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L’ultimo giro vale la lode, tutto il resto il 10, da estendere naturalmente a tutti gli uomini Suzuki: in una situazione così non è facile fare il pilota, ancora meno il meccanico, il team manager, il tecnico, l’ingegnere, l’addetto stampa, il cuoco, il responsabile dell’hospitality, il camionista…
Ecco, il pilota è stato bravo a cogliere l’occasione, catalizzando dentro di sé tutti i sentimenti positivi di un momento difficilissimo. Bello che a riuscirci sia stato proprio Alex, il classico “gran bravo ragazzo”. E gran bravo pilota. Per essere perfetto, manca la costanza. In ogni caso, da pelle d’oca.
In prova, come spesso accade dopo l’infortunio, non ha paura a fare ili “succhiascia”, in gara non ha paura e basta, pensa solo a vincere, con una moto che fino a un mese fa veniva indicata come la più scarsa della griglia. Ci crede, ci prova, azzarda una scelta che sembrava perdente (gomma morbida posteriore), non si tira indietro quando c’è da fare a carenate: subisce (pochi) sorpassi e ne fa molti, sempre con l’obiettivo ben chiaro di giocarsela fino alla fine.
Tatticamente e come velocità è devastante: il vecchio Marquez avrebbe vinto questa gara? Impossibile da sapere. Ma il nuovo Marc direi che basta e avanza. Sta tornando lui.
Personalmente, sono convinto che avrebbe trionfato se Quartararo non fosse caduto. Ovviamente non è una certezza; in ogni caso fa quello che deve fare un pilota nella sua situazione: ci prova più che può, senza però esagerare.
Non ha vita facile: sembra attirare, chissà poi perché, più critiche che complimenti, ma come velocità è sicuramente il punto di riferimento della MotoGP, come conferma quanto succede in qualifica, quando mezzo schieramento gli si attacca al codino. Ma lui, imperterrito, va avanti per la sua strada. Per me è fortissimo. (Sempre più) condannato a vincere.
Due errori gravi nello stesso GP: la minore competitività della sua moto lo sta mandando in depressione. Del resto, è difficile reagire quando sai già in partenza di avere pochissime possibilità di farcela, pur avendo uno dei passi migliori.
Le otto Ducati (più l’Aprilia, la Suzuki, la Honda, a volte anche la KTM) lo hanno completamente destabilizzato. Fin che ha potuto ha tenuto botta, adesso non ce la fa più. Rassegnato.
Sembra tutto, tranne che un debuttante: prima della gara, molti suoi rivali dicevano che l’inesperienza lo avrebbe messo in difficoltà con le gomme. Invece, non solo è stato velocissimo, ma anche molto bravo nella gestione degli pneumatici.
Qualcuno ipotizza che avrebbe potuto attaccare Bagnaia: questo lo sa solo lui, certo è che la determinazione nei sorpassi non gli manca. Impressionante.
Tra qualifiche (rallentato da Oliveira e penalizzato) e primi giri (scoppio dell’air bag) gli succede di tutto, ma lui mantiene la sua calma, non si fa condizionare, rimonta sorpasso dopo sorpasso dalla 17esima alla quinta posizione, confermandosi un demonio in pista, tanto è tranquillo senza casco e tuta.
Il mondiale per quest’anno è andato, ma nel 2023 può essere uno dei grandi protagonisti, come peraltro lo è già stato in tante gare del 2022. Scintille rosse.
Arriva a 0”688 dal primo, eppure è “solo” sesto. Forse meriterebbe un voto più alto, ma non si può non tenere conto della classifica. Comunque, ormai, è sempre lì, con i migliori, in ogni GP. Alto livello.
Mezzo punto in più per la pole, ma, alla fine, rimane l’unica soddisfazione del fine settimana: non puoi essere troppo soddisfatto, se prendi paga da tutti (o quasi) i tuoi compagni di Marca.
Ha sempre la velocità, ma in gara gli succede sempre qualcosa. Non riesce a svoltare. Calimero.
Si è visto poco per tutto il fine settimana, anche se domenica mattina nel box Aprilia c’era grande convinzione. La sua rimane una stagione di altissimo livello, ma è anche vero che nel momento decisivo ha reso meno.
Non sempre per colpa sua, ma è così. Sogno (quasi) svanito.
Per metà gara ha tenuto botta, era lì, non troppo lontano, tanto che si pensava potesse fare uno dei suoi soliti finali. Invece è sparito. Sotto tono.
Nemmeno lui sa spiegare cosa sia successo: nelle FP4 aveva tenuto un passo strepitoso. Mistero.
Cosa sta succedendo? A metà stagione si è conquistato - meritatamente - il rinnovo, per poi sparire completamente. Momento difficile.
Più lento anche di Darryn Binder: con tutto il rispetto per il sudafricano, è inaccettabile per uno che nel 2020 poteva anche vincere il titolo. In più è anche caduto. Situazione durissima.
E’ partito male, è tornato su, ha dato vita a una bella sfida con il compagno di squadra, dimostrando di voler vincere a casa sua, poi è tornato indietro fino a essere centrato proprio alla curva a lui intitolata, la 4.
Poi, come sempre, è stato un signore nel dopo gara. Che personaggio.
Ci sta sbagliare una frenata, ci mancherebbe altro, ma così è veramente un po’ troppo. Una piccola giustificazione: dopo un intero campionato difficilissimo, vedeva la possibilità di un buon risultato.
Dispiace veramente che non si sia trovata una soluzione per tenere in pista questo “violino”, come la definisce da sempre Roberto Brivio. Eppure la possibilità c’era. Perché Dorna (voto 4) non ha ascoltato Suppo?
È un disastro. La peggiore Honda di sempre. Progetto completamente sbagliato. Bisogna cambiare filosofia. Questo fino ad Aragon.
Poi torna Marquez e, come per magia, torna a essere una moto più che competitiva. I limiti ci sono, ma, forse, non sono così gravi. Cosa ne pensa il nostro ingegnere Bernardelle? La risposta in DopoGP (oggi in diretta su moto.it e sul canale YT a partire dalle 15).
Super competitiva anche su questa pista, che in passato era tutt’altro che favorevole. E vedere la Honda montare le alette posteriori identiche a quelle della DesmosediciGP, la dice lunga su chi è il punto di riferimento tecnico della categoria. Da applausi.
Su una pista molto scorrevole, mi aspettavo di più. Invece sono emersi alcuni problemi, soprattutto di trazione.
Un passo indietro rispetto alle ultime gare.