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Cinque GP, nessuna vittoria, un solo podio (terzo posto in Portogallo): la Suzuki è in crisi? Sì, ma solo per i risultati. La moto è competitiva, equilibrata, gentile con le gomme, adatta a quasi tutti i circuiti. Con due limiti: la prestazione massima del motore; l’efficacia in qualifica, forse anche per l’incapacità dei piloti di sfruttarla nel giro secco. Ecco, fino adesso, proprio i piloti hanno reso al di sotto delle aspettative. Sicuramente Alex Rins: veloce, velocissimo, ma troppe volte a terra. Per lui tre zeri consecutivi, causa scivolata, mentre stava andando forte: in Portogallo, in Spagna, in Francia poteva quanto meno salire sul podio. Diverso il discorso per Joan Mir che, Le Mans a parte, ha raccolto più o meno sempre il massimo che poteva. Purtroppo per lui è sempre costretto a grandi rimonte dalle retrovie - è partito due volte dalla terza e due dalla quarta fila, una addirittura dalla quinta - e questo ha compromesso le sue gare, ma il campione del mondo ha comunque dimostrato di avere grandi potenzialità.
In MotoGP, la Suzuki non è mai andata oltre il quarto posto al Mugello, ottenuto da Andrea Iannone nel 2018 e da Alex Rins nel 2019. Proprio la prestazione di Rins, però, lascia qualche speranza: lo spagnolo arrivò a 0”535 dal vincitore Danilo Petrucci e a poco più di un decimo dal terzo posto di Andrea Dovizioso. Quindi, la GSX-RR può essere efficace al di là del lungo rettilineo, che inevitabilmente la mette in difficoltà nei confronti della Ducati. Vale il discorso già fatto per la Yamaha: Mir e Rins, per sperare di vincere, devono riuscire ad arrivare all’ultima curva, la Bucine, con un margine di mezzo secondo da gestire, per evitare di farsi risuperare prima della staccata della San Donato. Se i due piloti riescono a fare un giro al comando, possono anche puntare al successo, perché l’equilibrio generale è a loro favore, così come il consumo delle gomme nel finale.
Bisogna però cambiare passo in qualifica, è quasi obbligatorio partire dalle prime due file se si vuole puntare in alto in gara. Non facile, visti i precedenti. E, come detto, la storia dei due piloti dice che non è solo colpa della moto: entrambi non sono mai stati troppo efficaci il sabato. Lo dicono i numeri: 2 pole (in Moto3) in 91 GP per Mir; 17 pole (nessuna in MotoGP) in 157 GP per Rins. Insomma, la GSX-RR probabilmente non è esplosiva nel giro secco, ma sicuramente non lo sono i piloti.
Dentro al box Suzuki c’è anche qualche tensione che il direttore tecnico Shinichi Sahara fatica un po’ a gestire. Niente di clamoroso e di irreparabile, ma fra i due capi tecnici i rapporti sono un po’ tesi, le due squadre non sono così unite, si sente la mancanza di Davide Brivio, di un team manager che metta un po’ di ordine e faccia rispettare i ruoli. Questo è un aspetto da tenere in considerazione per il 2022: Sahara “sun” deve trovare un valido sostituto di Brivio.