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Ultimo giro: Jorge Lorenzo sta andando piano, ma rimane in traiettoria alla 12, l’ultima e velocissima curva. Non si accorge in tempo che dietro di lui sta arrivando a cannone Marc Marquez, in quel momento nel suo “time attack”. Lorenzo è interno, Marquez gli passa vicinissimo, tanto vicino che con il gomito o la spalla urta l’appendice aerodinamica destra della carenatura di Lorenzo.
L’appendice vola via, Marquez procede verso il traguardo, chiudendo sesto. Bandiera a scacchi. I due proseguono verso la parte posteriore del circuito, dove si prova la partenza: Marc affianca Jorge, gli fa segni di stizza inequivocabili, poi con le mani mima chiaramente: “Stavi dormendo?”. Poi il (mezzo) chiarimento.
«Il contatto poteva essere evitato sia da parte mia, ma anche sua - è la tesi di Lorenzo -. Io avrei dovuto accorgermi che c’era dietro di me qualcuno che stava andando forte e non avrei dovuto rallentare così tanto: questo è certamente colpa mia, anche se poi sono stato più interno possibile, sopra la linea bianca. Lui, però, ha calcolato male lo spazio: è chiaro che non mi ha toccato volutamente, ma se fosse stato 20 centimetri più in là, sarebbe passato con più sicurezza, perdendo solo pochi millesimi».
L’otto volte campione del mondo la vede un po’ diversamente.
«Lui ha la sua opinione, io la mia, ma le FP2 ormai sono come le qualifiche, bisogna fare attenzione in certi momenti. Capisco che non l’abbia fatto apposta, ma in quel momento lì, quando tutti tirano per il “time attack”, non puoi rallentare in mezzo alla pista. Fortunatamente non è successo nulla e ci siamo chiariti» chiude Marquez.
Non è la prima volta che accade: a Barcellona, nelle FP3, Marquez era stato ancora più plateale a mandare a quel paese il compagno di squadra, anche in quella occasione lento in traiettoria.
E durante la stagione, non sono mancate le frecciate di Marc a Jorge, specie dopo il Mugello, quando Lorenzo era stato tre giorni in Giappone per trovare una soluzione ai suoi guai. “Facciano quello che vogliono sul serbatoio e sulla carenatura, ma motore e telaio non si toccano” aveva tuonato Marquez, facendo ben intendere alla HRC chi comanda all’interno del box.
Tutto questo accade con Lorenzo infinitamente più lento di Marquez: pensate a che livello sarebbe la rivalità se il maiorchino fosse veloce.
Ed è un vero peccato che non sia così: con Jorge competitivo, Marc non solo avrebbe faticato di più in pista, ma avrebbe trovato un avversario tosto anche a livello psicologico. Purtroppo, per lo spettacolo, non è così. E forse non lo sarà mai.