MotoGP 2023. Sarà il GP numero 1.000, quello a Le Mans

MotoGP 2023. Sarà il GP numero 1.000, quello a Le Mans
Il sito ufficiale della MotoGP segnala che domenica a Le Mans si disputerà il GP numero mille della storia del motomondiale, iniziata nel lontano 1949. I momenti topici sono stati tanti, ecco quelli che scegliamo noi
9 maggio 2023

La nostra storia inizia il 17 giugno del 1949 ed è l'Isola di Man ad ospitare il primo Gran Premio del Campionato del Mondo. Era appena nata la Fédération Internationale de Motocyclisme (FIM) con quattro classi: 125, 250, 350 e 500, ma quella volta al TT corrono anche i sidecar, con motori da 600 cc.

La classe 50 nascerà più avanti, nel 1962: cresciuta a 80 cc nel 1984, è soppressa alla fine del 1989. Sette anni prima, con la stagione 1982, si chiude anche la storia della classe 350: Ago il re della cilindrata con 7 titoli e 54 vittorie.

Il pimo campione del mondo della 500 è britannico: Leslie Graham, in sella alla AJS biclindrica, precede per un solo punto il milanese Nello Pagani sulla Gilera quattro. Lo stesso Pagani si prende però il titolo della 125 su Mondial (davanti alle Morini di Magi e Masetti), mentre il re della 250 è il veronese Bruno Ruffo con la Moto Guzzi, che precede Ambrosini e la Benelli. La 350 va a Frith su Velocette, un binomio tutto inglese.

Dominavano gli italiani

Nei primi anni vincono tanto anche gli inglesi, piloti e marche, poi è dominio italiano con Mondial, Moto Guzzi, Benelli, Gilera e soprattutto con la MV dei conti Agusta, che nelle due cilindrate maggiori avrebbe continuato a stravincere fino al 1974: con tanti titoli firmati da Surtess, Hailwood, Ago e Phil Read.

Fino a quando, nel 1975, è proprio Giacomo Agostini a centrare con la Yamaha il suo ottavo titolo personale. Yamaha è dunque la prima giapponese della storia a conquistare il titolo della classe top. Ed è anche la prima 500 a due tempi.

Una occhiata alle statistiche ci dice che i piloti italiani sono ad oggi i leader incontrastati per numero di titoli individuali: siamo già a quota 79 contro i 55 titoli degli spagnoli, i 44 dei britannici, i 18 dei tedeschi, i 17 degli statunitensi… I nostri campionati vinti? Due nella 50, 24 nella 125/Moto3, 25 nella 250/Moto2, 8 in 350 e 20 nella 500/MotoGP.

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La crescita delle Case giapponesi

Già nel 1966 una Casa giapponese aveva vinto una gara nella classe regina, grazie a Jim Redman e alla Honda ad Hockenheim, con 26 secondi su Ago e la MV. E la Yamaha già al primo anno di Agostini, nel 1974, festeggiava il titolo Costruttori.

Poi dal 1975 è assoluto dominio nippo: Suzuki, Yamaha e Honda si alternano ai vertici della 500: Suzuki e Yamaha protagoniste dal 1975 fino al 1982, poi è Freddie Spencer nel 1983 a regalare alla Honda il suo primo mondiale nella mezzolitro dopo l’infelice tentativo del 1979 con la NR a quattro tempi.

Le statistiche premiano proprio la Honda: sono 72 i titoli mondiali costruttori nel palmares del primo costruttore mondiale di moto, contro i 37 della MV Agusta e della Yamaha a pari merito, i 19 dell’Aprilia e i 15 della Suzuki. Seguono Derbi, Kalex, Kawasaki, Kreidler, Moto Guzzi…

Americani e australiani lasciano il segno

E’ Kenny Roberts il primo americano a trionfare nel mondiale classico: il californiano lascia il segno e vince i titoli del 1978, 1979 e 1980 in 500 con la Yamaha. Poi Marco Lucchinelli e Franco Uncini nel biennio 81-82, quindi Spencer e Lawson tra il 1983 al 1986.

Per l’Australia è Wayne Gardner nel 1987 a scrivere una pagina di storia. Dopo Eddie Lawson (1988 e 1989), Wayne Rainey (1990, 1991 e 1992) e Kevin Schwantz (1993), a dominare la 500 dall'Australia arriva Mick Doohan, campione del mondo cinque volte dal 1994 fino al 1998. E dopo la parentesi del 1999 con Crivillè arriva nel 2000 il trionfo storico di Kenny Roberts Jr. (unico figlio di padre iridato) con la Suzuki.

Con Rossi finisce la 500 e arriva la MotoGP

Valentino Rossi ha l’onore di conquistare l’ultimo titolo della classe 500 (con la Honda) nel 2001 e poi inaugurare nel 2002, ancora vincendo, l’era della MotoGP. L’addio definitivo al motore a due tempi avviene nel GP della Repubblica Ceca del 2003, e fino all’anno prima (2002) le due tipologie di motore avevano corso insieme.

E’ storia recente: nel 2002 e nel 2003 Rossi è campione del mondo con la Honda, nel 2004 e 2005 vince anche con la Yamaha dopo il coraggioso passaggio di marca. Il 2006 è l'anno di Nicky Hayden su Honda, il 2007 quello del primo centro della Ducati in MotoGP grazie a Casey Stoner, poi Rossi ha di nuovo la meglio nel 2008 e 2009.

I magnifici quattro

Rossi, Stoner, Lorenzo e Pedrosa. Sono loro i protagonisti chiave del periodo che va dal 2007 fino al 2012. In sei stagioni Stoner, Rossi e Lorenzo hanno vinto due titoli a testa, con Pedrosa terminato cinque volte tra i primi tre in classifica.

Quando Stoner annuncia il ritiro a fine 2012 (a soli 27 anni), sta per arrivare un altro alieno: il catalano Marc Marquez, che da rookie vince il suo primo titolo nel 2013 e poi domina praticamente sempre, eccezion fatta per quel 2015 dello scontro con Valentino e che si chiude con Lorenzo campione.

Fuori Marc, nel 2020 a primeggiare è stato Joan Mir con la Suzuki, poi è arrivato il turno di Fabio Quartararo sulla Yamaha. La Ducati infine è tornata al titolo quindici anni dopo Stoner grazie a Pecco Bagnaia nel 2022.

Oggi il motomondiale è molto cambiato: dal 2010 la Moto2 ha soppiantato la 250 a due tempi, dal 2012 la 125 è stata sostituita dalla Moto3, in MotoGP la Ducati ha sviluppato per prima l’aerodinamica e dal 2017 abbiamo la KTM. Oggi abbiamo cinque case in MotoGP e tutte hanno vinto nei GP.

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