Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Paolo Ciabatti, direttore sportivo di Ducati, è un uomo molto pacato ed equilibrato: qualità che conserva anche in questo momento difficile. La sua analisi della situazione è molto veritiera e assolutamente condivisibile.
Paolo buongiorno, dove sei in questo momento?
“A casa mia, sulle colline di Torino. Sono un privilegiato: ho tanto spazio intorno a me, posso anche fare una passeggiata. Per il resto, qui è come nel resto d’Italia: c’è poca gente in strada, anche se speravo di vederne ancora meno. Per il momento, in Piemonte la situazione è migliore che in Lombardia, ci sono ancora posti nelle terapie intensive, ma la preoccupazione è non avere macchinari e protezioni a sufficienza. Bisognerebbe riflettere sugli errori commessi in passato”.
Proviamo a parlare di moto. Immagino che voi come Ducati siate costantemente in contatto con Ezpeleta e gli uomini della Dorna: cosa ci puoi dire?
“Gigi (Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse) è costantemente in contatto con Ezpeleta, io mi sono sentito diverse volte con Hervé Poncharal (Presidente dell’Irta, l’Associazione dei Team, NDA). Si è tentato di posticipare alcune gare e di iniziare il campionato a Jerez, ma per come si è sviluppata la pandemia in Europa, credo sia impossibile fare previsioni. Seguo con attenzione tutti i dati statistici: credo che i numeri che abbiamo visto nel nostro Paese li vedremo presto nel resto del continente, che sta sfruttando la nostra esperienza, attuando decisioni drastiche. Studiando i numeri, temo sia impossibile pensare che il mondiale inizi prima di giugno o luglio. In Cina sono state prese misure rigidissime, in modo autoritario: si è chiuso e basta, senza deroghe. Ecco, ne stanno uscendo adesso, dopo due mesi. Con il nostro sistema democratico ci vorrà anche più tempo: ecco perché dico che il campionato non inizierà prima di giugno o luglio”.
Dorna sta cercando di mantenere più o meno tutte le gare: credi sia giusto o sarebbe forse meglio pensare a un campionato con meno GP (13 è il numero minimo per omologare il campionato)?
“E’ un discorso complesso, ci troviamo a prendere in esame soluzioni mai ipotizzate prima. Credo che Dorna abbia le idee chiare su cosa è più opportuno fare, ma tutto dipenderà da quando si potrà iniziare il campionato, in quali Paesi si potrà andare a correre, quali Nazioni accetteranno l’entrata degli europei. Tutti i contratti sono stati fatti in momenti molto differenti e in buona fede, senza poter prevedere una cosa del genere. E’ chiaro che probabilmente dovranno essere ridiscussi. Al momento, il campionato prevede tre settimane di pausa a luglio: se le condizioni lo consentissero, in quel periodo si potrebbero fare un paio di GP. Il campionato sarà più compattato, si potrà correre anche a dicembre in alcuni circuiti: credo ci sia la possibilità teorica di disputare 17/18 GP, come avveniva fino a qualche anno fa, cercando di mantenere gli impegni con le TV, gli sponsor. Ma questo in linea teorica: nessuno può dire quando la situazione tornerà alla normalità”.
A proposito di contratti, bisognerà rivedere l’ingaggio dei piloti?
“Finché la situazione non sarà più chiara, non è opportuno prendere nessuna decisione: se si disputerà un numero di gare sufficienti, i contratti rimarranno validi”.
E per quanto riguarda i contratti per il 2021?
“Il mio punto di vista personale è che non ci siano le condizioni per fare questi ragionamenti. Le priorità sono altre, adesso è inutile anticipare discussioni sui piloti per i prossimi anni”.
Sempre in tema di piloti: credi che si arriverà a una regolamentazione del “mercato”, con periodi ben definiti per le trattative?
“La vedo più in generale: quello che sta avvenendo adesso cambierà molto il nostro modo di vivere, di pensare, di fare le cose. Ci sarà un effetto pesante sull’economia mondiale con ovvie ripercussioni anche sul nostro sport”.
Parliamo di Jorge Lorenzo: sei sorpreso di quanto successo dall’annuncio del ritiro di Valencia a oggi?
“Non mi ha sorpreso del tutto: già a dicembre sapevo che aveva l’idea di tornare. La decisone di interrompere il contratto con la Honda è stata presa in seguito agli incidenti, al poco feeling con quella moto, alla difficoltà di guidare in sicurezza, con prestazioni imbarazzanti per un campione come lui. Ma gli era comunque rimasta la voglia di guidare, per questo ha accettato la proposta della Yamaha di fare il collaudatore. Diciamo che non lo sapevo, ma me l’aspettavo”.
E l’idea di fare la wild card a Barcellona?
“Sarebbe interessante vederlo, ma tornare su una moto e riprendere i meccanismi che ci sono in una competizione potrebbe essere complicato, soprattutto se i rivali arrivano a quella gara già allenati da tanti GP. Adesso potrebbe essere un po’ più semplice”.
Hai detto che te l’aspettavi. Mi viene un dubbio: non è che ad agosto Lorenzo decise di interrompere le trattative con la Ducati, perché aveva già un accordo con la Yamaha?
“No: sono convinto che non sia quello il motivo per il quale decise, in quel momento, di rimanere alla Honda”.
Ma la HRC ha sbagliato a non mettere dei vincoli dopo la recessione del contratto?
“Non mi permetto di giudicare accordi che non conosco. Probabilmente sono stati sorpresi dalla sua decisione di tornare a correre”.