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Assen - #lanotiziainprimafila Venerdì, nella mia analisi sulla decisione di Ducati di dire no al cambio di formato, ho poi fatto una considerazione finale.
Non ricordo le esatte parole, ma il concetto era questo: “Ducati si oppone anche a una riduzione di cilindrata per il 2027”.
Non è così, ho detto una cosa assolutamente sbagliata. Ho fatto ulteriori accertamenti su una questione che adesso non è imminente, ma che è fondamentale per il futuro della MotoGP: il cambio di regolamento tecnico.
Oggi ho capito meglio com’è la situazione, qual è il volere della Case. Diciamo che al momento, all’interno della MSMA, ci sono tre costruttori e mezzo (mezzo, nel senso che ce n’è uno che pare dubbioso) a favore della riduzione della cilindrata, mentre ce n’è uno (e mezzo) contrario.
Che però non è Ducati: la Casa di Borgo Panigale, da quanto ho saputo, è assolutamente favorevole alla riduzione di cilindrata, soprattutto per motivi di sicurezza.
La sensazione è che si arriverà a un accordo, bisogna stabilire che cosa si sceglierà: in passato, si era scesi da 1000 a 800 cc, per poi tornare ai 1000, forse per introdurre le CRT.
Fatto sta che adesso c’è la necessità di ridurre nuovamente, rispettando, però, anche la supremazia della MotoGP sulla SBK: non si può abbassare troppo la potenza, perché i prototipi devono rimanere, giustamente, più veloci delle derivate di serie.
Ecco quindi che si discuterà su quanto limitare i centimetri cubi - e di conseguenza la potenza - con un ovvio aumento dei tempi sul giro.
La discussione è appena iniziata, ci vorrà un po’ per arrivare alla definizione del regolamento tecnico per i cinque anni dal 2027 al 2032, ma la logica dice che la riduzione della cilindrata sia la soluzione più ovvia. Con il giusto benestare della Ducati.