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Marca ha intervistato Dani Pedrosa per chiedergli anche cosa pensi della situazione di Marc Marquez, di cui è stato compagno di squadra dal 2013 al 2018. Dopo Mick Doohan un altro pilota ex Honda parla di Marquez.
Anche Dani Pedrosa ha sofferto di molti infortuni in carriera e quindi può mettersi nei panni del 93 e dire la sua sul recupero dell’otto volte campione del mondo: "Ho avuto molti interventi chirurgici in cui il dottore ha fatto un ottimo lavoro e sono stato fortunato. Ma ne ho avuti anche altri in cui era il caso opposto. Poi si entra in una spirale dall'intervento chirurgico all'intervento chirurgico. Ogni operazione è più complicata dell'altra perché l'hai già avuta prima".
Per Pedrosa è chiaro che se gli infortuni si protraggono questo si riflette sulla condizione psicologica del pilota: "Se una situazione del genere dura a lungo, ne risente la fiducia in se stessi. Passi più tempo a casa o in ospedale a cercare risposte e ti chiedi se il corpo sarà mai più lo stesso. Conta l'aspetto mentale e il fatto che sei circondato da persone che si prendono cura di te" ha spiegato Pedrosa.
Nella sua carriera Pedrosa ha vinto tre titoli mondiali, uno in 125 e due 250, tutti consecutivi. Ma alla domanda su dove si posizionerebbe tra i migliori piloti di sempre ha fatto spallucce: “Ufff, non lo so. Non voglio sembrare arrogante, ma quando correvo nella classe 125 e vincevo il campionato, mi sembrava di aprire la strada a molti spagnoli per credere ancora nella possibilità di vincere e diventare campioni. Il mio grande rivale era Jorge (Lorenzo, ndr), che è un po' più piccolo di me. Ci siamo spronati a vicenda. Ero molto motivato a correre contro di lui ma anche contro Stoner, ma soprattutto con Lorenzo ho sentito il bisogno di continua a spingere ai limiti perché stava venendo a prendere il mio posto".
Pedrosa è il pilota della MotoGP con più vittorie di gran premi che non ha mai vinto un titolo mondiale: 31 gare vinte e zero titoli. Per dire Mir una vittoria di Gp e un mondiale.
Infine Pedrosa ha speso parole di stima per Casey Stoner: “Corro con lui da quando avevo 15 anni, nel campionato spagnolo, ma quasi sempre in squadre diverse. Quando è venuto alla Repsol-Honda ho capito come faceva quelle cose che si vedono in tv ma che spesso non si capiscono. L'ho studiato, mi ha aperto gli occhi e ho imparato molto".