Stoner sarà imbattibile? Lorenzo e la Yamaha M1 saranno competitivi come nei test? Pedrosa lotterà per il titolo? Rossi riuscirà a colmare il divario di un secondo? Dovizioso sarà protagonista? Spies farà il salto di qualità? | G. Zamagni
Dopo una lunghissima – e vergognosa – pausa si ricomincia: chissà quando i grandi capi della MotoGP capiranno che il nostro sport non può permettersi di sparire completamente per cinque mesi. Come ormai accade da qualche stagione, le gare in calendario sono 18 (17 per Moto2 e Moto3), con una concentrazione pazzesca di GP tra giugno, luglio e agosto, in concomitanza prima con gli Europei di calcio, poi con le Olimpiadi: altra scelta scellerata.
Tante domande senza risposta
Nonostante la Dorna, non mancano gli spunti interessanti:
Casey Stoner sarà imbattibile come lo è stato nel 2012? Jorge Lorenzo e la Yamaha M1 saranno veramente competitivi come lo sono stati nei test invernali? Dani Pedrosa lotterà finalmente per il titolo? Valentino Rossi e la Ducati riusciranno a colmare il divario di un secondo che per il momento li divide dai primi?
Andrea Dovizioso sarà protagonista, come lo è stato nel 2011, anche con una Yamaha “satellite”? Ben Spies riuscirà a fare il salto di qualità e stare costantemente con i migliori?
Le nuove gomme Bridgestone posteriori, più svelte a entrare in temperatura, garantiranno maggiore sicurezza e spettacolo?
Le CRT, le nuove 1000 con motore derivato dalla serie e ciclistica libera, come si comporteranno? Saranno solo un riempitivo di una griglia desolatamente ridotta a 12 moto ufficiali o, almeno su qualche pista, potranno far divertire gli appassionati?
E ancora:
In Moto2, sarà finalmente l’anno di Andrea Iannone?
Marc Marquez si sarà completamente ripreso dai problemi di vista che lo hanno costretto a saltare quasi tutta la preparazione invernale? La nuova Moto3 4T sarà propedeutica e spettacolare come lo è stata la gloriosa 125 2T?
Insomma, i temi sono tanti ed eccitanti, anche perché il livello della MotoGP, la categoria regina, è a dir poco stellare, con ben 10 campioni del mondo in pista: Casey Stoner (2 titoli in MotoGP), Dani Pedrosa (1 in 125, 2 in 250), Alvaro Bautista (1 in 125), Stefan Bradl (1 in Moto2), Jorge Lorenzo (2 in 250, 1 in MotoGP), Ben Spies (1 in Sbk), Andrea Dovizioso (1 in 125), Valentino Rossi (1 in 125, 1 in 250, 1 in 500, 6 in MotoGP), Nicky Hayden (1 in MotoGP), Colin Edwards (2 in SBK).
Troppi incidenti e un po' di tristezza
Ma nonostante tutto, confesso di non avere più l’entusiasmo di un tempo: troppi episodi hanno minato la mia passione. Giacomo Agostini, il più grande motociclista di sempre, ripete che ai suoi tempi era “normale” perdere un amico quasi ogni domenica, a conferma che il rischio è insito nella velocità e nei motori. Lo so benissimo, ma, forse per colpa dell’età, faccio più fatica a dimenticare la parte brutta di questo sport meraviglioso.
Da quando seguo il motomondiale – in parte dal 1992, tutto dal 1996 – ho naturalmente assistito a tantissimi incidenti. Il primo mortale nel 2003 a Suzuka, quando Daijiro Kato si schiantò contro una barriera troppo vicino alla pista, dopo aver perso il controllo della sua Honda, probabilmente per un guasto tecnico. Fu terribile, ma riuscii a farmene una ragione. Non ci sono riuscito nel 2010, quando a Misano ho visto morire davanti ai miei occhi Shoya Tomizawa: per una volta, avevo deciso di seguire la corsa a bordo pista e non dalla sala stampa ed ero proprio lì, al curvone, quando Tomizawa perse il controllo della Suter e venne travolto dagli incolpevoli Alex De Angelis e Scott Redding. Avevo capito subito che la situazione era gravissima e di tanto in tanto quelle terribili immagini mi tornano davanti agli occhi.
Così come quelle di Marco Simoncelli centrato prima da Colin Edwards e poi da Valentino
Quel sorriso, quella voglia di scherzare e di ironizzare, quell’entusiasmo di un ragazzo di 24 anni non si possono dimenticare
Rossi quel maledetto 23 ottobre a Sepang. Anche lì, come nel caso di Tomizawa, la gravità dell’incedente è parsa subito evidente a chi era sul posto e per Marco non c’è stato nulla da fare.
Quando sono tornato in Malesia a fine febbraio per i test della MotoGP, ho cercato di fare finta di niente, ma quel sorriso, quella voglia di scherzare e di ironizzare, quell’entusiasmo di un ragazzo di 24 anni non si possono dimenticare.
Pochi giorni fa, in SBK, un altro terribile incidente, a Joan Lascorz, un pilota che non conosco personalmente e che non so nemmeno che faccia abbia, ma che come Kato, Tomizawa, Simoncelli e tutti gli altri, paga a carissimo prezzo l’amore per uno sport ad altissimo rischio.
Per tutto questo, parto per il Qatar, per la prima gara dell’anno, con tanti dubbi, molta tristezza e un po’ di paura, con la speranza però che i “miei” amati piloti - mi piacciono tutti, indistintamente, perché sanno regalare emozioni pazzesche – mi facciano passare l’amarezza per aver visto morire dei ragazzi davvero speciali.
GP del Qatar, scheda tecnica
Lunghezza: 5.380 m Numero di Giri: 22 Tipologia di circuito: Medium Numero di frenate: 8 Tempo speso in frenata medio sul giro: 18%
Fonte dati: Brembo
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