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Lui dice che è la sua vittoria più bella e per certi versi ha ragione, perché, a differenza delle altre volte, non aveva una superiorità schiacciante. E’ la prima volta che accade: significa che sta diventando un pilota veramente completo, in grado di trarre il massimo anche nei momenti difficili. Personalmente faccio fatica a capire chi ne mette in dubbio le qualità: la sua velocità e capacità di mantenere la calma quando è al comando è impressionante. Titolo possibile.
Grande impresa o occasione sprecata? Lo ha chiesto domenica Nico Cereghini a Loris Reggiani nella diretta di moto.it per commentare il GP di Gran Bretagna. E’ vero che se non avesse sbagliato la partenza e se fosse stato un po’ più deciso nei primi giri, avrebbe potuto vincere, ma io credo sia più giusto premiare la crescita costante di un pilota che fino a poche gare fa sembrava lontanissimo dal compagno di squadra. Ad Assen e a Silverstone ha fatto vedere grandi qualità: deve confermarsi su piste a lui meno gradite. Campione ritrovato?
Diciamo la verità: non entusiasma mai. Però ultimamente è molto concreto. E veloce. Conta questo. Più che una seconda guida.
La sensazione è che se non avesse avuto il problema in partenza, si sarebbe anche potuto giocare la vittoria. In qualifica non è stato impeccabile e ancora una volta è dovuto passare dalla Q1, ma in gara è stato bravissimo per la capacità di adattarsi alla moto senza una “aletta” e per la decisione nei sorpassi. E l’ultimo, quello su Jorge Martin, è stato strepitoso per mille motivi. Cosa deve fare di più per meritare la squadra Ducati ufficiale?
Fino all’ultimo giro la sua gara era sembrata più che dignitosa, ma il sorpasso subito da Enea Bastianini - non un rivale qualunque - è di quelli che lasciano il segno. Non a caso, a fine GP era quanto meno confuso. Che sventola!
Gran rimonta, gara consistente: fosse partito più avanti, aveva il passo per giocarsi il podio. Era un po’ che non lo si vedeva così efficace. Finalmente.
Primo per sei giri, terzo fino a quattro dal termine, solo settimo al traguardo. A fine gara era indiavolato: come spesso accade in questi casi, secondo lui la colpa del calo di prestazioni è solo della gomma posteriore. E’ così? Boh. Bello, in ogni caso, averlo ritrovato così veloce. Prima guida Suzuki.
Non ha provato la gomma dura posteriore durante le prove e così in gara è stato in qualche modo “costretto” a correre con la media, nonostante la temperatura si fosse alzata. Secondo me, un errore grave. Strategia sbagliata.
D’accordo, è stato bravissimo a correre in quelle condizioni e a portare a casa un risultato più che accettabile, ma la caduta nelle FP4, al secondo giro con la gomma dura, è chiaramente uno sbaglio del pilota. Occasione sprecata.
Se non fosse che ormai ci ha abituato bene, la sua gara sarebbe da valutare con un voto più alto. Ma l’aspettativa nei suoi confronti è cambiata: può fare di più.
Battuto in prova e in gara dal compagno di squadra: deve fare di più.
Merita la sufficienza perché è la prima Honda al traguardo e perché mostra impegno nonostante sappia che nel 2023 non sarà più un pilota, ma un collaudatore. Giapponese triste.
Nonostante tutto, continua a provarci, come confermano le cadute. Per il resto, lasciamo stare.
Per la prima volta, ho visto vacillare le sue certezze. Come si fa a uscire da questa situazione?
Sta contando i minuti che lo separano dall’ultima gara, ma l’impegno comunque non manca. I risultati, purtroppo, sì.
Forse la peggiore gara da quando è in MotoGP.
Non è più veloce e non è più nemmeno costante. Momento difficilissimo, deve essere bravo a tenere botta. Campione perso.
Pole, un passo da riferimento, subito al comando. Sembrava la giornata perfetta. Sembrava…
In rettilineo continua a essere il riferimento, in tutte le versioni, con o senza alette anteriori, posteriori… In staccata è da riferimento e in percorrenza si difende più che dignitosamente. Insomma, siamo ad altissimi livelli (1).
A Silverstone non aveva niente in meno della Ducati. Anzi, forse consumava meno le gomme. Insomma, siamo ad altissimi livelli (2).
Gara consistente, nella quale ha mostrato velocità e buone qualità ciclistiche. Peccato per la qualifica. Alto livello.
Rispetto alle moto italiane manca un po’ di motore, ma qui non si è visto più di tanto. Alto livello.
Se per qualche motivo, Fabio Quartararo non è al meglio, ecco che la Yamaha affonda. Basso livello.
Stiamo toccando il fondo: stupisce che in cinque settimane di pausa non sia stato fatto un solo miglioramento. E’ vero che si stanno già facendo prove per il 2023, ma così è imbarazzante. Bassissimo livello.