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Per bissare il titolo nella massima cilindrata del motociclismo, e magari anche andare avanti con una serie di successi, occorrono condizioni particolari. Nel caso di Pecco Bagnaia la supremazia tecnica della Ducati è stata fondamentale, se quest’anno avesse cambiato marca difficilmente si sarebbe ripetuto. Anche la squadra è al vertice. Ma d’altra parte bisogna valutare che Pecco non era solo, sulla rossa, i piloti sulla Ducati quest’anno erano otto. E tanti molto, molto buoni.
Gli storici sanno che è quasi sempre stato così, per ripetersi bisogna essere in sella alla moto migliore e in epoche particolari. Il grandissimo Agostini, capace di vincere sette titoli della 500 in sette anni tra il 1966 e il 1972, ha potuto avvantaggiarsi del dominio assoluto che esercitò la MV Agusta per tanti anni. Anche con la 350 Giacomo conquistò sette titoli di seguito… beato lui! Con una più forte e duratura concorrenza avrebbe vinto, sì, perché era un gran pilota e certamente uno dei migliori in pista, ma avrebbe vinto meno.
Anche Valentino, con i suoi cinque titoli consecutivi tra il 2001 e il 2005 (e poi altri due più avanti nel 2008 e 2009) ha avuto dei vantaggi. In 500 e poi nei primi due anni della MotoGP era sulle super Honda (anche se non era l’unico) e con un team di vertice. E però poi è stato capace di scardinare tutto, quando decise di passare sulla Yamaha che arrancava e trionfò anche con quella, due volte di fila. La sua resta una impresa epica, molto difficile da replicare.
Poi basta, in ambito italiano soltanto Ago, Valentino e adesso Francesco Bagnaia hanno saputo ripetersi nella top class.
Due volte campione del mondo della “mezzo litro” fu anche Umberto Masetti con la Gilera, ma primeggiò in anni “lontani”, nelle stagioni 1950 e poi nel 1952. Invece non sono riusciti a ripetersi gli altri tre piloti italiani iridati della 500: Libero Liberati campione nel ‘57 sempre con la Gilera, poi i due piloti sulle Suzuki-Gallina: Marco Lucchinelli nel 1981 e Franco Uncini l’anno dopo.
Se invece guardiamo anche alle altre classi del motomondiale, tanti grandi italiani hanno saputo stabilire delle belle serie vincenti. Il primo è Carlo Ubbiali, nove titoli in tutto tra la 125 e la 250 negli anni dal ‘55 al ‘60, con ben tre serie: due doppiette e una tripletta. Poi c’è Max Biaggi con i suoi quattro mondiali consecutivi vinti in duemmezzo dal ‘94 fino al ‘97, c’è stato Walter Villa anche lui quattro volte campione e con una tripletta. Poi sono da segnalare ancora Luca Cadalora, Pier Paolo Bianchi e Loris Capirossi, con tre titoli mondiali e con una doppietta per ciascuno.
Spaziando ai piloti di tutte le nazionalità e classi di cilindrata, le serie più prestigiose sono quelle di Ago, che abbiamo già visto, e poi quella dello spagnolo Angel Nieto, tredici volte campione del mondo. Nieto vanta quattro titoli di seguito in 125 dall’81 all’84, una tripletta nella classe 50 e diverse doppiette.
I migliori di tutti i tempi, per quanto riguarda le serie di titoli iridati nella top class: dietro al campionissimo Agostini ci sono, a quota cinque di fila, Mick Doohan sulla Honda e Valentino Rossi con Honda e Yamaha, segue Mike Hailwood con la MV Agusta con quattro. Ma anche Marc Marquez sulla Honda ha collezionato quattro titoli di fila tra il 2016 e il 2019, e questo dopo la doppietta precedente del 2013 e 2014.
Seguono, con una serie di tre titoli mondiali, Geoff Duke su Gilera (+1 titolo isolato), John Surtees con la MV Agusta (+1 anche lui), quindi Kenny Roberts e Wayne Rainey sulle Yamaha. Infine, con le loro doppiette, ecco gli inglesi Phil Read (MV) e Barry Sheene (Suzuki), in compagnia di Eddie Lawson che, prima del doppio titolo ‘88-’89 con Yamaha e Honda, aveva già vinto due campionati in sella alla Yamaha.
Insomma è presto per dirlo ma intanto la sua serie è cominciata: Pecco Bagnaia, volendo e potendo, ha davanti dei bei piloti da raggiungere, dei veri miti.