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Brad Binder s'è fatto con 48 ore di anticipo il regalo per i suoi 25 anni. Nato l'11 agosto del 1995, infatti, il pilota sudafricano è salito oggi sul gradino più alto del podio in una gara di MotoGP. Chi lo conosce lo descrive come uno di quei piloti di una volta: sanguigno e interessato solo alla vittoria. Chi ci lavora, invece, parla di lui come di un ragazzo capace di abbassare la testa e rimboccarsi le maniche per dimostrarsi all’altezza della MotoGP.
Di lui, però, si sa molto poco, perché fino ad oggi, ad eccezione di qualche addetto ai lavori, pochi erano pronti a scommettere sul suo conto e sulle sue possibilità di ben figurare. Tanne Courtney Renniers, la sua biondissima compagna, quella che secondo i giornali di settore ha saputo infondergli quella serenità che spesso per un pilota è l’unica via verso la concretizzazione dei risultati.
E pensare che la sua strada doveva essere a quattro ruote. Brad Binder - l’eroe di giornata, il pilota sudafricano tutto cuore che ha regalato a KTM la consacrazione definitiva - aveva cominciato con i kart, da piccolissimo, quando aveva solo otto anni. Due anni nelle categorie dedicate ai bambini e poi la decisione di provarci anche con le due ruote, quasi come attività da portare avanti parallelamente a quella con il volante. Ma le vittorie sono arrivate immediatamente e puntare tutto sulle moto è diventato quasi un obbligo dopo i successi nelle categorie 50, 125 e 150.
A tredici anni Brad Binder aveva vinto praticamente tutto dentro i confini nazionali, tanto da azzardare il grande salto cambiando continente e partecipando all’ Aprilia Superteens Series, in Inghilterra, rimediando un secondo posto e una caduta nella doppia gara che gli sono valsi la partecipazione alla Red Bull Rookies Cup già nel 2009. E’ lì che corre per tre stagioni, facendo buone prestazioni, ma senza mettere nel sacco risultati entusiasmanti, accusato spesso di essere troppo funambolico e troppo poco calcolatore.
Ma è nel 2011 che arriva per lui la grande occasione, quando il povero Luis Salom, infortunato, è costretto a saltare il Gran Premio di Indianapolis e Brad Binder si ritrova in sella alla sua Aprilia del team RW Racing. In quell’anno partecipa anche ad un altro Gran Premio, ma è proprio nel Team RW Racing che ha convinto, tanto che l’anno successivo gli viene affidata la seconda moto della squadra, nello stesso box proprio di Luis Salom.
Nel 2013 ancora mondiale Moto3, ma in un altro team e senza grandi risultati, mentre il primo podio arriva nel 2014, facendo scoppiare la festa in Sudafrica dopo 29 anni dalla terza piazza conquistata da Mario Rademeyer nel gran premio di casa del 1985 in Classe 250.
Per Brad Binder il terzo posto del 2014 diventa il lasciapassare verso il Team RedBull Ajo, ma per la prima vittoria mondiale bisognerà aspettare il 2016 e il circuito di Jerez. Una vittoria attesa tutta una carriera e arrivata nel migliore dei modi: dopo una rimonta pazzesca dalla 35esima casella della griglia.
Una prova di forza che galvanizza lui e il suo team, fino ad arrivare a fine stagione sulla vetta della classifica mondiale, portando a casa il titolo e conquistando per l’anno successivo l’approdo in Moto2. Anche qui per vederlo passare per primo sotto la bandiera a scacchi bisognerà aspettare un anno, con la vittoria ad Aragon. Ma il suo anno sarà il 2019, chiuso al secondo posto della classifica mondiale, ma ricco di prestazioni che gli sono valse la fiducia di KTM per il grande salto in MotoGP.
Il resto è storia di queste settimane: 13esimo nel primo round di Jerez, ritirato nel secondo e, oggi, primo a Brno, regalando a KTM la prima storica vittoria in MotoGP.