MotoGP 2024. Luca Marini: “I primi sei mesi sono stati durissimi. Ma non mi sono pentito”

MotoGP 2024. Luca Marini: “I primi sei mesi sono stati durissimi. Ma non mi sono pentito”
Il pilota della Honda si è confidato in una lunga intervista a Sky, andata in onda, in parte il sabato di Aragon. Qui la riportiamo nella sua versione integrale per capire difficoltà, speranze e obiettivi di una sfida tanto complicata, quanto affascinante
4 settembre 2024

Luca Marini, classe 1997, ha concesso ad Aragon una lunga intervista a SKY, andata in onda sabato. Ecco la versione integrale.

“Rispetto a quando ho debuttato nel mondiale, sono cambiato moltissimo, in tutto: in meglio, direi. Sono cambiato più come persona che come pilota. Come pilota sono sicuramente più forte e più veloce, riesco a capire meglio cosa accade nella moto. Sono riuscito a fare un passo in avanti come stile di guida: ancora manca qualcosina, ma ci sto lavorando. Per quanto riguarda il carattere, direi che sono un’altra persona”.

Nel 2023 questa decisione inaspettata, perlomeno per quanto mi riguarda: lasciare il team VR46 per la Honda. Per qualcuno è una follia, un azzardo, tu come la definiresti?

E’ troppo presto per dirlo: ci vorranno degli anni per capire se è stata giusta o no. Secondo me lo è: lo pensavo prima e continuo a pensarlo adesso. E sarà così anche in futuro.

Però siamo oltre metà stagione, credo sia doveroso fare un bilancio: da fuori, non sembra così positivo.

No, ma sapevo benissimo a cosa andavo incontro. Non mi aspettavo di iniziare la stagione con una moto e un pacchetto che non era nemmeno all’altezza della RC213V dell’anno precedente. All’inizio del 2024 abbiamo faticato tantissimo e c’erano molti problemi. Adesso la moto si guida abbastanza bene, ma ci mancano prestazioni. E’ quello che stiamo cercando di risolvere nel minor tempo possibile: da qui alla fine della stagione arriveranno tanti aggiornamenti. Sono sempre molto positivo, cerco di lavorare nel migliore dei modi con gli ingegneri. Possiamo tornare in alto e tornare a lottare per la vittoria.

Mi sorprende un po’ quello che hai detto: cosa è successo dal test di Valencia 2023, a quello in Malesia nel 2024?

A Valencia avevo usato una evoluzione della moto 2023 che aveva finito la stagione: era una buona base da cui partire e fare dei passi in avanti. Ma da lì hanno stravolto tutto e siamo partiti al primo test in Malesia con la moto di Valencia modificata e una completamente nuova, con la quale abbiamo fatto le prime gare della stagione. Non mi piaceva per niente, ma siamo stati costretti a iniziare con quella. Un prototipo che si è rivelato non corretto, perlomeno dal mio punto di vista. Adesso siamo tornati sulla strada giusta, ma abbiamo perso sei mesi.

Quindi voi piloti avevate fatto delle richiese e loro hanno preso un’altra direzione?

I piloti nel 2023 si lamentavano di una determinata cosa. La RC213V che è arrivata nel 2024 è quella che avevano già in programma di portare in base alle richieste fatte. Ma purtroppo non era migliorativa, anzi, forse addirittura peggio e sono andati in una direzione senza futuro. Appena ho potuto cambiare strada, seguire quella degli altri e che seguiva anche HRC quando vinceva, si sono visti i miglioramenti. Purtroppo abbiamo perso molto tempo. Sono convinto che piano piano cresceremo: alla fine dell’anno saremo più competitivi.

Dall’esterno sembra che Yamaha abbia preso una direzione, Honda no; è così?

Yamaha ha vinto l’ultimo mondiale nel 2021 e se l’è giocata fino alla fine nel 2022: quindi partivano da un punto più alto. Noi ci siamo avvicinati, ma non basta, ma la sensazione che avete all’esterno è soprattutto per una questione di comunicazione, si vede che loro sono più convincenti. La direzione che dobbiamo seguire è chiara, si sa cosa dobbiamo fare, ma ci sono tanti aspetti da dover migliorare.

C’è un qualcosa di cui sei soddisfatto?

Del clima dentro al box. E’ difficile per tutti quando non si riescono a raggiungere certi risultati. Honda, per la storia che ha, non può permettersi di continuare a essere così indietro, ma la mia squadra si comporta molto bene e siamo riusciti a creare un ottimo gruppo. Dalla mia parte del box si sta sempre con il sorriso, nonostante non si possa certo essere contenti per i risultati.

Per il pilota, quanto è difficile mantenere positività, stimoli, voglia di crederci?

Molto difficile. All’inizio dell’anno avevo molto entusiasmo, ero sicuro che si potesse fare decentemente; poi, però, mi sono ritrovato con una realtà peggio delle aspettative. E’ stato il primo muro con cui mi sono scontrato. Mi sono focalizzato sull’obiettivo, cercando di creare un gruppo che rimanesse motivato. Ho cercato di lavorare molto su me stesso, perché la sfida è veramente importante. Questo mi dà motivazione, ma i primi sei mesi sono stati difficili.

Ti sei mai pentito in quei sei mesi?

No. Mi pentirò se dopo cinque anni sarò ancora qui a fare ultimo. Faremo in modo di cambiare la situazione.

Perché lasciare il team VR46?

C’erano tanti motivi per restare e per cambiare. Se ti arriva un’offerta da una Casa così importante, da un team ufficiale, dove è tutto differente, è normale accettarla. Mi piace essere al centro di questo progetto e poter dire la mia sullo sviluppo. E la Honda è sempre stata la Honda, io sono cresciuto vedendola sempre davanti. Ha una storia incredibile, molto stimolante. Sono contento di aver trovato la forza e la spinta di avere ancora più motivazioni dopo le prime difficoltà incontrate.

Quando è venuta fuori questa opportunità, con chi ti sei confidato per primo: con Valentino o con mamma Stefania?

Vale è stato il primo che ho chiamato.

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