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Valentino Rossi a -3: gli mancano soltanto tre GP da disputare, e per un pilota che ne ha corsi oltre 430 in una carriera lunga 26 anni, non sarà facile viverli. Come non è stato affatto facile proseguire questa brutta (per lui) stagione 2021 dopo l’annuncio dello stop fatto nello scorso agosto in Austria. Lo stesso Graziano, il babbo, era in quel momento consapevole che sarebbe stato molto più semplice per Vale fermarsi subito, il giorno dopo l’annuncio.
Come è logico, da qui a Valencia le interviste al nostro campione si moltiplicheranno. Anche noi abbiamo chiesto di poter parlare con lui in una fase così importante della sua vita e della MotoGP. E una delle prime interviste della serie arriva dalla Spagna.
“Quando ho fatto la conferenza stampa - ha detto Rossi a Dazn - non sono stato particolarmente condizionato dalle mie parole, però adesso è diverso, ho realizzato che la mia vita sta per cambiare e sono entrato in paranoia. Sono quindici anni che si parla del mio ritiro, molti se lo aspettavano prima, ma non mi ero mai preoccupato della cosa. Adesso sì: e l’addio non sarà facile, anche se penso che potrà essere comunque un bel momento, nonostante tutto”.
Valencia, Spagna, l’ultimo GP della sua vita avrà per teatro il Paese dove Valentino ha fatto grandi gare, ha vinto tanto, ha anche perso ed è caduto; soprattutto quella è la nazione dove sono nati alcuni dei suoi rivali più forti. Pare quasi un segno del destino, gli hanno fatto notare.
“Sì, ho lottato contro tanti piloti iberici molto forti, e i tifosi spagnoli sono stati sempre molto energici nel supportare i loro beniamini. Eppure in Spagna mi hanno sempre trattato benissimo e per questo li voglio ringraziare. Mi hanno fatto sempre sentire a casa anche se ero un avversario”.
Quando si guarda alle spalle, il nove volte campione del mondo si sofferma sulle due scelte più importanti della sua carriera: il passaggio da Honda a Yamaha e il non-passaggio alla Formula 1. Lasciando in ombra, come è naturale e come farebbero tutti, le scelte sbagliate quale si rivelò purtroppo il passaggio in Ducati.
“A fine 2003 - ha ricordato - fui folle a lasciare la Honda per la Yamaha, perché all’epoca sembrava che lasciare la mia moto coincidesse con l’addio alla lotta per il titolo mondiale. Avevo anche tanta fiducia in me stesso, ma di sicuro non mi sarei mai aspettato di vincere con la Yamaha fin dalla prima gara... Con la Ferrari? La possibilità di passare alla F1 c’era, ci pensai a lungo, ma alla fine scelsi di non coglierla. Mi dissi che volevo correre in MotoGP il più a lungo possibile, senza avere rimpianti quando mi fossi voltato indietro”.
E su quest’ultima affermazione so già quanti commenti malevoli ci toccheranno. Per molti la lista dei rimpianti dovrebbe essere più lunga, ma personalmente ritengo che, al di là di qualche obiettivo errore (pochi, bastano le dita di una mano), Valentino Rossi lascerà in tutti noi… il rimpianto più grosso. E’ stato un grande campione e un personaggio straordinario e la griglia della MotoGP, per un bel po’, ci sembrerà incompleta.