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La carriera di Marc Marquez sembra quasi potersi dividere in due fasi: prima e dopo quel maledetto Gran Premio di Jerez che ha aperto la stagione 2020. La macchina da guerra capace di vincere otto titoli, sei nella massima categoria di cui il primo al debutto, è quasi un ricordo, perché il lungo e tormentato recupero dai vari infortuni che si sono susseguiti hanno segnato profondamente sia il pilota stesso che, inevitabilmente, il suo palmarès degli ultimi tre anni.
Il Marc Marquez di oggi è decisamente meno spensierato, ma più riflessivo e maturo. Conseguenza naturale dell'età ma anche della sofferenza; traspare dalle interviste e dai suoi commenti, come quelli espressi in occasione della cerimonia in cui ha ricevuto un premio alla carriera intitolato a María de Villota, prima atleta spagnola ad aver conquistato una medaglia d'oro alle Olimpiadi.
"Ho vissuto entrambe le facce dello sport, quella dei successi e quella degli infortuni e del recuperio. Anche nelle stagioni migliori avevo addosso molta pressione, ma la gestivo bene. Adesso è una pressione diversa - tutto il mondo si aspetta il mio ritorno ma bisogna evitare la fretta. Bisogna prendere le cose come vengono, gestirle, e procedere poco a poco" ha raccontato Marquez al quotidiano AS.
"L'obiettivo è quello di tornare a lottare per il Mondiale - rimane il mio sogno per quest'anno, ma devo essere realistico. Stiamo migliorando, facendo passi avanti: l'importante è la motivazione. Ogni giorno è una piccola sfida nella sfida più grande, che è superare questi due anni di infortuni per poter tornare a lottare per le posizioni che contano."
Il recupero è condizione necessaria al tornare in grado di lottare contro piloti che ormai fanno parte di una generazione più giovane rispetto alla sua. Una situazione che rispecchia quella che aveva vissuto lui all'inizio della carriera in MotoGP, quando da esordiente si è trovato a lottare (e vincere) contro leggende di una generazione precedente.
"Quando sono arrivato, nel 2013, ho avuto il privilegio di poter imparare da piloti come Rossi, Lorenzo o Pedrosa, adesso è il contrario: vedo arrivare piloti giovani, che fanno cose nuove rispetto a noi. Ma anche noi veterani possiamo imparare qualcosa da loro. Solo il tempo potrà dire se sarò capace di vivere una carriera lunga come quella di Rossi; in gran parte si tratta di un fattore mentale, ma contano anche le situazioni di ciascun momento, gli infortuni, la possibilità di disporre di un buon supporto medico e dalla motivazione. È una somma di fattori."
Riguardo alla sua situazione attuale, Marquez fa un'analisi lucida, spiegando anche le difficoltà che non dipendono dalla sua condizione fisica.
"Il motociclismo non è uno sport individuale, è una disciplina in cui contano tre cose: la moto, la squadra e il pilota. Certo, la differenza fondamentale continua a farla il pilota, ma è chiaro che se la moto non lo asseconda, può puntare a vincere qualche gara in determinate condizioni, ma non un Mondiale..."