MotoGP 2022. Il silenzio di Suzuki

MotoGP 2022. Il silenzio di Suzuki
La notizia dell’addio alla MotoGP a fine 2022 è emersa lunedì, la replica di Dorna è arrivata martedì ma dalla casa giapponese ancora non c’è stata una comunicazione ufficiale che confermi l’addio né che spieghi le ragioni di questa scelta, arrivata pochi mesi dopo la firma di un rinnovo quinquennale. Un'ipotesi dalla Germania
5 maggio 2022

Nel paddock c’è un silenzio pesante. È quello di Suzuki. Lunedì pomeriggio Oriol Puigdemont su motorsport.com ha dato la notizia dell’addio della casa giapponese al motomondiale, alla fine del 2022. Un addio che ha lasciato tutti di sasso visto che in questi giorni il team manager Livio Suppo attendeva dal Giappone la comunicazione del budget per fare il mercato piloti. E invece tutto il contrario anche se, ricordiamolo, manca ancora la pronuncia ufficiale di Suzuki.

Il giorno dopo, martedì, Dorna ha pubblicato un comunicato in cui ha rimarcato che, contratto alla mano (rinnovato a novembre 2021 e valido 5 anni), Suzuki non può lasciare unilateralmente la MotoGP. È ben possibile che nell’accordo siano presenti clausole e condizioni economicamente che tutelino le due parti da una rescissione improvvisa, come quella che pare sia costretta fare Suzuki.

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Perché Suzuki se ne va?

Stante la mancanza di comunicazioni ufficiali sull’addio è normale che manchino anche le motivazioni di queste abbandono dalle competizioni. Ovviamente alla base ci sono problemi economici.

Si è parlato di congiunture che riguardano la guerra in corso, la crisi post-pandemia di Covid-19 ma anche il fatto che Suzuki, a differenza di Honda, Yamaha e Ducati non ha uno sponsor principale che contribuisce ai costi stagionali che si aggirerebbero intorno a 30 milioni di euro. Dalla Germania è stato segnalato un fatto che potrebbe aver spinto la casa giapponese a prendere questa drastica decisione.

Un'ipotesi dalla Germania. Suzuki è coinvolta in un’inchiesta riguardante le emissioni diesel come confermato da Eurojust, l'unità di cooperazione giudiziaria Ue, che assiste le autorità di Germania, Italia e Ungheria nell'operazione. L’accusa sarebbe quella di frode e riguarderebbe veicoli immatricolati con dispositivi manipolati sui gas di scarico per regolare le emissioni. Se l’inchiesta troverà fondamento potrebbero esserci sanzioni pesanti da pagare.

L’addio alla MotoGP e lo scandalo dieselgate sono stati messi in correlazione dalla testata tedesca Speedweek. Secondo quanto riportato dal media tedesco il presidente di Suzuki Motor Corporation, Toshihiro Suzuki, avrebbe voluto proseguire l’avventura in MotoGP ma sarebbe stato stoppato dal Cda.

È possibile che da due giorni a questa pare siano in corso discussioni e trattative serrate tra Suzuki e Dorna per valutare l’uscita in base anche agli accordi firmati pochi mesi fa. Certo, fa riflettere che una casa come Suzuki firmi un accordo di 5 anni e neanche sei mesi dopo ritorni sui suoi passi. Fa anche riflettere il silenzio che avvolge questa decisione, praticamente ufficiale.

Intanto Joan Mir ed Alex Rins stanno cercando una nuova sella. Probabilmente il campione del mondo 2020 andrà in Honda Hrc, come compagno di Marc Marquez. Da definire la posizione di Alex Rins così come delle circa 50 persone che lavorano per il team Suzuki.