MotoGP. Alberto Puig: Lorenzo ci ha provato con la Honda ma non era felice

MotoGP. Alberto Puig: Lorenzo ci ha provato con la Honda ma non era felice
Il team manager HRC a ruota libera sul rinvio, sui presunti vantaggi tecnici di Honda e quelli fisici di Marc Marquez, sulle difficoltà di Alex Marquez e su Jorge Lorenzo. Non giudica il rientro di Jorge dopo l’annuncio del completo stop e gli augura di essere felice
27 marzo 2020

Senza peli sulla lingua nella sua intervista con l'agenzia EFE sui "vantaggi" del rinvio causato dal coronavirus, il manager del team HRC si è spinto ad affermare che "se qualcuno imbrogliasse nel campionato 2020, non sarebbe Honda".

Alla domanda diretta, se cioè Honda avesse beneficiato del rinvio dell'inizio del mondiale MotoGP, Alberto Puig è stato molto chiaro. Il manager è considerato scontroso, magari, ma non si nasconde mai.

“E’ vero esattamente il contrario: noi siamo stati gli unici in Qatar, nelle ultime sessioni dei test pre-stagione, a mostrare il DROI (acronimo di sviluppo del motore per la stagione) che IRTA chiede ai team. Gli unici. Nessun altro lo ha fatto. La Honda non ha intenzione di modificare nulla, anche perché un motore non viene fatto in cinque minuti. La gente parla, ma non ha molte informazioni e non capisce granché".

Sui problemi tecnici riscontrati nella tre giorni del Qatar a fine febbraio, quando nel box HRC si arrivò a cannibalizzare una RCV del 2019 per espiantare i diversi elementi sulla moto nuova e capire cosa non stava funzionando, Puig è stato vago.

“Non posso entrare nei dettagli, ma già lì in Qatar, nell'ultimo giorno dei test, la situazione è progredita molto. Siamo molto migliorati e mi sorprende che siano nate le chiacchiere, come se Honda avesse bisogno di tempo per sviluppare la moto e il motore quando, appunto, siamo stati gli unici a mostrare ciò che ci è stato chiesto dall’IRTA in quei giorni”.

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E sul recupero fisico di Marc Marquez? In questo caso il rinvio è provvidenziale, gli è stato suggerito.

“E’ giusto dividere questa domanda –ha risposto Alberto- in due parti. La prima: è vero che sia in Malesia che in Qatar, Marc era provato fisicamente, e la verità è che la spalla non era stata recuperata, nemmeno al sessanta per cento. Perché era stata un'operazione seria, pensavamo che sarebbe stato più facile uscirne, ma non lo era. Quindi questo arresto forzato è stato probabilmente un bene, ma non siamo certo soddisfatti: questa mostruosità - la pandemia di coronavirus - non è voluta da Marc come non è voluta da nessuno. Avremmo preferito iniziare il campionato con le cattive condizioni fiche che Marc aveva in quel momento”.

“E in secondo luogo - ha aggiunto Puig con fervore - devo anche dire che, a differenza di molte credenze, nessuno pensa che Marquez abbia passeggiato in Qatar. Stiamo parlando di Marc Márquez, non stiamo parlando dell’ultimo arrivato con un problema alla spalla. Cazzo, sì, la spalla gli faceva male ma domenica sera sarebbe stato nel gruppo: con molta sofferenza, sì, con molte difficoltà sì, con grande dolore. Ma Marc Márquez, domenica notte in Qatar, avrebbe lottato per la vittoria".

Da Marc ad Alex

Come ha visto, Alberto, il rookie Alex Marquez nei test di pre-stagione?

“Come doveva essere, la categoria è difficile, la MotoGP è super impegnativa, è soprattutto la moto è pazzesca e i rivali, quasi tutti, sono grandi piloti. La moto e la categoria sono molto fisiche e Alex sta facendo quello che deve fare, seguendo il suo normale processo. Logicamente ha pagato in Malesia e ha pagato in Qatar con la rigidità, il dolore e la stanchezza che sono tipici di quei momenti in cui cerchi il tempo e non ci arrivi e devi fermarti. Ma è normale al primo anno di guida su una di queste moto e poi con una moto come la nostra: che sappiamo tutti è potente, impegnativa e non sei lì per partecipare allo show.”

Sulle difficoltà di Jorge

E’ a questo punto dell’intervista che ad Alberto Puig è stato proposto il confronto con Jorge Lorenzo. Le difficoltà di Alex sono analoghe a quelle che ha incontrato l’anno scorso Lorenzo?

 "No, è molto diverso. Intanto - ha puntualizzato - per essere onesti quando Lorenzo provò la moto a Jerez, a novembre, fu molto veloce. E penso che abbia fatto il terzo o il quarto miglior tempo dopo solo due giorni a Valencia. È stato molto veloce subito, poi siamo arrivati ​​in Qatar è ha cominciato bene, ma immediatamente ha iniziato a cadere: è caduto due o tre volte in Qatar, lì ha iniziato a perdere il feeling con la moto. Jorge era un pilota con molta esperienza e con il suo modo molto particolare di guidare, mentre Alex sta ancora cercando di trovare la confidenza con la moto. Non è possibile confrontare le due cose e fare paragoni”.

Naturalmente il tema Lorenzo è diventato centrale, nell’intervista, quando è stato chiesto a Puig un giudizio sul cambio di rotta del maiorchino, che aveva annunciato di chiudere con le moto e adesso è collaudatore Yamaha e sarebbe addirittura pronto a correre in Catalogna come wild card.

“E’ la sua vita - ha replicato pronto - e non c'è niente da dire. Risponderò dal mio punto di vista, che è anche il punto vista di Honda. Durante l'anno passato sia lui che la Honda hanno provato e riprovato, la Honda ha cercato di dargli ciò che chiedeva, con i nostri limiti, lui è stato anche veloce ma ha avuto due incidenti bestiali”.

"Quando un pilota cade come è caduto lui al Montmeló e ad Assen, io capisco che non sta passeggiando, che ci sta davvero provando. Ci abbiamo provato tutti, ma la vita non è ciò che vuoi, è quello che è, alla fine non è andata bene. L'interruzione del contratto è stata amichevole, le due parti hanno capito che una parte non voleva continuare e l'altra non avrebbe forzato nessuno che non fosse a suo agio”.

La cosa bella della vita è che tutti possono e dovrebbero fare quello che vogliono, ha aggiunto Puig scaldandosi un pochino di più ma senza esagerare, e se Lorenzo ha scelto quel percorso avrà probabilmente qualcosa dentro che spinge.

“Quella è una motocicletta che conosce, che gli piace, avrà valutato di farcela. Non sono nessuno per giudicarlo o per discutere sull'argomento, spero solo che vada bene e, soprattutto, che sia felice. Perché la verità è che, l'anno scorso, Jorge felice non era e nessuno lo ha visto godersi la moto. Fare il pilota è un lavoro molto incasinato, ma, quando sei un campione, di solito ti godi la tua professione e la tua vita mentre l'anno scorso quest'uomo non l'ha fatto. Non gli è piaciuto nulla della situazione in cui viveva”