MotoGP. Argentina 2016. Da zero a dieci

MotoGP. Argentina 2016. Da zero a dieci
Da zero a dieci: numeri e voti sul GP d’Argentina, un modo per ripercorrere quanto accaduto a Termas de Rio Hondo, non solo in pista
5 aprile 2016

Da zero a dieci: numeri e voti sul GP d’Argentina, un modo per ripercorrere quanto accaduto a Termas de Rio Hondo, non solo in pista.

 

YAMAHA IN DIFFICOLTA’

Nemmeno un giro in testa per i piloti Yamaha: una rarità. Nel 2015 era accaduto solamente in due GP: ad Austin e in Malesia. Nelle altre 16 gare o Lorenzo o Rossi avevano effettuato almeno un giro davanti a tutti. Evidentemente, su questo circuito e con quelle condizioni la M1 ha sofferto.

0: COME I GIRI AL COMANDO DELLA YAMAHA

 

SABBIA E SPORCO: IMPOSSIBILE GUIDARE

E’ una costante quando si va a correre in Sudamerica: accadeva in passato in Brasile, succede adesso in Argentina. Piste poco usate, e quando arriva il motomondiale i piloti trovano l’asfalto in condizioni disastrose, quest’anno perfino peggio del solito, come confermano i riscontri cronometrici: nel 2015, in Moto3, il più veloce al termine delle FP2 era stato Kent in 1’49”154, nel 2016 Bastianini in 1’51”137; in Moto2 Zarco nel 2015 era 1° in 1’43”239, nel 2016 in 1’44”533; in MotoGP nel 2015 il più veloce nelle FP2 era stato Aleix Espargaró in 1’38”776, nel 2016 è stato Marquez in 1’41”579. Come si vede, quindi, in tutte le categorie si è andati più piano, a conferma che la causa del rallentamento è stato l’asfalto, non le nuove gomme della MotoGP. In questo caso, ha ragione Iannone quando dice: «Il motomondiale merita uno standard più elevato, non si può perdere una giornata per pulire l’asfalto».

VOTO 1: NON DOVREBBE ACCADERE

 

DIREZIONE GARA SEMPRE SOTTO ACCUSA

Come non dovrebbe accadere che la Direzione Gara faccia subito ripartire le FP4 appena tolta dalla pista la Ducati di Scott Redding, senza prima verificare cosa fosse successo esattamente. C’è voluto l’intervento di Loris Capirossi, che mentre la direzione gara prendeva la sua decisione stava tornando dalla pista dopo essere stato alla curva dell’incidente. Loris, giustamente, ha fatto esporre nuovamente la bandiera rossa e ci si è consultati con i tecnici della Michelin e i team manager. Ma non solo: dopo che la Michelin sabato sera aveva deciso di ritirare le due gomme posteriori utilizzate fino a quel momento, e di imporre un nuovo pneumatico da provare in un warm up aggiuntivo, nessuno ha pensato a un “piano B” nel caso fosse piovuto, come era previsto e come puntualmente è accaduto. Così, la domenica mattina è stato un delirio di ipotesi e contro ipotesi: si cerca sempre e solo di curare, mai di prevenire.

VOTO 2: IL MOTOMONDIALE NECESSITA’ DI GIUDICI CAPACI

 

TROPPE CONCOMITANZE

Già che siamo in tema di “organizzazione”, sembra inconcepibile che le prime due gare della stagione siano state messe in concomitanza con le prime due della F.1 e il GP d’Argentina addirittura con la SBK, con ovvia perdita di spazio sui quotidiani, anche quelli sportivi, non solo italiani ma di tutto il mondo. D’accordo, quest’anno ci sono gli Europei di calcio e le Olimpiadi di Rio, quindi il calendario è più compresso, ma queste sovrapposizioni fanno male al nostro sport. Senza dimenticare i continui cambi a stagione in corso che avvengono in SBK.

VOTO 3: CALENDARI DA RIFARE
 

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UN VIAGGIO INFINITO

Termas de Rio Hondo è veramente difficilissima da raggiungere: dall’Europa ci vogliono mediamente 30-35 ore, ma basta perdere una coincidenza e i tempi si allungano in maniera pazzesca. Il più sfortunato è stato Marc Marquez, che tra ritardi, voli annullati, problemi tecnici (a un motore del volo charter che doveva portare la HRC da Buenos Aires a Termas) ha impiegato 60 ore! Personalmente, sono uscito da casa mia a Milano alle 15.30 con lo scooter, ho preso l’aereo a Linate, ho cambiato ad Amsterdam, dopo 14 ore sono arrivato a Buenos Aires, ho fatto 90 minuti di macchina per cambiare aeroporto, ho preso un altro aereo per Tucuman, quindi dopo un’ora di auto sono arrivato a destinazione.

4: COME GLI AEROPORTI PER RAGGIUNGERE TERMAS

 

ITALIANI IN DIFFICOLTA’

Andrea Locatelli a parte - autore di una bella gara e di un pel quarto posto, suo miglior risultato di sempre nel motomondiale – i piloti italiani sono “naufragati” in Argentina, impauriti, nelle fasi iniziali, dal dover guidare sull’asfalto umido con le gomme “slick”. Condizioni indubbiamente difficili, ma con un po’ più di coraggio si poteva portare a casa una prestazione ben differente.

5: POCO CORAGGIOSI
 


MORBIDELLI, CHE PECCATO

In Qatar la partenza anticipata, in Argentina una caduta a due giri dalla fine mentre stava lottando per il podio: non si può dire che sia stato un buon inizio per Franco Morbidelli, il miglior talento italiano in Moto2. Ma in entrambe le gare, Franco ha confermato di essere un ottimo pilota, di poter stare costantemente nelle prime pozioni.

6: DI INCORAGGIAMENTO

 

QUATTRO MOTO VICINE

Nelle qualifiche, i primi sette piloti – Marquez, Rossi, Lorenzo, Pedrosa, Dovizioso, Iannone e Viñales – erano racchiusi in meno di un secondo (0”964) a conferma di un equilibrio, perlomeno in prova, che si era già visto in Qatar. Bello vedere Honda, Yamaha, Ducati e Suzuki così vicine: è un’altra conferma della crescita della GSX-RR. E anche in gara a Termas si è visto come tra le quattro moto non ci sia più la differenza abissale del 2015. In attesa che arrivi anche l’Aprilia.

7: COME I PILOTI IN MENO DI 1” IN QP

 

ZARCO SI CONFERMA

La Moto2 è una categoria dove è difficile imporsi per due anni consecutivi, ma Johann Zarco sembra avere talento e classe per riuscirci: in Argentina, come è avvenuto tante volte nel 2015, ha fatto quello che ha voluto. E che bello quel salto mortale all’indietro da bordo pista, per festeggiare il successo.

8: VELOCE E CONSISTENTE

 

 

DOVIZIOSO, CHE SORPASSO

Il più bel sorpasso del GP è stato quello di Andrea Dovizioso, che al penultimo giro, in una sola curva (la 5) ha infilato Valentino Rossi e Andrea Iannone, che aveva provato ad attaccare Valentino, ma era stato poi costretto ad allargare la traiettoria. Il Dovi non ci ha pensato un attimo e si è buttato all’interno di entrambi.

9: MANOVRA PERFETTA E SPETTACOLARE

 

PAWI, CHE FENOMENO

Khairul Idham Pawi, 17enne malese, proveniente dal CEV: il suo è un successo storico, perché il primo di un pilota della Malesia nel motomondiale. Quando ci sono condizioni strane – pista umida, ma tutti con le slick – succede sempre qualcosa di particolare, ma quello che è stato capace di fare questo ragazzino ha dell’incredibile: mentre piloti molto più esperti di lui faticavano a prendere le misure all’asfalto, lui spingeva come se guidasse sull’asciutto. Un’impresa casuale? Io dico di no. Sperando di non finire nella rubrica “io l’avevo detto”.L’eroe del GP d’Argentina è senza dubbio lui!

10: NUOVO TALENTO