sono quasi caduto e non mi sono lamentato. Qui nella prima gara ho avuto un duro contatto con Mir che cercava di superarmi. Mi ha urtato e non mi sono lamentato. È così che sono le corse. È vero che nella prima gara se qualcuno ha sbagliato quello sono stato io: lui ha allargato un po' e io sono entrato. In quella fase basta un attimo, se hai una esitazione, rischi di perdere molte posizioni. Così sono entrato e non mi aspettavo di urtarlo così forte”.
Non così forte. Così dice, e dunque di toccarlo forse l’aveva messo in preventivo. Tutto ciò per la prima fase del GP di Stiria. Poi però c’è stata la seconda partenza.
“Alla seconda partenza penso che a sbagliare sia stato Aleix. Sono partito meglio di lui, ero in una buona posizione ed ero già entrato nella traiettoria della curva. Quando è entrato Aleix, Quartararo era interno, ho dovuto allargare e ci siamo toccati. Nella prima situazione c’è stato un mio errore e poi, nella seconda, il suo”.
Dove sia l’errore del pilota Aprilia non è molto chiaro. Ma andiamo oltre e può essere interessante ascoltare il parere di Johann Zarco, un giudizio generale sui sorpassi di Marc Marquez da parte di un pilota che, attenzione, molti colleghi hanno giudicato a suo tempo troppo aggressivo.
“Penso – ha detto il francese di Pramac - che nelle curve strette, quando si vuole sorpassare qualcuno, bisogna rischiare in frenata. La prima curva è stata piuttosto impegnativa sia nella prima sia nella seconda partenza. Marc Márquez è stato coinvolto in alcuni episodi discussi, ma sappiamo che è un pilota che quando è necessario non esita ad essere aggressivo: ci prova perché sa che, anche se c'è un contatto, lui lo sa gestire. Ma per me questo è un valore e dobbiamo sfruttarlo: se parti da dietro, quando entri in curva devi farlo con un po' più di velocità, se vuoi sorpassare qualcuno, e quella velocità in più può farti toccare un altro pilota. Questa è la ragione dei contatti".
Zarco non si nasconde: parte dalla premessa che per sorpassare qualcuno bisogna prendersi una dose di rischio, afferma che i contatti sono una conseguenza inevitabile, precisa che bisogna essere aggressivi perché questo è un valore e occorre provarci “quando è necessario” e “se si sa gestire il contatto come Marquez”, che lui tenta di imitare.
E siamo al punto di partenza, perché se Zarco e Marquez hanno dei punti in comune, altri piloti non guidano affatto così; qui si scontrano due diverse modi di intendere non soltanto i sorpassi, ma proprio le corse in generale.
E se sono differenti le modalità di guida dei piloti, figurarsi quanto possono essere agli antipodi le interpretazioni degli appassionati.
Da una parte vedo valori come il rispetto degli avversari, lo stile e la pulizia di guida, la capacità di attendere e poi affondare un attacco con precisione chirurgica senza danneggiare l’avversario.
Dall’altra parte leggo il coraggio di osare, di rischiare, di mettere in gioco altri elementi come l’irruenza e la forza fisica, nella scia dei tempi eroici del motociclismo.
Nel mezzo, direi, una vasta gamma di varianti piccole e grandi rispetto ai due modelli: piloti puliti che hanno dato sporadicamente una spallata, piloti solitamente aggressivi capaci di sorpassi fini e magistrali.
E gli appassionati hanno naturalmente il diritto di discuterne, in fondo ogni visione ha il suo valore. Quello che non va è che la Direzione Gara non abbia una visione e una interpretazione certa.
Lo so che è difficile, ma qui colpisce il silenzio ostinato, anche nel pieno delle polemiche. La sensazione è che nemmeno si provi, a chiarire i confini della faccenda.