MotoGP, Binder immaturo per il salto

MotoGP, Binder immaturo per il salto
La sua manovra di Portimao ha rimesso al centro del dibattito l’irruenza di molti piloti. E nel caso di Binder c’è il timore che un pilota così scatenato possa diventare una seria minaccia nella top class. Ci vuole una superlicenza?
9 novembre 2021

Fa discutere, dopo la manovra di Portimao in Moto3 che è costata la gara a Denis Foggia (e forse anche il titolo, chi può dirlo?), la questione di Binder che passa direttamente dalla minima cilindrata alla massima, in MotoGP. Un errore veramente stupido, così lo definisce Enea Bastianini, che aggiunge “Binder voleva passarne addirittura due, di piloti, e uno di loro si stava giocando il mondiale. Una scena non degna della MotoGP”.

Come dire che, oltre alla scorrettezza -che è pericolosa e che diventerebbe ancora più grave con i pesi in gioco nella MotoGP- per Enea un incidente del genere sarebbe un danno di immagine grave: la top class è molto più seguita della Moto3.

Anche Luca Marini giudica troppo aggressiva la manovra del sud africano, classe 1998, che l’anno venturo sarà sulla Yamaha M1 del team di Razali. Luca sostiene anche che il passaggio nelle tre categorie sia una cosa importante: “Ogni categoria ti insegna qualcosa che poi ti servirà nella carriera”. E sottolinea che nella Moto3 si fanno quei due o tre nomi di piloti troppo aggressivi, e sono sempre quelli.

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Il precedente di Jack Miller

Jack Miller è un pilota correttissimo, chiariamo subito, ma costituisce anche l’unico precedente di passaggio diretto dalla Moto3 alla MotoGP. Accadde alla fine della stagione 2014: vice campione del mondo con la KTM e sei vittorie (con il titolo ad Alex Marquez), l’australiano passò direttamente in MotoGP sulla Honda del team satellite LCR di Lucio Cecchinello.

Molti criticarono quel salto, giudicato eccessivo. Alla prima stagione Jack fece molta fatica, miglior risultato un undicesimo posto e in classifica finale diciannovesimo. Nel 2016 vinse rocambolescamente il GP d’Olanda ad Assen, poi dal 2018 sarebbe salito sulla Ducati, prima Pramac e infine nel team interno. Miler se l’è cavata egregiamente.

Che Darryn Binder farà fatica è certo. Anche se è un formidabile staccatore, anche se ha coraggio da vendere e guiderà una Yamaha, la MotoGP più “facile” del lotto. Ma la sua irruenza fa paura. Come si potrà arginare immediatamente quella che appare una mina vagante?

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