Il team italiano si presenta a Monaco di Baviera, davanti ai vertici Audi: Dall'Igna" ci siamo avvicinati, ma la differenza rimane grande. La Factory2 è un compromesso da accettare" | G. Zamagni, Monaco di Baviera
MONACO DI BAVIERA – Atterri all’aeroporto di Monaco e capisci cosa significhi il mondo Audi in Germania: pubblicità ovunque, un intero padiglione a quattro cerchi, la sensazione di avere veramente a che fare con un colosso industriale di livello mondiale. Subito pensi: «Certi risultati non possono essere accettati». Infatti non lo sono.
«Per il nostro gruppo, Ducati, così come la Lamborghini, significa una combinazione di creatività e tecnologia: passione ed emozione sono altre qualità per noi imprescindibili. La Ducati rappresenta tutto questo, ma non possiamo certo essere soddisfatti di quanto fatto in MotoGP (e in SBK, NDA) nel 2013: le aspettative del gruppo sono altre, il nostro obiettivo è il podio» afferma con serenità, ma anche grande fermezza, Ulrick Hackenberg, membro del consiglio di amministrazione Audi AG per lo sviluppo tecnico. Il messaggio è chiaro, adesso tocca all’ingegnere Gigi Dall’Igna.
Per Gigi – ma anche per la Ducati – è la prima conferenza “ufficiale” in Casa Audi: anche questo è un cambiamento di tendenza. Fino all’anno scorso la presenza della Casa dei quattro cerchi sembrava marginale, quasi impalpabile, da oggi si percepisce meglio la sua importanza e la sua forza. Insomma, la responsabilità è grande, ma Dall’Igna rimane tranquillo: il suo modo di lavorare è stato, fino a oggi, il più grande cambiamento portato a Borgo Panigale, con risultati oltre ogni aspettativa, perché la Desmosedici va più forte e tutti gli uomini coinvolti nel progetto – dai piloti ai meccanici – sembrano più gasati e motivati.
FACTORY2: UN MALE NECESSARIO
Dall’Igna, da buon ingegnere, sta ben attento a non sbilanciarsi, a non svelare segreti e anche quando si parla di “Factory2” la nuova categoria che da domani verrà introdotta dalla Dorna appositamente per la Ducati, non entra in polemica con nessuno.
«La decisione di correre nella Open ha sicuramente scontentato qualcuno, ma per noi la situazione è chiara così come la scelta: non c’era alternativa. La Factory2 è qualcosa contro di noi: capisco che per un team privato sia più difficile lavorare sul software rispetto a una Casa come la Ducati e così la Dorna ha preso questa decisione. E’ un compromesso e, come tale, bisogna saperlo accettare».
La Factory2 – ricordiamola ancora una volta – prevede delle restrizioni in caso di risultati importanti (1 vittoria, o 2 secondi posti, o 3 terzi posti): da 24 litri si scenderebbe a 22,5, da 12 motori disponibili a 9.
«Un cambiamento importante – sottolinea Dall’Igna – anche perché il software attuale delle Open non prevede una strategia di gestione del consumo, che invece dovrebbe esserci con 22,5 litri».
Il nostro obiettivo non è vincere, ma ridurre ulteriormente la differenza con Honda e Yamaha
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