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Le Mans - Arriva in sala stampa visibilmente zoppicando: la botta al piede destro è stata forte, ma, fortunatamente, è “solo” una distorsione. Tre ore abbondanti dopo l’incidente con Maverick Viñales nel corso del quinto giro tra la curva 11 e la 12, Francesco Bagnaia ha ritrovato la consueta calma e lucidità.
Pecco, intanto come stai?
“Ho male alla caviglia: sembra che non ci sia niente di rotto, ma è molto gonfia e c’è liquido. Bisognerà aspettare un po’: è una distorsione. Fortunatamente c’è tempo per il Mugello, siamo tranquilli”
Raccontaci la dinamica dell’incidente.
“Si possono avere tanti punti di vista. È stata una circostanza sfortunata, un chiaro “incidente di gara”. Potevamo evitarlo, secondo il mio punto di vista: lui doveva stare più attento a non tornare sulla traiettoria come se io non ci fossi e io a provare a chiudere il gas. Io non l’ho visto, lui probabilmente non mi ha considerato ed è andata così. È un peccato: ancora una volta eravamo lì con il passo per vincere, ma non ce l’abbiamo fatta”
La vostra reazione nella sabbia è stata piuttosto focosa, poi vi siete chiariti?
“Ritengo sempre che questi momenti di tensione siano sbagliati e bisognerebbe tenere questi gesti fuori dall’immagine pubblica: non è bello. Non sono d’accordo, ma ci può stare: l’adrenalina in certi momenti gioca brutti scherzi. Abbiamo avuto un incontro con gli Stewards e ho chiesto espressamente che ci fosse anche Maverick: credo sia giusto quando accadono due cose così che ci sia un confronto tra entrambi i piloti per chiarire il tutto. Era giusto che ognuno di noi dicesse il suo punto di vista: all’inizio erano diversi, poi alla fine siamo arrivati alla stessa analisi dell’incidente. Parlare è sempre il migliore dei modi per affrontare le cose. È incredibile: siamo due tra i piloti più corretti che ci sono, è stata veramente una circostanza sfortunata”
Sembra che gli incidenti siano sempre più frequenti e in aumento: tu come lo giustifichi?
“Sono due anni che si cerca di vincere ai primi giri, succede che un pilota che è dietro, che magari non ha il potenziale per stare davanti, provi a passare sei piloti in un giro. Ma non funziona così: siamo tutti al limite, per il massimo obiettivo. Se io (in senso generale, NDA) freno al limite e lo vedi, è sbagliato fare qualcosa in più soprattutto nei primi giri. Se ci fate caso, gli incidenti sono tutti nella prima fase di gara: c’è probabilmente troppa agitazione. Bisognerebbe ragionare su questa cosa, così non è sicuro. Dalla prima all’ultima moto, tutti possono vincere, non ci sono più quei 6-7 decimi che c’erano prima tra moto ufficiale e clienti. Quella differenza serviva: i fantastici quattro (Rossi, Lorenzo, Pedrosa, Stoner, NDA) erano i più forti in assoluto, ma avevano anche le moto ufficiali e gli altri erano più lontani, non avevano le potenzialità per stare davanti anche sotto l’aspetto tecnico. Adesso il livello è estremo: è tutto spostato al limite e tutti hanno la possibilità di vincere. Oggi Augusto Fernandez era quarto: è un campione del mondo, ma è anche al debutto. Sicuramente il passo gara tenuto, a parte Bezzecchi, non è stato velocissimo e questo ha fatto in modo che il gruppo rimanesse unito. Bisognerebbe tornare ad avere un po’ di differenza tra moto ufficiale e cliente, o comunque trovare una soluzione per evitare certe situazioni”
Può essere che con il nuovo formato non avete tempo per sistemare la moto e per questo siete più al limite?
“Secondo me no. Il setting lo fa il pilota, anche se è vero che c’è meno tempo per farlo. Dovremmo chiedere di non far contare le P1 per l’ingresso in Q2 (questo era un vecchio pallino di Dovizioso, NDA) per avere 45 minuti per lavorare con più calma. Ma per me non è una questione di tempo: mi trovo perfettamente con la mia moto. È molto difficile capire se è per quello o per altre ragioni”