MotoGP 2023. Come si diventa meccanico di MotoGP? La storia di Filippo Brunetti, toscano del team di Lucio Cecchinello e scudiero di Casey Stoner e Marc Marquez

MotoGP 2023. Come si diventa meccanico di MotoGP? La storia di Filippo Brunetti, toscano del team di Lucio Cecchinello e scudiero di Casey Stoner e Marc Marquez
Brunetti alle superiori faceva motocross e la sua passione erano le ruote tassellate poi è arrivato nel motomondiale: ha lavorato con Stoner, Marquez e Dovizioso e ce li racconta, da dentro al box!
9 marzo 2023

Filippo Brunetti è nato a Pomarance, un paesino nelle colline pisane, nella Valdicecina, un luogo immerso nel verde e nella tranquillità. Quando non è in giro per il mondo con il team di Lucio Cecchinello vive a Castiglioncello, sul mare, con la moglie Elisa.

Da lì, piano piano e per una serie di eventi che nemmeno lui immaginava, si è ritrovato nei box della MotoGP.

Brunetti, 46 anni, da quasi venti è nel motomondiale: “Alle superiori facevo motocross, poi i campionati regionali”.

Il passaggio da pilota a uomo del box è avvenuto nel cross: “Sì, ho iniziato a lavorare per un ragazzo che faceva il campionato europeo, Mariani, poi ho fatto il mondiale di motocross con Maddii, supermotard per un anno. Dopo sono passato al mondiale di Superbike con Yamaha e il pilota australiano Andrew Pitt”.

A 28 anni, nel 2005, il passaggio in MotoGP, come hai fatto?

“Avevo mandato il curriculum in giro e sono stato chiamato! Ho lavorato con Nakano e il team di Montiron. Sono arrivato subito in MotoGP, non ho mai fatto moto3, 125 o Moto2”.

Brunetti ha lavorato con piloti più o meno forti o famosi: Dovizioso, Stoner, Marc Marquez, Miller e adesso, da cinque anni, Nakagami.

Hai vinto tanto?

“Ho vinto due mondiali, nel 2011 con Stoner e nel 2013 con Marquez, sempre in Honda”

Naviga su Moto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Com’è Stoner?

“Generoso, un campione, un numero uno”

Eravate amici vero?

“Sì, eravamo amici, ci ha regalato tante cose, un orologio personalizzato a ogni membro della squadra, un go-kart, poi organizzava giornate da passare insieme. Era una persona di cuore, abbiamo fatto anche delle vacanze insieme”

E Marc Marquez?

“Campione mostruoso, ma sono stato solo un anno con lui. All’epoca, nel 2013, ero responsabile di gomme e benzina, non ero ancora meccanico. Dopo la vittoria del mondiale lui chiese la sua squadra di Moto2 lo seguisse in MotoGP. Così io nel 2014 ho fatto un anno di Moto2 per poi tornare in MotoGP l’anno dopo”

Con Miller?

“Sì, sono stato tre anni con Jack e nel 2016 abbiamo anche vinto una gara. Anche lui come Casey è australiano ed è un numero uno, simpatico. L’avevo invitato al matrimonio, aveva comprato il biglietto, noleggiato l’auto, ma poi ha dovuto dare forfait all’ultimo, lo perdono”

Quando eri più giovane hai lavorato anche con Dovizioso...

“Sono stato benissimo col Dovi, anche fuori dalla pista. Siamo stati in vacanza insieme a San Vincenzo e poi in Sardegna, avevamo anche noleggiato una barca, nel 2008. Poi siamo stati tante volte a sciare, abbiamo fatto motocross e siamo stati a vedere gare di cross, visto che questa passione ci unisce. Quando veniva in Toscana gli aprivano le piste anche in mezzo a settimana”

Dal 2018 è con Nakagami nel team di Cecchinello…

“Prima ero responsabile di gomme e benzina, poi sono diventato meccanico e sono responsabile della moto numero 2 di Taka. Il team è composto da un capotecnico, due ingegneri elettronici, uno che fa gomme e benzina, un meccanico per ogni moto e uno che fa magazziniere e aiuto-meccanici, una sorta di terzo meccanico”

Logisticamente com’è fare il meccanico del mondiale?

“Noi arriviamo in circuito il mercoledì mattina e normalmente il lunedì siamo a casa, ma quando c’è la tripla stiamo fuori tre settimane consecutive”

Una cosa bella e una brutta del tuo lavoro?

“Bella: quando hai risultati e il pilota è contento è gratificante anche per chi è nel box. Le cose brutte sono i viaggi infiniti in aereo e stare tanto tempo lontano dalla famiglia”

Però si può dire che hai fatto un lavoro che è la tua passione, no?

“Sì, quando correvo nel motocross e facevo le superiori non pensavo di arrivare in MotoGP, poi a me piaceva di più il motocross, seguivo il Mondiale e l’Europeo”

E perché non hai fatto il meccanico nel cross, nel motomondiale pagano meglio?

“Sì, è più un lavoro, nel cross ci sono meno team e sono meno strutturati”

Così come per i piloti anche per voi i contratti non sono lunghi vero, sono biennali?

“Sì, ma addirittura tanti team fanno un solo anno, qui si deve accettare questa cosa, questa precarietà, magari l’importante è mettere da parte un po’ di soldi visto che gli stipendi non sono male”

Qualche amico ti ha chiesto ‘portami a lavorare nel motomondiale’?

“Sì, tanti dicono ‘verrei anche a spazzare il box’, però poi quando metti tutto sul piatto, cioè non esserci per Ferragosto, 1 maggio, essere sempre in giro, in tanti ci ripensano”