MotoGP. Boschiero: “Ecco come la scienza migliora un pilota”

Dario Boschiero, ingegnere ideatore e fondatore di Biotekna, spiega come gli atleti, e in particolare i piloti, possono incrementare le proprie prestazioni. Attraverso una rigorosa raccolta di dati, si lavora su aspetti fondamentali per il rendimento in gara. Tutto con il supporto dei numeri
24 aprile 2020

Oggi, con Skype, vi porto a casa di Dario Boschiero, di Biotekna. Cos’è Biotekna, e cosa c’entra con il motociclismo? Scopriamolo insieme.

“Biotekna è un gruppo di ricerca e sviluppo nato nel 1996 con l’obiettivo di studiare il comportamento del corpo umano, dalle prestazioni alle malattie. All’inizio ci siamo concentrati sull’aspetto medico, sviluppando ingegneristiche per studiare il corpo umano; poi, dal 2008, come conseguenza di questo, ci occupiamo anche della parte sportiva. Per arrivare alla prestazione sportiva c’è una somma di fattori: fisici, fisiologici, psicologici, cognitivi e come un atleta si relaziona con le altre persone. Altro aspetto importante: Biotekna misura tutto con metodologie non invasive.

Per quanto riguarda il motociclismo, noi lo definiamo “multidisciplinare”. Si parla spesso di talento, che è la base per fare questo sport: chi arriva al motomondiale ha una base solida. Ma il talento da solo non basta, tutti i piloti più forti hanno una propria tipologia per mantenersi in forma. Un pilota deve avere una forte preparazione all’adattabilità sia fisica che psicologica: loro la imparano dalle categorie minori, ma l’adattabilità fisica va costruita. Poi c’è anche quella psicologica: qualcuno ce l’ha innata, per altri bisogna costruirla. Un campione di quel livello deve imparare ad adattarsi anche agli aspetti tecnici, ai circuiti, all’interpretazione del mezzo rispetto al circuito, ai propri riflessi. Un pilota in forma va al “110%: quel 10% in più rispetto al “normale” è l’abilità di interpretare sé stesso con l’ambiente esterno. 

“Per prima cosa, bisogna conoscere il pilota e l’ambiente che frequenta. Bisogna conoscere la sua condizione fisica, come è costituito il suo muscolo, il suo osso, che tipo di grasso ha nel corpo e così via. Poi si misura l’aspetto fisiologico, l’interazione tra cervello e corpo, il sistema nervoso autonomo. Gli atleti devono convivere con lo stato d’ansia: lo si misura, assieme all’aspetto emozionale e razionale. Si misura strumentalmente, ci sono dei numeri: i piloti assomigliano molto agli ingegneri, loro vogliono numeri. Vengono monitorati quotidianamente, poi bisogna capire quali siano i punti di forza e di debolezza. Poi si passa al suo ambiente, al suo preparatore fisico e a tutto quello che può influenzare sulla prestazione di un atleta, nello specifico del pilota. Tutto questo influenza il sistema nervoso: attraverso dei sensori misuriamo tutti i parametri che hanno ripercussione sulla prestazione. Con i dati puoi capire cosa cambia rispetto a quando fanno le stesse cose in allenamento, quanto incide lo stress o l’adrenalina.

L’atleta tenderebbe a usare il suo istinto, ma così non sarebbe costante per tutto l’anno: noi cerchiamo di fare questo. I piloti hanno una variabile grande, che è la gestione delle emozioni, che puoi analizzare in modo ingegneristico, con i numeri. Se vuoi imparare a gestire l’emozione, mantenendo la tua lucidità, devi creare delle condizioni in tutto l’anno fuori dalla zona di “confort”, non bisogna abituarsi agli schemi. Anche per questo è giusto che un pilota si alleni con la moto da cross: insegna ad adattarsi a tante situazione differenti. Noi li controlliamo quotidianamente e con continuità da lontano.

“In questo periodo, dove non ci sono obiettivi immediati, bisogna mantenere uno stato fisico molto simile a quando si corre, devono mantenere prontezza, adattabilità, recupero, concentrazione. Devono svegliarsi sempre agli stessi orari come se fossero durante il campionato, e durante la giornata vengono create delle sessioni di allenamento, come quando girano. Bisogna mantenere i ritmi acquisiti: quando loro hanno fatto il patto con Biotekna, hanno accettato di essere sempre misurati. Gli atleti ci hanno chiesto alternative per adattarsi alla situazione particolare: manca la variabile del divertimento, ma sono dei professionisti, sanno che non devono mollare in questo momento.

“I piloti possono scaricare le loro colpe sul mezzo meccanico, ma l’atleta deve capire che quando c’è un problema che non dipende da lui, deve separarlo dalla sua prestazione. Oggi un pilota è un atleta a tutti gli effetti, non è più solo uno con grande talento: quello che gli viene chiesto a livello fisico e psicologico va oltre alla base del talento. Márquez è un atleta a tutti gli effetti, non salta un giorno di allenamento”.

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