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Ne abbiamo parlato spesso in DopoGP: alla Honda e alle sue grosse difficoltà nella massima categoria abbiamo accennato anche la scorsa settimana. Parlare di crisi è più che lecito. E la cosa peggiore è che, dopo i cambi al vertice e gli annunci ottimistici della scorsa stagione, non si vede un segno concreto di recupero. La nostra sensazione è che si sia persa la linea.
Ora sul sito ufficiale della MotoGP parla Alberto Puig. Anche se a prima vista non pare rivelare nulla di nuovo, perché l’intervista parte faticosamente.
“Non siamo dove dovremmo essere - afferma il team manager e poi aggiunge - siamo consapevoli che i tempi non sono ancora buoni, siamo lontani dai nostri livelli ma ci stiamo provando, stiamo provando soluzioni diverse…”.
Le solite cose. Un po’ più avanti emerge però un argomento più solido: nella seconda metà della stagione proveremo qualcosa di grosso.
“All’inizio della stagione - precisa Puig - avevamo fatto un programma preciso: nei GP dopo la pausa estiva avremmo testato delle novità. E non piccole modifiche, vere novità e anche grosse. Naturalmente non sappiamo, in questo momento, se ci faranno fare un passo avanti importante. Ma Honda non è ferma, il test team sta lavorando duro. La moto va migliorata, sappiamo quello che ci manca e stiamo sfruttando fino in fondo le concessioni”.
E i piloti? Lo Zam ha raccontato come Luca Marini sia molto apprezzato dagli ingegneri della Honda: il più seguito nelle indicazioni. Al Sachsenring, Luca aveva precisato che i problemi della moto sono concentrati in ingresso di curva e al centro della curva stessa. La concorrenza “gira” molto più rapidamente, rispetto alla RC213V. Inoltre le sue indicazioni e quelle di Joan Mir coincidevano, l’italiano non era certo soddisfatto ma continuava ad avere fiducia nel progetto, vedeva tanto impegno e infine interpretava l’arrivo di Aleix Espargaro come una mossa decisiva.
Johann Zarco ha tracciato, come leggiamo su Speedweek, il carattere della moto in modo particolare. Se guardiamo al numero delle cadute, il francese e Joan Mir potrebbero essere pessimisti perché sono tra quelli più spesso a terra, eppure Zarco afferma:
“La nostra moto non è al momento abbastanza veloce, ma da guidare è molto divertente. Nel carattere è abbastanza simile alla Yamaha M1: lo spirito delle case giapponesi resta quello di aiutarti a prendere confidenza con la moto il prima possibile”.
Johann sa quello che dice. Ha compiuto 34 anni a luglio, ha tanta esperienza perché è all’ottava stagione in MotoGP; ha portato in gara la Yamaha, la KTM (brevemente) e la Ducati per quattro anni. E poi è un motociclista a 360°, uno che circola spesso (e pare che vada forte) anche con le moto di produzione di serie, sulle strade di tutti i giorni.
“La Ducati è più difficile: puoi essere molto veloce, con la Desmosedici, ma in realtà è una moto più difficile da controllare e ti devi adattare. La KTM? Con la KTM nel 2019 a volte ho avuto paura. Oggi va meglio”.