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Paolo Ciabatti, direttore sportivo di Ducati Corse, è ottimista: “Arriveremo a un accordo con Andrea Dovizioso”. Lo ha sempre detto, per la verità, adesso ribadisce il concetto con ancora maggiore forza.
Paolo, come procede la trattativa con Andrea?
“La situazione è fluida: abbiamo sistemato in qualche modo il problema (economico, NDA) legato al 2020 e adesso stiamo facendo una serie di considerazione sui prossimi due anni. Non c’è un termine preciso per decidere: sono fiducioso che ci sarà la volontà da entrambe le parti di smussare gli angoli e trovare una soluzione per proseguire questo rapporto, che ha dato risultati molto positivi sia per Ducati che per Andrea. Spero che nei prossimi giorni - diciamo una settimana, dieci giorni - ci siano le condizioni per trovare un accordo. Se non dovesse accadere, dovremmo aspettare l’inizio del campionato”.
Tu sei sempre stato molto ottimista sull’esito positivo su questa trattativa...
“Non sono ottimista per natura, anche se cerco sempre di vedere il lato positivo delle cose: in questo caso, credo che ci siano una serie di ragioni legate alla nostra storia con Andrea, che mi fanno pensare che possiamo continuare. So benissimo che nel 2019 ci sono stati dei momenti difficili tra di noi, che però sono anche stati superati, ottenendo ottimi risultati proprio dopo quel periodo critico, con podi e una vittoria. Noi siamo la migliore scelta per Andrea dal punto di vista della competitività, e lui lo è per Ducati per lo stesso motivo, al di là dell’età che avanza: so che è preparatissimo e continua ad allenarsi con il massimo impegno. Tutto questo mi fa pensare che non ci siano motivi particolari per non trovare un accordo ragionevole che tenga conto da una parte delle esigenze del pilota e dall’altra quelle dell’azienda in un periodo economico piuttosto critico. Si parla della peggiore crisi del dopoguerra: è normale che bisogna trovare un accordo sostenibile dal punto di vista economico. Non è l’unico problema da affrontare, ma è un elemento molto importante: è vero che i piloti si sentano valutati da una azienda anche sulla base di quanto gli viene riconosciuto, ma sfortunatamente ci troviamo in una situazione che fa presagire un quadro economico molto complicato per tutti i Paesi, e per l’Italia in particolare”.
Hai sempre detto che il vincolo sull’accordo fosse solo di natura economica, ma come hai precisato poco fa, io non penso sia solo quello il problema...
“Come ho detto prima, ci sono delle scorie, lasciate dai momenti difficili dello scorso anno, che sono state smaltite e che devono ancora essere metabolizzate; credo anche che un periodo così lungo senza GP, con l’obbligo per tutti, anche per il Dovi, di stare a casa, ti possa portare a fare una serie di riflessioni su tanti aspetti, così come le abbiamo fatte tutti, anche sul tuo futuro. Se la stagione fosse iniziata regolarmente e avessimo ottenuto i risultati che io sono penso che avremmo conquistato, in questo momento la situazione sarebbe più semplice: invece, così, il pilota ha fatto tutta una serie di riflessioni che, probabilmente, in un periodo normale non avrebbe fatto”.
KTM è un rivale pericoloso per Ducati nella trattativa con Dovizioso?
“Questo bisognerebbe chiederlo ad Andrea o al suo manager… A dir la verità, non penso: ho il massimo rispetto dell’azienda KTM, ma al momento non credo abbiano una moto che possa consentire a un pilota come Andrea di vincere dei GP e lottare per il mondiale. Questo è un fatto. Credo che il Dovi potrebbe essere molto utile a un progetto del genere per sviluppare la moto e portarla a essere competitiva, ma non penso che il risultato sarebbe ottenibile in tempi relativamente brevi. E’ vero che KTM, come Aprilia, ha delle concessioni che facilitano il lavoro, ma nel frattempo gli altri non stanno fermi, vanno avanti. Non credo che un pilota che ha raggiunto i risultati di Andrea e che ha la sua età - non è vecchio, ma non è nemmeno un ragazzino - abbia la motivazione per fare una scelta diversa: vorrebbe dire rinunciare all’obiettivo di lottare per il titolo e per vincere dei GP.
Se l’obiettivo del pilota è quello che abbiamo noi, ovvero essere competitivo in tutte le gare per impensierire Márquez e tutti gli altri piloti Yamaha e Suzuki, l’unica Casa che ti può offrire un pacchetto complessivo per conquistarlo, è la Ducati”.
Qualcuno dice: Dovizioso e Ducati dovrebbero rinchiudersi in una stanza, discutere, litigare, ma poi trovare l’accordo, e firmare un contratto che, come dici tu, sarebbe la soluzione più logica per entrambi.
“Nella vita ci sono delle incomprensioni e degli scontri: l’unico modo di andare avanti, passata l’emozione del momento che ti fa fare e dire cose che non avresti voluto dire, è sederti a un tavolo e chiarire i punti di vista, affrontare le situazioni per le quali si è entrati in contrasto per sgombrare il campo dai dubbi o, eventualmente, confermare che non ci sono le condizioni per andare avanti. Bisogna valutare la situazione in generale, capire anche che in un matrimonio che va avanti da 8 anni, ci possano essere dei momenti di tensione, che poi nascono dalla stessa volontà: vincere, ottenere certi risultati. La frustrazione nasce dallo stesso obiettivo, quello di voler fare meglio e di più. Lo spirito che anima Ducati e Andrea è lo stesso”.
Un’ultima considerazione su Dovizioso: personalmente, leggo il permesso che gli avete accordato per disputare una gara del campionato regionale cross il 28 giugno come un’apertura verso il pilota. E come se gli aveste detto: “Caro Andrea, vedi quanto Ducati tiene a te, ti fa anche fare una gara di cross”. E’ così?
“Il permesso gli è stato dato facendo due considerazioni: una è quella che hai detto. Sappiamo quanto ci tieni, quanto è importante per te e facciamo uno strappo alla regola. Ma lo facciamo anche tenendo presente il momento attuale: Dovi non fa una competizione da novembre 2019, ci rendiamo conto che fare una gara può fare bene, può ridare al pilota quella sensazione, quell’adrenalina che provi solamente in una gara”.
Parliamo di Miller: perché è stato scelto lui, e quanto è stato difficile separarsi da Petrucci?
“Purtroppo nella vita, e nella vita dei manager, bisogna fare delle scelte, ancora più difficili se riguardano una persona a cui sei affezionato. Ma bisogna farlo, bisogna tralasciare l’aspetto emotivo e pensare quale sia la situazione migliore per la nostra squadra. La nostra intenzione era aspettare il GP di Spagna per fare una valutazione dei nostri piloti sulla base dei risultati delle prime cinque gare, per capire quale sarebbe stata la soluzione migliore per il futuro. Questo non è stato possibile, e il mercato non era fermo: abbiamo pensato che Miller, per la crescita vista negli ultimi anni e nella seconda parte del 2019, per la sua età, potesse essere il pilota giusto per il team ufficiale. Ci aspettiamo che possa ulteriormente crescere. Questo ha significato fare una scelta tra Danilo e Jack: è stato spiacevole, ma abbiamo ritenuto che Miller potesse avere le caratteristiche per migliorare ancora”.
Se non si dovesse arrivare a un accordo con Dovizioso, Petrucci in qualche modo rientrerebbe nei piani Ducati oppure ormai è un capitolo chiuso?
“Non è un capitolo chiuso, anche se nel frattempo, magari, Danilo ha trovato un accordo con Aprilia o KTM. Se non trovassimo un accordo con Andrea, la nostra decisione sarà aspettare l’inizio del campionato e fare una valutazione dopo un certo numero di gare e fare una valutazione dei piloti ancora liberi. Riteniamo che l’unica moto disponibile per puntare al podio o vincere delle gare sia la Ducati, perlomeno fino ad oggi: possiamo aspettare i risultati dei primi GP”.
Tornando a Miller: un solo anno di contratto. Perché?
“Nel mondo ideale, non sarebbe male per le squadre avere più flessibilità e possibilità di fare certe scelte. In questo caso particolare, noi ci siamo trovati a scegliere Miller senza averlo visto correre nel 2020: essendo un pilota di grande speranze, ma che deve ancora confermare la sua crescita, firmare oggi per due anni non sarebbe stato corretto. Ne abbiamo discusso con lui: è chiaro che un pilota preferisca un contratto di due anni che lo tuteli di più, ma nel suo caso ha compreso una situazione e l’ha vista come uno stimolo per dimostrare di meritare la squadra ufficiale anche nel 2022 (Vero, come conferma l’intervista a Miller pubblicata da moto.it, NDA). E’ stato un modo per tutelare l’azienda dopo una decisione presa ancor prima di iniziare a correre. La trattativa con lui e il suo manager è stata veloce, semplice, di reciproca soddisfazione: per noi, avere un pilota così fortemente motivato, che vede la squadra ufficiale come un punto di arrivo e di partenza, dà entusiasmo a tutto l’ambiente”.
Cosa puoi dire sul team Pramac?
“L’obiettivo è quello di confermare Pecco Bagnaia e abbiamo un interesse per Jorge Martin. Bisogna rispettare alcune fasi: per il momento l’idea è questa. Pecco ha avuto una stagione 2019 difficile, quest’anno dispone una moto ufficiale identica a quella di Dovizioso, Petrucci e Miller: ci aspettiamo che faccia vedere il suo talento e di aver superato le problematiche dell’anno scorso. Ma è ancora presto”.
Qual è la tua valutazione sul calendario, pubblicato oggi?
“Poter effettuare 13, forse addirittura 15 GP è un ottimo risultato: qualsiasi numero sopra le 10 gare può dare un responso pienamente attendibile. Assegnerebbe un titolo mondiale assolutamente credibile”.