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E così Marc Marquez non rientrerà a Jerez, forse lo vedremo a Le Mans il 13 maggio. E il calvario di questo campione continua: era lo schiacciasassi della MotoGP, nessuno sa se e quando tornerà almeno vicino ai suoi migliori livelli. Ma è chiaro a tutti che al momento soffre una serie pesantissima di disavventure. L’ultima è la frattura rimediata alla mano destra, subito operata a Madrid ma non ancora saldata abbastanza da poter tornare in pista.
Del suo ultimo GP disputato, quello in Portogallo, Marc ci lascia una immagine che purtroppo parla da sola: dopo il promettente terzo posto nella gara sprint è arrivato inatteso il suo errore in frenata, l’urto di striscio con Martin e poi il tremendo impatto sul povero Oliveira. Una sequenza che ha autorizzato gli interrogativi: il 93 è ancora lui? Si assume rischi eccessivi? Ha problemi alla vista? Forse addirittura ha paura o non si sente più all’altezza?
Fa impressione ricordare che esattamente dieci anni fa il rookie in MotoGP Marc Marquez, dopo aver già vinto ad Austin davanti a Pedrosa e Lorenzo (con la prima pole), in questi giorni si preparava alla gara di Jerez, che era la terza prova della stagione 2013 e la prima europea. A Jerez avrebbe vinto Pedrosa proprio su Marc, che passò davanti al campione in carica Lorenzo con la famosa spallata. Poi Marquez fece la pole position e il terzo posto a Le Mans.
Avete in mente, subito dopo, la terrificante caduta nelle libere del venerdì al Mugello? Quel volo sul dritto, poco prima della staccata della San Donato a 337 orari, è simbolico della imprevedibile natura di Marc: le ragioni dell’incidente mai spiegate, l’ammissione di aver rischiato troppo (“l’unica volta in cui ho avuto davvero paura” ha detto poi), la capacità di ributtarsi in pista a testa bassa (con la caduta anche in gara dopo il giro veloce del GP d’Italia…).
In quel suo primo anno di MotoGP, Marc fu il campione del mondo con sei vittorie (contro le otto di Lorenzo), sempre sul podio ogni volta che tagliò la linea del traguardo. Era anche straordinariamente costante. Per lui era stata cambiata la regola che vietava a un rookie di approdare direttamente in un team ufficiale e la Honda fece festa grande: perché aveva visto giusto, perché Stoner poteva essere replicato, perché il ventenne spagnolo batteva il record di precocità stabilito trent’anni prima da un altro grandissimo pilota Honda, Freddie Spencer.
Podio e giro veloce a Barcellona, secondo ad Assen dietro a Rossi, pole e vittoria al Sachsenring, vittoria e giro veloce a Laguna Seca dopo il famoso “sorpasso replica” su Rossi al cavatappi). E ancora en plein a Indy, vittoria a Brno, secondo a Silverstone dalla pole come al San Marino di Misano, pole e vittoria a Aragon, pole e secondo a Sepang…
Fu squalificato in Australia (nella gara ridotta e con l’obbligo di cambiare le gomme Bridgestone prima del decimo giro: Marc lo fece un giro troppo tardi…); concluse la stagione con il secondo posto a Motegi e il terzo a Valencia sempre dietro a Lorenzo: che perse il titolo per soli 4 punti, 334 a 330.
Dopo le conseguenze della sua brutta caduta di Jerez, 19 luglio del 2020, Marquez è salito sulle montagne russe. Zero gare in quella stagione, poi tre successi nel 2021 con altri sette piazzamenti e un incoraggiante settimo posto finale, infine lo scorso anno solo dieci gare disputate su venti, con un secondo posto in Australia come miglior risultato e il tredicesimo finale.
Quando dieci anni fa approdava in MotoGP, Marquez veniva dal titolo in Moto2 del 2012, su Pol Espargaro e Iannone, con nove vittorie e sette pole position; nella classe media aveva esordito soltanto l’anno prima, nel 2011, dopo aver conquistato il titolo 2010 della Moto3 con 11 successi e 12 pole con la Derbi.
Fa impressione ricordare che Marc è il pilota che nella storia della 500/ MotoGP ha stabilito più pole position (64, contro le 58 di Doohan e le 55 di Rossi). E che è sul podio della top class di tutti i tempi sia per il numero delle vittorie (59, contro le 89 di Valentino e le 68 di Ago) sia naturalmente per il numero dei titoli conquistati, che sono sei contro i sette di Valentino e gli otto di Agostini.
Marc Marquez era considerato l’unico pilota capace di battere ogni record, era giovane, guidava benissimo, vinceva tanto. E cadeva anche spesso, ok, ma pareva fatto di gomma. Ora ha superato i trent’anni e dal lungo incubo iniziato nel 2020 non sembra poter uscire.