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In tre giorni si è visto tutto il meglio: carattere; capacità di reazione; auto controllo; ferocia agonistica; velocità; gestione; autocritica; lucidità; perfetta conoscenza della moto e degli avversari. I numeri statistici lo accostano a Valentino Rossi e Marc Marquez - i soli prima di lui a conquistare due titoli consecutivi in MotoGP -; a Mick Doohan - l’ultimo a vincere con il numero 1 sulla carenatura -; e lo pongono sopra a Casey Stoner, essendo il primo a conquistare due titoli con la Ducati. Un gigante. Campione come i campionissimi.
In due mesi è riuscito a ribaltare una situazione disperata: era disoccupato, ma grazie ai risultati si è conquistato un posto in MotoGP. Meritato, senza dubbio. Impensabile.
Finisce bene una stagione di molti bassi e pochi alti, ma nel finale, quando sembrava averne per provare a vincere, viene battuto da entrambi i rivali, meno feroce sia di Pecco sia di Fabio. Adesso lo aspetta la Honda: in bocca al lupo.
Spreca la possibilità di vincere con un errore non enorme ma determinante, rimonta come un indemoniato, da carenate a chi trova sulla sua strada, è molto intelligente nell’effettuare il cambio di posizione inflittogli, è fortunato a salire sul podio per la penalizzazione di Di Giannantonio. Recidivo (in tutti i sensi).
Gran gara, in un momento di confusione all’interno della squadra: Razan Razali se ne è andato e va sistemato l’accordo con Dorna. Problemi che, fortunatamente, non hanno influito sullo spagnolo, che ha dimostrato, finalmente, cosa potrebbe fare. GP della svolta?
Non si vede quasi mai, un GP al di sotto di quelli precedenti. Appena sufficiente.
Questa volta è lui a vincere la “coppa giapponese” arrivando anche a un distacco contenuto. Nel complesso una buona prestazione. Adesso viene il bello.
Alla fine, vince quasi sempre il confronto con il compagno di squadra, anche non al meglio della condizione fisica. E che bello l’abbraccio - assolutamente spontaneo - con Morbidelli. Uomo vero.
Fine settimana difficile: non sfrutta l’ultima occasione per conquistare un risultato di prestigio. Adesso viene il difficile.
Perde la pole per una penalizzazione forse discutibile - pare che i commissari gli abbiano detto di tornare in pista nel warm up, quando gli era stata esposta la bandiera nera con bollo arancione - e perde la possibilità di giocarsela fino alla bandiera a scacchi montando la soffice posteriore. C’è sempre qualcosa, purtroppo.
Nella sprint stava andando fortissimo prima di cadere, in gara corre con 40 di febbre. Finisce male una stagione negativa, ma con poche colpe. Martedì è un altro giorno?
Cade, ma vuole finire a tutti i costi il suo ultimo GP da pilota. Bello per lo sport.
Può vincere, ma cade. Nel suo caso, errore grave. Peccato.
Purtroppo, l’eccezione del 2023 è stata la Malesia, non la regola. Bisogna svoltare, iniziando da martedì.
Le prende e le dà e non si lamenta, questo è giusto sottolinearlo. Ma l’entrata su Marco Bezzecchi (voto 6,5 per il fine settimana) alla curva3 è totalmente esagerata, da sanzionare. Finisce nel peggiore dei modi - in questo caso non per colpa sua - una storia di grandi successi con la Honda. Adesso lo aspetta la Ducati. Attesa desmodromica.
Il voto è riferito alla gara, perché nella sprint è stato fenomenale (voto 9) e nei primi due giri e nella rimonta ha dimostrato ancora una volta la sua velocità. Non ha perso a Valencia il mondiale. Potenziale altissimo.
Agli ingegneri piacciono i numeri, quelli della Ducati sono strepitosi. E Gigi Dall’Igna garantisce miglioramenti per la GP24: chi li prende più questi?
Molto competitiva, avrebbe potuto vincere sia la sprint sia la gara.
Ottiene meno di quello che avrebbe potuto: questa volta il limite sono stati i piloti.
Senza Marc Marquez non esiste.
Meno penalizzata che in altre occasioni.