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ASSEN – E’ un campione straordinario, capace di imprese fuori dalla norma. Comunque la si pensi sul contatto con Marc Marquez all’ultima chicane che ha deciso il GP d’Olanda, quello che Valentino Rossi è riuscito a fare ad Assen ha dell’incredibile. Primo nelle FP1, primo nelle FP3, primo in qualifica, sempre protagonista: ancora una volta Valentino è riuscito a trasformarsi, a cambiare pelle, a diventare veloce fin dal primo giro del primo turno di prove libere, in un cambiamento di approccio alla gara che non riesce a fare nemmeno un ragazzino. Figurarsi quanto è difficile per un campione di 36 anni che ha già vinto tutto e di più: ecco perché quello che sta facendo è straordinario. E lo è anche quello che ha fatto all’ultima curva: qualsiasi altro pilota avrebbe perso contro Marquez. Non Rossi.
«Oggi è stata bella: era importante cercare di fare il massimo, sfruttare l’occasione. Quando vai forte così, in un campionato che sarà tirato probabilmente fino all’ultima gara, non devi farti scappare la possibilità di vincere, perché Lorenzo, quando è andato forte così, ce l’ha sempre fatta e ha recuperato tanto. Oggi quindi era importante prendere 25 punti invece di 20. All’inizio mi sono un po’ preoccupato, perché Jorge è stato subito velocissimo, poi però io e Marquez siamo riusciti ad andare via: da una parte ero contento, perché Lorenzo era fuori dai giochi, ma dall’altro ho pensato che sarebbe stato un bel problema con Marc, perché con lui alla fine è sempre difficile. Ho spinto per tanti giro, ho fatto un buon ritmo, ma non riuscivo mai a staccarlo. Ero un po’ stanco, ero un po’ al limite, lui mi ha passato. E’ stato davanti, andava forte, però sapevo che potevo andare un po’ di più. Nel penultimo giro ho fatto 1’33”6, eguagliando il suo giro veloce che aveva fatto al quarto passaggio: lui ha detto che lì ha fatto un errore, ma non è vero, sono andato semplicemente più forte, rifilandogli mezzo secondo. Ho provato a replicare all’ultimo giro, ma non ce l’ho fatto e lui mi ha ripreso e siamo arrivati all’ultima chicane. La voglio rivedere, magari mi sbaglio (Rossi rimarrà della stessa opinione anche dopo aver rivisto le immagini, NDA): io ero davanti, ero già entrato, mi ha preso dietro al gomito con la moto, un po’ come era successo in Argentina, mi ha buttato fuori. L’unico modo per rimanere in pista sarebbe stato essere come alla play station, che sei trasparente, ma io c’ero e non ho potuto fare altro».
Ti aspettavi l’attacco all’ultima chicane?
«Speravo di avere un pelo di vantaggio, ma nell’ultimo settore, se sei dietro, in scia, fa molta differenza, perché hai un riferimento. Sapevo che in una ipotetica battaglia con Marquez sarebbe stata molto dura la ultima “esse”, perché lui, in quelle curve lì, con la Honda, entra molto forte. Ho cercato di fare il massimo, ma quando ho piegato a destra e ho visto il cordolo, ho creduto che fosse fatta. In quel momento è arrivato, ma ormai era un po’ tardi, perché io avevo già quasi il ginocchio per terra: credo che anche lui, quando la riguarderà, si convincerà di questa cosa (Marquez non si è convinto, è rimasto sulle sue posizioni, NDA)».
Dopo il taglio della chicane, hai temuto di essere penalizzato?
«Sinceramente no: è stato lui a buttarmi nella ghiaia, io non sarei potuto rimanere in pista in nessun modo, era l’unica scelta che avevo. Ho sperato di non cadere, perché quando arrivi nella sabbia puoi anche stenderti, perché dipende dalla profondità. Ho provato a dare il gas e ce l’ho fatta ad uscire».
La sensazione è che qualsiasi altro avversario avrebbe perso contro il sorpasso di Marquez…
«Lui nell’ultimo giro è forte, ma anch’io… Nel 2014, non ero mai riuscito a fregarlo alla fine, mi aveva sempre battuto le volte che ero riuscito a stargli vicino: era importante batterlo all’ultimo giro, sia per il valore della vittoria rispetto al secondo posto, sia per i cinque punti in più del campionato».
Perché l’anno scorso non riuscivi a batterlo e quest’anno lo hai già fatto due volte?
«E’ anche una questione tecnica. Sono molto contento di avere un po’ di punti di vantaggio su Marquez, perché sono convinto che dalla prossima gara sarà dura con lui. L’anno scorso lui aveva una moto più competitiva ed era superiore: batterlo era veramente difficile. Nel 2015 siamo migliorati tanto, è una lotta diversa: ce la si può fare».
Può essere considerata la gara della svolta, per tutto quello che è successo da giovedì a sabato?
«Questa vittoria è figlia anche del lavoro iniziato a Barcellona, perché dopo l’Argentina non sono stato più troppo competitivo, pur arrivando sul podio. A Barcellona ho modificato molto il setting, il nuovo telaio mi ha aiutato ed è stato differente l’approccio. Ma ogni pista avrà la sua storia».
Cosa rappresentano questi 10 punti di vantaggio?
«E’ importante che Jorge capisca che recuperare punti è difficile: mi aveva quasi raggiunto, ma è un’altra volta a dieci punti. E’ importante, ma mancano ancora talmente tante gare. Oggi dovevo fare una gara “alla Lorenzo”: ci ho provato dalla prima curva e mi è quasi venuta, ma lui di solito da 3-4 secondi a tutti… Una gara così, comunque, è una bella iniezione di fiducia».