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Misano Adriatico - Davide Munoz, capo tecnico di Fabio Di Giannantonio, classe 1978. Come sei arrivato al motomondiale?
“Ho iniziato nel 1997 con la squadra di Sito Pons. Sono sempre stato appassionato di meccanica, ho iniziato con un amico nelle minimoto. Mi sono appassionato, ho fatto spagnolo, europeo, quindi mondiale. Assen 1997 è stata la mia prima gara, ho sostituito un meccanico infortunato. Sono stato un paio d’anni con Carlos Checa. Poi la Derbi, poi la 250 con Toni Elias, quindi alla Honda con Barbera e Lorenzo. Quindi sono passato alla squadra di Alberto Puig, con cui mi sono sempre trovato bene: se lo conosci, lo apprezzi. Sono passato al team Scot: il 2009 è stato il mio primo anno come capotecnico. Sono tornato da Pons, nell’ultimo anno ho lavorato con Rins. Nel 2017 sono entrato in VR46 per il progetto Moto2, nel 2018 ho vinto il titolo con Bagnaia”
Che ricordo hai di quella stagione?
“Una esperienza eccezionale: abbiamo iniziato un progetto da zero e siamo arrivati al titolo in due anni. Una bella sfida e una grande soddisfazione”
Bagnaia andava fortissimo?
“Si era già visto il primo anno che è uno che impara molto velocemente. Me lo aspettavo che sarebbe diventato così forte anche in MotoGP, ha la caratteristica del campione”
Poi hai lavorato con Davide Bulega: perché non è stato competitivo?
“Gli è mancato il tempo, ma le qualità le aveva”
Poi sei andato in MotoGP con Valentino Rossi.
“Sapeva come avevo lavorato con Pecco e con gli altri piloti della VR46. Eravamo in Olanda, mi hanno chiamato Uccio (Alessio Salucci, NDA) e Pablo Neto, mi hanno chiamato in ufficio. Mi hanno detto: abbiamo una cattiva notizia e una buona: quale vuoi sentire prima? Ho detto la negativa. E loro: ti mandiamo via dal team. Come? Allora qual è la positiva? E loro: ti vuole Valentino in MotoGP. Non ci credevo, non avevo esperienza. Poi l’ho incontrato nel suo motorhome. In dieci minuti ho deciso: non si può dire di no a VR46”
E come è andata?
“Un’esperienza molto positiva, anche se il cambio è stato enorme: dalla Moto2 alla MotoGP, con il pilota più forte della storia. All’inizio ero un po’ in soggezione, ti mette sotto pressione, però alla fine il rapporto è stato buonissimo, mi ha insegnato tanto. E’ stato un peccato non averlo trovato prima nella sua carriera”
Dopo Rossi, suo fratello Luca Marini.
“E’ molto analitico, intelligente, addirittura troppo: sa tutto, a volte dovrebbe staccare un po’ e concentrarsi di più sul pilota. Una bella esperienza”
Da quest’anno, sei con Fabio Di Giannantonio.
“Non lo conoscevo per niente, non avevo sentito giudizi positivi. Invece è un bravissimo ragazzo, anche lui molto analitico, tecnico, è stato bravissimo ad arrivare dove è arrivato, con tutto quello che ha passato. Quando un pilota cambia squadra ci vuole un periodo di adattamento, non è facile imparare il metodo di lavoro. Fino all’infortunio abbiamo seguito un buon cammino”
La GP23 è così complicata?
“E’ più difficile da gestire rispetto alla GP22 e la nuova Michelin posteriore ha complicato ulteriormente l’adattamento”
Nel 2025, Davide Munoz lascerà il team VR46 per il team Yamaha.