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ALCANIZ – Pimpante a inizio gara, in testa dal nono all’undicesimo giro, in difensiva nella fase centrale della gara, di nuovo attaccante nel finale, terzo al traguardo, battuto da Marc Marquez (ampiamente previsto), ma anche da Jorge Lorenzo (e questa è una sorpresa e, per certi versi, una sconfitta pesante): Valentino Rossi è stato protagonista nel bene e nel male ad Aragon.
«Per la gara abbiamo modificato un po’ la moto, con l’obiettivo di salvaguardare la gomma posteriore per la seconda parte. Ma non ha funzionato, sono state più efficaci le modifiche fatte da Lorenzo, ero più in difficoltà di lui. E’ venuto a prendermi, è riuscito a passarmi, perché era più rapido in un paio di punti: lui qui ha sempre guidato bene, lo ha fatto anche oggi. Sono comunque riuscito a stargli in scia, nell’ultimo giro ero convinto di potermela giocare, c’erano delle curve dove mi sentivo più forte. Invece, ho sbagliato al penultimo giro e sono finito lungo alla curva 12».
Quindi non è stato un attacco sbagliato?
«No, non potevo attaccarlo lì. Quella è una staccata difficile, dopo 50-60 metri di frenata ho capito che non mi sarei mai fermato: sarebbe stato brutto prenderlo, anche se avrebbe avuto il suo fascino… Provare a fare la curva avrebbe significato una grande probabilità di centrarlo: non avevo paura dell’incidente in se stesso, ma di quello che sarebbe accaduto dopo! Scherzi a parte, ho capito che non ci stavo e sono andato lungo. Peccato, sarebbe stato un finale interessante, sarebbe stato bello provare a fare secondo».
Ti ha sorpreso Lorenzo così aggressivo dopo le difficoltà delle prove?
«Sinceramente mi sorprende di più quando Lorenzo va piano di quando va forte».
Quando era in testa, hai anche pensato di vincere?
«Ci speri sempre quando ti trovi in quella situazione. Sono partito bene, al via ho fatto uno scatto da 100metrista, lasciando la frizione proprio allo spegnersi del semaforo. Ho passato subito Crutchlow e Dovizioso, all’inizio ci sono stati un po’ di sorpassi, mi sembrava di averne di più di Vinales e, per un motivo o per l’altro, Lorenzo e Marquez erano un po’ in difficoltà. Quindi sì, c’ho sperato, ma quando Marquez è arrivato ho capito subito che era troppo veloce. Dobbiamo lavorare bene per il fine campionato, perché la Yamaha non vince da Barcellona, mentre la Honda è cresciuta, ha trionfato con piloti differenti, non solo con Marquez. Spero di essere competitivo nelle ultime quattro gare, provare a giocarmi la vittoria».
Ma si può migliorare la moto per gli ultimi 4 GP?
«No, ma, come si è visto, molto dipende da pista e pista: a Motegi capiremo meglio la competitività della M1. E’ vero, però, che a inizio campionato la Yamaha sembrava la migliore, ma adesso c’è da lavorare».
Il campionato è finito?
«Era difficile prima di arrivare qui quando avevo 43 punti da recuperare, lo è a maggior ragione adesso che sono a 52. Rimane il secondo posto: visto che non c’è altro, facciamo in modo che sia importante. E’ una bella sfida con il compagno di squadra, una questione di onore: l’importante è riuscire a fare delle belle gare».
Avevi fatto tanta fatica a recuperare punti e in un solo GP ne hai persi nove: è frustrante?
«No, ho perso il campionato nella prima parte della stagione, con i due errori di Austin e Assen e con la rottura del motore del Mugello».
Galbusera, il tuo capo tecnico, dice che per come ti vede in forma continuerai anche oltre il 2018.
«Sono d’accordo con lui! Già tremo a pensare a quella data: certo sarebbe un po’ strano continuare a correre dopo i 40 anni…».
Ma per il 2018 c’è tempo, prima bisogna finire al meglio questo campionato.