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Ecco le parole di Fabio Di Giannantonio che, nei tre giorni di test a Sepang, proverà per la prima volta la Ducati GP25.
Sulla sua condizione fisica...
“Sto bene: sono a un buon 80-90% della forma fisica, anche se mi manca ancora un po’ di forza. Il recupero dopo un’operazione alla spalla è particolare: devi stare fermo un mese per dare il tempo all’arto di ricostruirsi; poi devi fare un altro mesetto nel quale devi fare lavoro passivo, quindi tanta fisioterapia; poi c’è il terzo mese in cui inizi a muoverla. Noi abbiamo cercato di affrettare un po’ i tempi, sempre naturalmente seguendo la scienza: siamo qui abbastanza pronti, anche se manca un po’ di allenamento. L’operazione del professor Castagna è stata perfetta, tutti mi hanno dato una grande mano: arriviamo qui più pronti possibile”
Hai girato a Mandalika con una Ducati Panigale: come è andata?
“Non so se ero talmente contento di risalire in moto e mi sono dimenticato del resto, oppure se è andato tutto veramente così bene. La spalla è andata benissimo, non ho avuto né dolore né limitazioni particolari e sono stato anche veloce. Sono stati tre giorni molto positivi, è stato bellissimo guidare la Panigale a Mandalika. Arrivo qui con tanta consapevolezza”
Questi tre giorni come saranno?
“Sarà una scoperta su tanti fronti: inizia per me un progetto nuovo, con la stessa squadra, ma con alcune novità (Diggia cambia il capo tecnico, passando a Massimo Branchini, ndr), cambia la modalità di lavoro perché sono seguito dalla Ducati, arriva la moto nuova e io, di fatto, faccio un salto di due anni. Non posso pensare solo a guidare, ma devo anche dare il mio contributo per sviluppare la moto. Devo capire come sto fisicamente sulla MotoGP. Arrivo da due stagioni positive, sappiamo su cosa lavorare. Arriviamo con maturità”
Oggi sei pilota ufficiale, un anno e mezzo fa hai rischiato di rimanere a piedi. Ci pensi?
“Diciamo che adesso l’ho metabolizzato: è un qualcosa che mi ha fatto crescere soprattutto come persona. Sono grato a quelli che mi hanno accompagnato in questo cammino. Adesso do molto più valore ai singoli episodi e do più importanza al presente”
Che effetto fa avere il 46 sulla carenatura?
“È bellissimo. È figo quando c’è un qualcosa di così importante alle tue spalle: sotto pressione rendo meglio. Ed è un onore: è fantastico correre per il team di Vale, hai la leggenda con te sul cupolino”
Quando non eri nel team VR46, pensavi che si esagerasse troppo con il mito di Valentino, o sei sempre stato di quell’opinione?
“Lui è questo sport. Vi racconto un aneddoto: quando mi chiedono cosa faccio nella vita, dico il pilota MotoGP. Mi rispondono: cosa? Allora io dico: hai presente Valentino Rossi? Tutti dicono sì… VR46 è la MotoGP, il più grande di tutti i tempi, il più grande di questo sport. E ho sempre visto il team e l’Academy come una entità super professionale. Ho sempre stimato il loro lavoro”