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Il pilota riccio-giapponese Tatsuki Suzuki ha spiegato a Moto.it le ragioni del suo ritiro a 27 anni. Dopo tre vittorie e otto podi Suzuki ha detto basta. Per lui 10 anni in Moto3 e il sogno svanito: "Volevo diventare campione del mondo di Moto3, Moto2 e MotoGP".
Ma in questa intervista con Suzuki lo abbiamo conosciuto meglio: l'inizio in moto a 4 anni, "controvoglia, mia mamma veniva a prendermi col furgone e dovevo andare a girare, volevo giocare alla playstation o a calcio".
I suoi idoli: Harada e Rossi. Il futuro: Suzuki ha iniziato a lavorare, vuole tornare nel paddock ma esclude di farlo da pilota.
Tatsu e se ti chiamassero al Civ? "Mmmh non credo, il pilota è un cerchio chiuso, sono un ex". Però, mai dire mai!
Ecco cosa ha detto Suzuki, di preciso.
Quando stamattina ti ho telefonato tu mi hai detto 'sono al lavoro fino alle 18, ci possiamo sentire dopo?' Infatti ora sono le 19. Quindi hai cambiato vita, lavori?
"Diciamo che lavoro adesso, giusto per mantenere la vita, andare avanti perché credo personalmente, è brutto star fermo a guardare la schiena, adesso sto lavorando normalmente, sto comunque andando avanti nella mia vita"
Ma che lavoro fai si può sapere?
"È un segreto, ancora"
Facendo un passo indietro nella tua vita, tu sei nato nel 1997 in Giappone, è nata lì la tua passione per le moto?
"Allora, diciamo che ho iniziato controvoglia a correre in moto, è un po' una cosa strana, però io ho iniziato a 4 anni a girare in moto. Non lo so gli altri, ma credo che non c'è nessuno che prende una decisione di dire 'ok domani vado a girare', quindi le cosa sono iniziate con le passioni dei miei genitori, soprattutto mio mio papà. Quando mio papà era giovane aveva sempre questo grande sogno di diventare pilota di moto, però purtroppo non era così semplice in quel periodo, mio nonno e mia nonna lavoravano sempre, perciò mio papà non ha avuto l'opportunità di iniziare. Perciò quando mio papà ha sposato con mia mamma e ha saputo che il primo bambino sarebbe stato un figlio maschio mio papà aveva già deciso: mio figlio lo monto in sella quando arriva all'età giusta per iniziare. Quindi, sì, è iniziato con la passione del mio papà e questa passione dopo un po' di anni l'ha trasmessa anche a me. Però diciamo che per i primi 3-4 anni l'ho fatto un po' controvoglia"
Ma andavi forte nonostante fosse controvoglia?
"Quando ho iniziato mia mamma era tipo una molto tosta, andavo a scuola e mia mamma veniva a prendermi sempre tutti i pomeriggio di fronte la scuola, e quindi dalle 3 di pomeriggio fino alle 7 di sera andavo in una pista di minimoto vicino a casa, tutti i giorni per due anni, senza neanche una pausa. Chiaramente facendo questo allenamento si impara abbastanza in fretta tutti..."
Qualcuno, non tutti tutti...
"Sì cioè, a me cioè non piace dirmi da solo che io avevo talento, comunque mia mamma e i miei genitori mi hanno aiutato a crescere in fretta rispetto agli altri, dandomi questa opportunità di andare a girare tutti i giorni, anche se non avevo voglia, te lo ripeto, chiaramente a quella età, 6-7 anni, quando vedevo gli altri amici di scuola andare a giocare a calcio, baseball, basket o in sala giochi ogni pomeriggio io ero un po' invidioso, perché comunque dai, quel periodo volevo andare a giocare di pomeriggio a casa degli altri, però non potevo perché mia mamma sempre si presentava davanti a scuola e veniva a prendermi con il furgone e per forza dovevo salire e andare via, perciò sì ogni pomeriggio quando tornavo a casa dal circuito dicevo 'Ma perché io devo fare questa cosa che non mi diverto, non ho voglia?' E lì comunque ricordo sempre le parole che mi ha detto mia mamma 'Guarda, sicuramente adesso non ti piacerà, senti che stai facendo qualcosa di molto difficile rispetto agli altri però ti ricorderai, magari fra 20 anni, 25 anni, brutto da dire, ma magari gli altri staranno lavorando in una ditta e invece tu, se fai questo sacrificio adesso, vedrai che fra 20-25 anni sarai facilitato a scegliere tu dove vuoi essere effettivamente' ed è stato così, su questo vorrei dire grazie a mia mamma, ecco"
Quindi la passione era del babbo, poi però è stata la mamma a spingerti verso la moto?
"Sì, allora mio papà lavorava sempre, da lunedì a venerdì sera, a volte anche sabato. Quindi alla fine quella persona che è sempre stata accanto era mia mamma"
Dov'è che abita la tua famiglia in Giappone?
"Casa mia è a Chiba, dove sono nati anche Harada e Nakagami, siamo paesani"
In Giappone quali sono gli sport più famosi e quelli che praticano i bambini?
"Credo il calcio è primo, secondo baseball, poi basket, golf"
Ma le moto sono seguite?
"No, nessuno"
Nonostante Yamaha, Honda...?
"Nessuno, cioè almeno dove andavo io alle elementari ero l'unico che andava in moto, nonostante il mio paese dove sono cresciuto abbia un sacco di circuiti di minimoto, un po' come Rimini e Riccione"
Tu da quanti anni sei in Italia?
"Dal 2017"
E in Giappone torni mai?
"Solo quando c'è la gara, poi raramente"
Quindi la famiglia la vedi poco?
"Sì, i miei li vedo 10 giorni all'anno a meno che mio papà o mia mamma vengano a vedere alcune gara in Europa, ma raramente"
Però so che tua sorella è una sportiva, giocava a golf?
"Sì, ex sportiva anche lei, ex sportiva"
Tu ormai sei ex?
"Ex"
Hai mai pensato di provare a ripartire magari dal campionato italiano, dal CIV?
"Sì, cioè non dico che non ho pensato di continuare la carriera, chiaramente questo inverno, soprattutto a dicembre e a inizio gennaio c'ho pensato parecchio e ho ragionato anche su tantissime opportunità o possibilità di continuare la carriera, magari in America o nel Cev o anche in British Supersport, varie possibilità, però per ora non è diventato niente vero"
Se ti dicessero 'Vieni a fare una gara al CIV!', andresti?
"No, perché ho deciso di smettere. Prima di tutto il mio sogno, i miei sogni obiettivi personalmente, anche della mia famiglia sono stati sempre di provare a vincere, a diventare campione del mondo di MotoGP, Moto2 e Moto3. Fortunatamente sono riuscito anche a vincere dei GP, a fare pole position, a fare podi, diciamo che sono stato fortunato ad arrivare a quegli obiettivi, a raggiungere quegli obiettivi, però mi è mancato raggiungere il mio obiettivo finale: diventare campione del mondo. Purtroppo quest'anno non avevo l'opportunità di continuare a gareggiare in Moto2 o Moto3, c'ho pensato parecchio di continuare correre anche in Supersport 600, ma oggi è un po' difficile trovare un posto dove correre senza senza portare un ingaggio, senza portare sponsor, diciamo che il problema grosso era quello economico. Non è detto che non potevo portare qualcosa per correre, però dentro di me mi sembrava di stare un po' fingendo con me stesso, perché l'obiettivo era sempre stato vincere il mondiale, ok la voglia di correre c'è ancora, però devo cambiare campionato, e a quel punto c'ho pensato e ho detto forse se devo cambiare ambiente, devo uscire dal motomondiale... se magari avessi avuto l'opportunità di continuare in Moto2 o Moto3, portando magari anche un po' di sponsor personali forse ci avrei pensato, purtroppo non ho avuto questa occasione. Allora ho deciso, ok forse è il momento giusto di dire 'ok c'ho provato', magari è il momento di trovare obiettivi nuovi nella mia vita, non posso raggiungere l'obiettivo che avevo da piccolo, non ho voluto allungare la vita del pilota, ho deciso di dire stop e coltivare qualcosa per il futuro"
Possiamo sapere quali sono i nuovi obiettivi?
"Ci sono tantissimo obiettivi, mpiacerebbe continuare ad essere legato al mondo dove sono cresciuto, sinceramente non ho idea ancora, ma spero in futuro di tornare nel paddock"
Quali sono i tuoi piloti preferiti di sempre?
"Wayne Rainey, Harada e Valentino Rossi"
Che rapporto hai con Rossi?
"Vale mi ha invitato anche quest'anno alla 100 km dei Campioni, lui è come lo vedi in televisione, identico, non cambia nulla. Stragentile, super, è un po' strano, ma lui sa tutto di tutti, cioè la prima volta che l'ho visto c'ho parlato e mi ha detto 'Ah Tatsu, come stai? Di qua, di là...' cioè sapeva il mio nome?? Lì mi sono rimasto un po'... aspetta, cioè Vale che mi conosce, conosce il mio nome? Aspetta un attimo! Sono rimasto stupito, in senso positivo"
Cosa ti mancherà di più quest'anno del Paddock?
"Già mi fa strano stare in casa in questo periodo, sinceramente. Domani inizia già il test ufficiale di Moto2 e Moto3, sono parecchi anni che sono stato sempre lì e di punto in bianco sono a casa, s San Marino. È una sensazione un po' difficile da spiegare, non sono triste, è tipo malinconia, che dici 'Caspita', ogni tanto prima di andare a letto mi viene da pensare che di solito in questo periodo preparavo le valigie, lo zaino per andare via e adesso sto a casa... un po' troppo rilassante. Quindi mi mancherà sicuramente quell'atmosfera del Paddock, lì il tempo vola, cioè quei 3-4 giorni sembrano 24 ore. Di sicuro non mi mancherà lo stress che avevo durante il weekend, prima della gara o magari nelle prove, ultimamente ne avevo sempre. È anche un po' normale, perché ultimi ultimi due anni facevo un po' fatica a portare risultati, quindi avevo un sacco di pensieri, dubbi su di me, quindi, anche quando tornavo a casa dalle gara stavo sempre lì a pensare 'Cosa posso fare? Dove posso migliorare? Cosa sto sbagliando?', sempre quella tensione, stress, quindi mi stancavo mentalmente"
Ti ringrazio per questo racconto e spero di rivederti sia nel paddock che in pista, magari davvero, se qualcuno ci sta ascoltando e vuole offrire una gara anche al Civ, Tatsu io ci sto! Poi vedremo se ci stai tu!
"Vediamo, vediamo però posso dire che la mia carriera... si è chiuso il cerchio"