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Ventuno gare, partenza in Qatar il sei marzo e una lunga trasferta fra Indonesia (con il nuovo, discusso Mandalika Circuit che fra qualche settimana dovrebbe accogliere la Superbike) e continenti nord e sudamericano, un rientro in Europa a Portimao per poi la solita successione Jerez - Le Mans - Mugello - Catalunya. E poi il Sachsenring, Assen, quel Kymiring che ormai da due anni attendiamo di vedere utilizzato in gara, le altre classiche europee e il trittico del Pacifico che quest'anno diventerebbe un poker, con l'arrivo della Thailandia. E poi la chiusura a Valencia.
Un calendario che sa di ritorno alla normalità, sia per i circuiti (anche se, giustamente, Indonesia e Finlandia sono ancora in attesa di omologazione) che per l'estensione e la mancanza di quei doppi round che hanno permesso a Dorna e FIM di salvare la situazione ma che, da appassionati prima che da addetti ai lavori, fanno storcere molto il naso.
Naturalmente, il comunicato giunto oggi sottolinea come le date, gli stessi eventi e la possibilità di disputare le gare con la presenza del pubblico o meno sono tutte da valutare a seconda dell'evoluzione della pandemia e dell'approvazione delle autorità dei singoli paesi, ma è fuor di dubbio come il semplice fatto che già a ottobre si stia proponendo un calendario provvisorio lasci intendere una forte fiducia nella possibilità di avere nuovamente un campionato "normale". Restiamo naturalmente in attesa di evoluzioni.