MotoGP. Addio a Fausto Gresini. Il ricordo di Giovanni Zamagni

MotoGP. Addio a Fausto Gresini. Il ricordo di Giovanni Zamagni
Il due volte campione del mondo non ce l’ha fatta, ha perso la sua lotta contro il Covid, che lo aveva colpito da prima di Natale. Ricoverato dal 27 dicembre nell’ospedale Maggiore di Bologna, Fausto è morto. Lascia la moglie Nadia e quattro figli
23 febbraio 2021

Fausto Gresini ci ha lasciati. Ha lottato duramente, ma alla fine ha perso la sua sfida contro il maledetto Covid nell’ospedale Maggiore di Bologna, dove era ricoverato da dopo Natale.

Dal 27 dicembre, Fausto è sempre rimasto in terapia intensiva, costretto a respirare tramite una macchina, dalla quale non si è mai staccato. Ci sono stati miglioramenti, da quindici giorni non aveva più il Covid: sono stati giorni di speranza, ma la situazione, purtroppo, è sempre rimasta critica. Fino al peggioramento di settimana scorsa, proprio alla vigilia della presentazione ufficiale della squadra. “Fausto vuole che si vada avanti” aveva detto Carlo Merlini, direttore commerciale del team Gresini, da anni a fianco del due volte campione del mondo, suo grande amico. Tra sabato e domenica la sua vita è stata appesa a un filo, poi un leggerissimo miglioramento, ma con pochissime speranze, fino alla morte.

Gresini aveva compiuto 60 anni lo scorso 23 gennaio; lascia la moglie Nadia e quattro figli - Lorenzo, che in queste settimane ha aggiornato costantemente sulla situazione del babbo dalla sua pagina Facebook, Luca, Alice e Agnese - ai quali vanno le condoglianze di tutti gli appassionati di Moto.it.

Campione in pista e fuori

Fausto Gresini ha conquistato due mondiali della 125, nel 1985 e nel 1987, quando ha vinto 10 delle 11 gare in calendario. Un’impresa eccezionale, ma molti lo ricordano soprattuto per quanto fatto nel 1990, in Australia, quando nell’ultima gara ha aiutato il giovanissimo Loris Capirossi, suo compagno di squadra al debutto nel motomondiale, a conquistare il titolo della 125: una generosità commovente, considerando che Gresini era il numero uno del team e Loris il ragazzo che doveva solo imparare.

Altri avrebbero avuto invida e rancore, lui lo ha aiutato a diventare grandissimo. Tra loro la rivalità è stata accesa solo in pista: i due andavano ai GP insieme, perché Capirossi non aveva ancora la patente. Ci sono stati scontri, in pista e fuori, ma sono sempre rimasti legatissimi. Perché Fausto era prima di tutto una persona generosa, senza invide. Un legame fortissimo tra i due, tanto che nel 1995 Gresini è diventato una sorta di “coach” di Capirossi; poi nel 1996 ha iniziato a pensare a fare una propria squadra che ha realizzato definitivamente nel 1997, quando ha fatto correre Alex Barros con la Honda bicilindrica 500.

Da lì in poi, la crescita è stata costante, con il passare degli anni il team Gresini è diventato sempre più importante, ha vinto gare e titoli mondiali in 250 con Daijiro Kato, in Moto2 con Toni Elias, in Moto3 con Jorge Martin, infine anche in MotoE con Matteo Ferrari.

Un cammino trionfale, ma con due grandi lutti: Kato nel 2003 a Suzuka e Marco Simoncelli nel 2011 a Sepang. Due cicatrici profonde nel cuore di Fausto, che avrebbe voluto smettere, perché i suoi piloti erano come suoi figli. Ma la passione per la moto lo ha sempre fatto andare avanti, nonostante tutto.

Modi gentili, sempre sorridente, quel tipico fare da emiliano-romagnolo, la parlata facile, sempre la voglia di scherzare. Entrare nell’hospitality del team Gresini era sempre un piacere, come tornare a casa. Una grave perdita per tutto il motociclismo.

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