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Sul canale spagnolo di Dazn è stato realizzato un documentario dal titolo “Pedro Acosta, costretto a vincere”. Acosta vive a Puerto de Mazarrón, cittadina di 31mila abitanti vicino a Murcia. Come aveva già ribadito dopo la vittoria del mondiale non vuole vivere ad Andorra: “Non ho perso nulla non andando ad Andorra. Guadagnerò meno soldi, ma guadagnerò di più stando con la mia famiglia.Qui a Mazarron ci sono delle cose di cui non posso fare a meno”.
Indizi della sua notorietà: “Il fatto di essere famoso è ciò che mi ha cambiato più di tutto. Vivo in un paese in cui ti conoscono tutti e, un giorno, sempre più gente ha cominciato a venire a bussare alla porta di casa. Da tre anni non faccio il bagno nel mare di Mazarrón. Non posso andarci. Ma qui a Mazarrón sto benissimo e pagherei per restare sempre qui".
Indizi sul fatto che era un predestinato, prime quattro gare in Moto3: un secondo posto e tre vittorie di fila: “Dopo sette gare si parlava di me come un campione del mondo. Ero colui che doveva vincere. Un ragazzino che arriva al Mondiale, sale su una moto ufficiale KTM e porta con sé Red Bull...".
Su cosa gli è mancato: “Mi sono perso tante cose come godermi l'ambiente di un team piccolo con cui cresci e conquisti il tuo primo podio. Ho un po' perso il percorso di colui che arriva dal basso. All'improvviso sono apparso nel Campionato. E da quel momento non sono tornato indietro. Mi sono perso il fatto di correre un Mondiale normale in Moto3".
Ancora: "Mi sono perso il gusto di apprezzare i componenti del team. Mi sono perso l'andare a vedere diverse cose nel corso di un Gran Premio. Però è anche vero che se domani mi chiedessero se rifarei la stessa scelta, risponderei di sì. Non conosco il Mondiale sotto un altro punto di vista. Se in quella stagione non avessi vinto il titolo penso che tutti sarebbero rimasti delusi. La mia carriera non sarebbe stata quella che invece è adesso".
Dopo un 2021 strabiliante il 2022 è stato più normale, con alti e bassi. Qualcosa a cui Acosta non era abituato: “In quel periodo ho pianto molto. Non ci capivo niente. Non capivo cosa stava succedendo nella mia vita, nel Campionato, non ci capivo niente. Se sono qui è per stare bene e godermela. Chiaramente ci saranno momenti migliori e peggiori. Quando corri nel Mondiale ti rendi conto che dal primo all'ultimo sono tutti molto veloci. La gente non se lo immagina".
La sorella. “Mia sorella lavorava in un magazzino di pomodori, confezionava pomodori, faceva il turno di notte. C'è stato un tempo in cui la vedevo solo nei fine settimana”.
Dopo che Acosta è diventato un pilota di successo anche la sorella (la si vede nel post in fondo all'articolo) ha cambiato vita e ha un ruolo simile a quello di Carola Bagnaia: “Ora è a casa, rilassata, si occupa del merchandising, viene alle gare con me ed è lei che si occupa di tutto il business, delle tute, dei caschi... organizza la mia agenda, le interviste... Penso che la sua vita sia migliorata molto" ha detto Acosta, con un certo orgoglio.
Il padre pescatore. Anche il padre è spesso nel box di Acosta. Fa il pescatore di professione e ha un ottimo rapporto con il figlio. I due si confrontano spesso: “Mio padre viene perché gli piace. Non fa mai male avere una seconda opinione, e qualcuno che ha avuto un'attività, perché sa come vanno le cose”.