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Le MotoGP odierne sono sempre più vicine fra loro. I tempi parlano chiaro: i primi dieci sono sempre raccolti in una manciata di decimi, e guadagni marginali portano a differenze importanti in termini di posizioni. Non suscita quindi troppo scalpore la constatazione di Alex Rins, che specifica chiaramente quanto perdano lui e il compagno di squadra Joan Mir a causa dell'assenza dell'Holeshot device sul retrotreno della loro GSX-RR.
Facciamo un passo indietro: ai sistemi che abbassano l'avantreno arrivati al debutto nella seconda metà del 2019 e diffusi universalmente nel corso del 2020, alla fine dell'anno scorso si sono iniziati a vedere sistemi - Ducati è stata la prima, come spesso accade - che abbassano il retrotreno. Sistemi che diverse case hanno iniziato a utilizzare non solo in partenza, ma anche nel corso della gara, nelle accelerazioni più significative, guadagnando decimi preziosi.
Una situazione che ha complicato notevolmente la vita dei piloti Suzuki, che pagano una scarsa efficacia della GSX-RR in qualifica, e tipicamente devono correre in rimonta. Una strategia obbligata che Rins e Mir trovano ancora più difficile nel momento in cui le loro possibilità di passare in staccata vengono ridotte da concorrenti più efficaci in accelerazione. E proprio qui, in sostanza, starebbe la differenza di competitività rispetto al 2020: entrambi sono costretti ad andare sempre al limite, rischiando di più e incappando in numerose cadute.
Secondo Rins, i piloti che possono utilizzare l'abbassatore posteriore nel corso del giro riescono a guadagnare dai tre ai quattro decimi al giro, che rapportati sulla distanza di gara, con una media di 25 tornate, valgono circa dieci secondi. "Suzuki ha fatto il calcolo su tutte le piste. Al Sachsenring, per esempio, perdiamo quattro decimi. Ad Assen non lo so con certezza, ma circa tre decimi. In Qatar, per dirne una, solo sul rettilineo principale perdiamo dai tre ai quattro decimi."
"Al Sachsenring tanto io che Mir ce ne siamo accorti nel corso della gara, ma basta guardare le immagini dall'elicottero per rendersi conto di quanto gli altri riescano a prendere a me e a Joan. E così non abbiamo nessuna possibilità di restare vicini al pilota che abbiamo davanti e provare a passare in staccata. Su altre piste, come il Mugello, la differenza era meno marcata" spiega il calatano, che però apprezza molto l'equilibrio generale della GSX-RR. "La nostra moto però funziona molto bene, e alla fine è questo che conta davvero".
La situazione dovrebbe sbloccarsi dopo la pausa estiva: la versione Suzuki del sistema è attesa per la seconda gara sul circuito dello Spielberg. "Lo stiamo chiedendo da tempo. È chiaro che Suzuki sta lavorando durissimo, però la loro filosofia è di portare in gara soluzioni nuove solo quando sono sicuri che funzionano bene. Teoricamente ci arriverà nella seconda gara in Austria, anche se immagino che Guintoli o Tsuda avranno modo di provarlo prima."