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Buriram - Si sapeva che difficilmente sarebbe stato battibile, ma il dominio messo in mostra nel GP della Thailandia è stato oltre le aspettative, perlomeno le mie. Marquez, come ha detto Pecco Bagnaia, “ha giocato” con gli avversari, amministrando a suo piacimento il problema della pressione della gomma anteriore, scesa troppo sotto il limite minimo imposto dal regolamento. Poi, quando ha voluto, ha dato gas, ha superato il fratello Alex (bravissimo) e in pochi giri ha fatto una differenza mostruosa.
A me ha ricordato Valentino Rossi nel 2003, quando a Phillip Island vinse nonostante 10 secondo di penalizzazione. Ma sono anche tornato con il pensiero al 1998, GP Francia a Le Castellet, in quel caso era la gara della 250: Tetsuya Harada e Valentino Rossi ne avevano talmente di più di Loris Capirossi - i tre erano compagni di squadra in Aprilia - che si misero a “giocare” tra di loro, in una sorta di “melina” da ciclismo su pista. Poi, appena Capirossi da dietro li raggiungeva, si mettevano a spingere, guadagnado subito più di un secondo. Per poi tornare a “giocare”. Ecco, oggi Marquez ha fatto, per altri motivi, qualcosa di simile. Da quando è sulla Ducati ufficiale sembra ancora più forte che in passato, perché alla irrazionalità e al suo talento, che lo hanno portato a compiere imprese straordinarie ma anche cadute clamorose, adesso accoppia un apparente controllo totale della sua Ducati, una maggiore lucidità, senza prendere rischi eccessivi.
E’ questa #lanotiziainprimafila di oggi, vorrei sapere la vostra opinione.
