MotoGP 2022. Dopo Michele Pirro la MotoE Ducati ha un altro tifoso entusiasta, Alex De Angelis: "È quanto di meglio si possa volere da una moto”

Il pilota sanmarinese è quello che ha fatto più chilometri per sviluppare il prototipo elettrico di Ducati: “Quando vedranno i tempi che fa in molti rimarranno a bocca aperta”. Sulla MotoGP: “Quartararo è umano e sbaglia e Bagnaia può recuperare, mondiale aperto”. Poi ha indicato due giovani talenti italiani della moto e sul futuro suo ha detto: “Non voglio tornare in sella, mi piacerebbe però aiutare in pista i piloti della MotoE”
3 agosto 2022

Misano Adriatico – Alex De Angelis ha sviluppato la MotoE (qui la presentazionecome e più di Michele Pirro e Chaz Davies. Il pilota di San Marino, classe 1984, è quello che ha fatto più chilometri sul nuovo prototipo elettrico della casa di Borgo Panigale, sfidando anche Pirro in partenza.

Abbiamo incontrato De Angelis durante il weekend del Civ a Misano Adriatico e sabato 30 luglio lo abbiamo intervistato dopo che, per caso in sala stampa, lo abbiamo sentito parlare benissimo e a microfoni spenti, della MotoE. Nel ristorante del circuito lo abbiamo avvicinato: “Alex possiamo farti un’intervista per moto.it? Ieri ti abbiamo sentito parlare benissimo della MotoE e ci piacerebbe parlarne ufficialmente”.

“Certo”, è stata la risposta di De Angelis.

Ne è nato un dialogo centrato particolarmente sulla moto elettrica ma c’è stato modo anche di parlare del suo futuro (“non voglio tornare a gareggiare, ecco cosa mi piacerebbe fare…”), del suo passato e di quanto è stato vicino a vincere un mondiale, poi si è parlato di MotoGP e della stagione 2022. Infine, essendo al Civ, si è parlato anche dei talenti italiani del futuro e De Angelis ne ha indicati due.

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Alex De Angelis, come Michele Pirro e Chaz Davies ha provato e sviluppato la Ducati MotoE, quali sono le tue impressioni?

“Chiunque ha visto questo moto può parlarne solo bene, innanzitutto a livello estetico si presenta in maniera fantastica, credo che sono riusciti a fare una moto che chiunque la vede ritiene bella, attira l’attenzione. Questo è anche il feedback che ho avuto da amici e conoscenti. Una cosa che posso dire è che è bellissima con la carena ma senza attira ancora di più l’attenzione e si dedica del tempo ad ogni minimo dettaglio. Alla fine hanno fatto davvero una MotoGP, ma elettrica. È tutto quello che di meglio si potrebbe volere da una moto”

Tu a differenza di Pirro hai guidato anche l’Energica perché hai fatto il campionato di MotoE. Quali sono differenze e migliorie, anche partendo da peso e maneggevolezza?

“Credo non sia corretto fare un paragone, l’Energica era una moto stradale trasformata per le corse mentre Ducati ha progettato e costruito un vero e proprio prototipo. Non ha senso cercare differenze tra una e l’altra. Ducati avendo fatto una moto da corsa ovviamente a livello di tempi sul giro, qualità e di tutto sia un’altra cosa. Non si può paragonare una Formula 1 ad un’auto stradale, non ha senso fare confronti”

Per quanto riguarda i tempi so che non potete dirli, ma a Pirro, durante la presentazione ufficiale, sono brillati gli occhi e ha detto qualcosa tipo “quando vedranno i tempi che fanno queste MotoE in molti si stupiranno”. Tu l’hai provata in molti tracciati, quali? (De Angelis è il pilota che ha fatto più chilometri sulla MotoE Ducati)

“Vallelunga, Misano, Mugello, Modena, ma stiamo valutando anche altri circuiti europei. Stiamo girando un po’ dappertutto. Non giro solo io ma anche Pirro e Chaz Davies, così possono dare un parere anche io. L’obiettivo di Ducati è che sia una moto guidabile, bella e divertente per tutti, non solo per Alex De Angelis. Questa cosa sta riuscendo perché sia Davies che Pirro quando ci salgono vanno forte e questa cosa mi dà soddisfazione, stiamo quindi facendo un lavoro corretto di sviluppo. Sui tempi sul giro penso non sia corretto darli anche per un semplice motivo: io sono da 4 anni fuori dalle corse e quindi, anche se sto andando forte, sono altrettanto convinto che quando saliranno i piloti in attività abbasseranno ulteriormente i miei tempi. A quel punto quando tutti vedranno i tempi che questa moto può fare più di uno rimarrà a bocca aperta”

Sei rientrato provando questa moto, ti è venuta la voglia di fare una wild card?

“No, sono molto fedele alla scelta che ho fatto che è quella di aver smesso con le gare, sono altrettanto contento di aver accettato la proposta di Ducati di sviluppare questa moto perché è un progetto molto ambizioso e farne parte mi gratifica tanto. Ogni volta che entro in pista migliora la moto, il feeling, io. Poi abbiamo la conferma da Pirro e Davies che la moto migliora ogni volta e questo ti dà la carica e la voglia di continuare, ma non di partecipare alle gare. Poi potrebbe capitare che l’anno prossimo potrei essere alle gare in una veste diversa, per aiutare i piloti che ci corrono…”

Come coach?

“Come coach o qualsiasi cosa che potrebbe aiutare i piloti in qualche modo, potrebbe essere un’idea. In realtà di questa cosa non ne ho parlato con Ducati, è un pour parler. Partecipare alle gare come pilota non mi interessa più, essere presente alle gare in qualsiasi veste per aiutare i piloti potrebbe essere un’opportunità”

Tornando un attimo indietro, tu hai avuto una carriera bellissima, hai vinto gare, fatto podi in MotoGP, cosa ti è mancato per vincere un campionato del mondo? Ti manca non averlo vinto?

“Mi manca non averlo vinto, sì, perché ho fatto una volta secondo, due volte terzo e una volta quarto. È chiaro che quando ci vai così tante volte così vicino poi ti manca. Ho avuto la fortuna/sfortuna di correre con piloti veramente forti. Io negli anni che ho fatto secondo o terzo ho perso contro Stoner, Marquez, Lorenzo, Dovizioso, cioè negli anni d’oro del motomondiale. Cosa è mancato? Tante volte non ero nel team giusto, tante volte ho sbagliato io, alla fine ogni anno è mancato qualcosa che andrebbe analizzato di stagione in stagione, però sono contento della mia carriera e molto orgoglioso. E forse questa cosa che sto facendo, aiutare i ragazzini ad andare in moto, avendo fatto errori in carriera e avendolo saputo riconoscere mi aiuta ad insegnare loro che sbagliare è molto semplice e che bisogna star sempre molto attenti”

Come vedi questa seconda parte di stagione di MotoGP, Quartararo ha già vinto oppure Espargaro può farcela? E Bagnaia può recuperare?

“Quartararo ha fatto vedere che è umano e anche lui sbaglia, ha riaperto con quell’errore in Olanda il mondiale. Aleix Espargaro ogni volta è un punto di domanda perché non sappiamo se Aprilia sarà competitiva in quel circuito come nel precedente, è sempre un interrogativo che scopriamo di pista in pista però glielo auguro, da sportivo vorrei vedere un mondiale che si gioca all’ultima gara. Bagnaia è lontano, sì, ma attualmente lo reputo il più veloce in pista, se è vero che Aleix deve confermare volta volta, se Quartararo è umano è può sbagliare e se è vero che Bagnaia va veramente forte da vincere gare con distacco, come ha fatto, allora il mondiale è da giocare e da appassionato è bello da vedere”

Qui siamo al Civ, tu conosci l’ambiente e i piloti, quali sono quelli giovani che possono sbocciare?

“Devo ammettere che ne abbiamo tanti, non solo qui al Civ ma anche al campionato spagnolo. Questo ci rende consapevoli che questi ragazzi, non voglio usare un termine pesante come ‘sfondare’ ma arrivare, arrivare al motomondiale e farsi vedere. Dopodiché sappiamo che a questa età una mattina possono svegliarsi e prendere una strada diversa ma, a ragazzi come Pini e Poggio non credo possa succedere. In molti stanno facendo bene, poi come Pini addirittura in categorie diverse, Pini è secondo nella Talent in Spagna e oggi (sabato 30 luglio, ndr) parte in pole nella Moto3, con un motore 450, quindi diverso e questo è il segnale che è veramente forte”