Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Loris Capirossi, un concentrato di coraggio, passione, velocità, dedizione. Un pilota facile da individuare con il suo numero di gara, il 65.
“A me ha portato molta fortuna: l’ho usato nella mia prima gara nel 1987, fino quasi all’ultima. Un numero che ho scelto per caso: mi era stato affidato nella mia prima gara della carriera. Nel mondiale, nel 1990, non c’era un numero fisso, si cambiava di gara in gara, ma nei GP vinti avevo il 65. Il numero che avevo anche a Phillip Island quando ho conquistato il titolo. Da quel momento è diventato il mio numero”.
Capirossi concorda che il coraggio è stata la sua più grande qualità: “Non mi sono mai tirato indietro, ho messo il coraggio davanti a tutti, perché era talmente grande la mia passione: volevo sempre essere in pista. Mettevo lo stesso impegno quando lottavo per il primo o per il 15esimo posto”.
In una carriera così lunga e piena zeppa di successi, è difficile individuare un solo momento, quello più bello ed emozionante. Loris, però, ha un ricordo indelebile: “Sicuramente l’ultima gara a Phillip Island del 1990, quando ho vinto il titolo, con tanti piloti italiani che mi hanno dato una mano. Anche se io ho sempre pensato che l’unico che mi ha aiutato veramente è stato Fausto Gresini”.
Loris si emoziona a parlare di Fausto: “La mia carriera è stata legata a Fausto dall’inizio: da bambino mi nascondevo vicino a casa sua solo per vederlo tornare a casa dai GP. E’ stato il mio maestro, mi ha aiutato in pista, poi sono stato nella sua squadra: faccio fatica a dire “era”, mi aspetto sempre di vederlo nel paddock. Mi piacerebbe tantissimo vederlo adesso con la sua squadra così forte. Mi manca tantissimo”.
Capirossi parla anche delle difficoltà di quando muore in pista un collega. “Ti senti tra virgolette invincibile, altrimenti non puoi fare il pilota. La vivi molto male, ma cerchi di passarci sopra. Solo nella mia ultima gara ho avuto veramente tanta paura”.
Il tre volte campione del mondo ripercorre i momenti belli in tutte le categorie, il rapporto con Tetsuya Harada (“Siamo molto amici”): “Quando hai una carriera così emozionante ci sono momenti bellissimi, ma anche brutti”; Loris rivela che nel 1997 aveva pensato di smettere…
Perché non è arrivato il titolo in 500 o in MotoGP? Capirossi risponde con la solita sincerità, anche sui campionati buttati via in 250. Ma Loris non ha nessun rimpianto. Spiega cosa gli ha insegnato lo sport e svela con grande dolcezza il rapporto con il figlio Riccardo e con il babbo Giordano.
Infine si parla di Marc Marquez, dei piloti di oggi, del campionato e del favorito al titolo 2022, della pressione su Pecco Bagnaia. L’episodio completo, numero 65, di #atuttogas, il podcast di Moto.it, si potrà ascoltare da domenica prossima, 1 maggio, su Moto.it e sulle principali piattaforme podcast.