MotoGP, Crutchlow: "Con la Honda il pilota si deve adattare"

MotoGP, Crutchlow: "Con la Honda il pilota si deve adattare"
Ospite della trasmissione “MotoGP Round Table”, Cal ha parlato del suo futuro (“Non vedo perché dovrei smettere”), dei suoi allenamenti (“Faccio 100-120 km al giorno in bici”) e ha spiegato perché è così difficile guidare la RCV
13 maggio 2020

Cal Crutchlow è stato ospite della trasmissione “MotoGP Round Table”: in collegamento da San Diego, California, dove da qualche tempo risiede con la moglie Lucy e la figlia Willow, Crutchlow ha risposto alle domande con la solita ironia e sincerità.

Cal, spesso hai detto che avresti voluto fare il papà a tempo pieno: adesso che sei “costretto” a farlo, come ti senti?

“E’ bellissimo avere più tempo per stare insieme a Lucy e a Willow. E’ tutto completamente differente rispetto a quello che siamo abituati: solitamente viaggiamo insieme, Willow ancora non va a scuola. Ma stando a casa è fantastico vederla crescere in un modo più “normale” che in un circuito, dove tutto è programmato. Qui, Willow si sveglia e decide cosa fare: sicuramente mi sto godendo questo momento, ma spero anche di tornare al più presto a correre”.

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Com’è la situazione a San Diego? In Europa, nessuno si può allenare: stanno iniziando adesso i piloti italiani a tornare in moto, mentre, per esempio, Jack Miller, in Australia, non ha mai smesso di farlo. Tu cosa puoi fare, come ti tieni allenato?

“Mi conoscete: io non sarei comunque andato in moto… Dopo l’ultimo giorno di test a Jerez, a novembre 2019, non sono più salito su una moto fino al primo giorno di test in Malesia a febbraio 2020, che è esattamente quello che feci l’anno precedente dopo essermi rotto la caviglia. Io non sono bravo con la moto da fuoristrada, preferisco andare in bici: quando vado in moto voglio solo andare forte, non è possibile farlo per strada… “.

Se si correrà, si farà con meno meccanici e tecnici del solito: pensi che questa possa essere una opportunità per i team satelliti, o credi che le Case ufficiali avranno ulteriore vantaggio?

“Difficilissimo da dire. Io credo che i piloti facciano molta differenza, i giovani sono molto aggressivi, come animali… Credo che potrebbero essere gare molto spettacolari, il campionato potrebbe essere molto più equilibrato. Ma ci sono molti fattori che possono essere importanti: io non sono uno che ama i test, ma credo sarà necessario farne uno prima di correre (come in effetti sarà, NDA). Ci sono piloti che potrebbero avvantaggiarsi da questa situazione, ma credo che i team ufficiali avranno sempre qualcosa in più, ma non avranno più vantaggi del solito”.

 

 

Come ti mantieni in forma?

“Come tutti, ho dovuto cambiare le mie abitudini. Io mi alleno molto in bici, l’ho sempre fatto, ma è molto differente allenarsi oggi rispetto a quando lo fai durante la stagione, tra un Gp e l’altro. Sono comunque motivato, sono pronto a correre: faccio 120 km al giorno sei volte alla settimana: questo è buono per mantenere alta l’adrenalina. L’ultimo mese sarà più complicato, bisognerà gestire bene la situazione “.

Scherzando, si può dire che si più pronto per il Tour de France, che per la prima gara?

“Dopo la pausa invernale, prima dei test in Malesia sarei allenato per fare il Tour… Adesso sono ancora in forma, mi sento bene, ma vado in bici più per divertimento, senza un vero obiettivo. Non sarà facile tornare in moto dopo tanti mesi e fare subito le gare una dietro l’altra. Adesso faccio circa 700 km alla settimana in bici, durante l’inverno arrivo anche a 1000”.

L’ipotesi è di patire da Jerez a fine luglio, quando sarà caldissimo: cosa ti aspetti è com’è quel circuito per te?

“Bisogna provare ad adattarsi il più velocemente possibile, è l’unica cosa che puoi fare. Sarà tutto differente, cambieranno completamente le nostre abitudini. Jerez mi piace, feci una gran gara nel 2012, la pole nel 2014, mentre l’anno scorso non ero stato competitivo. E’ un circuito strano, dove le condizioni cambiano parecchio, bisogna adattare bene la moto. Sicuramente farà caldo, una variabile in più”.

Come sarà correre due GP consecutivi sullo stesso circuito?

“Qualche anno fa, avevo proposto in Safety Commission di fare la super pole, come in SBK, ma non è stata accolta… Diciamo che mi sento un pilota più vicino alla SBK che alla MotoGP. Credo che oggi, dal punto di vista tecnico, sarebbe impossibile fare due gare nello stesso fine settimana; due GP sullo stesso circuito a distanza di una settimana sarà strano, ma noi piloti ci adattiamo, vogliamo correre, in qualsiasi modo. Noi vogliamo correre il più possibile: se sarà necessario fare più GP nello stesso circuito lo faremo. Una pista può cambiare molto in una settimana, puoi anche andare in confusione per cercare di provare a migliorare la moto a così poco tempo di distanza dalla gara precedente”.

Hai deciso cosa farai nel 2021?

“Alla fine del 2019 avevo ancora le motivazioni per correre anche nel 2021: è ancora così. Se c’è l’opportunità, non ci sono ragioni per smettere nel 2021: dipenderà dalle proposte che avrò sul tavolo. E’ giusto che Vinales, Quartararo, Rins, Mir abbiano già firmato il contratto. Marquez ha firmato per quattro anni: per me non è strano, semplicemente qualcosa di differente. Per Honda e Marc è la situazione perfetta. Ogni pilota e squadra conosce i valori di ciascuno, sanno esattamente cosa può dare un pilota o cosa può offrire una squadra. Per quanto mi riguarda, ho dimostrato di poter salire sul podio, non vedo perché non dovrei continuare nel 2021”.

Guardando al passato, quale è stata la tua migliore stagione in MotoGP?

“Il 2016 è stata una grande stagione, dopo un anno di apprendistato nel 2015 con il team e con una moto molto differente da usare. Anche nel 2017 ho fatto delle belle gare, podi e vittorie, ma anche nel 2018 non sono andato male. Non è facile sceglierne una”.

 

Cosa puoi dire della Honda 2020?

“Difficile da dire. L’ultimo giorno in Qatar mi sentivo pronto per correre.
In Malesia eravamo andati bene, senza troppi problemi, ma in Qatar abbiamo sofferto un po’ nelle curve più veloci. Poi abbiamo montato una differente configurazione aerodinamica e tutto è andato meglio, le sensazioni erano simili a quelle del 2019. Adesso, dopo questo lungo stop, è difficile sapere come sia la situazione: tutti gli ingegneri lavorano continuamente, ai GP guardano i dati fino alle 3 del mattino. Non possiamo sapere se siamo sufficientemente competitivi, ma nell’ultimo giorno le mie sensazioni erano positive, ero convinto di poter fare bene in Qatar”.

Perché la Honda è così difficile da guidare?

“I piloti che hanno guidato prima un’altra moto hanno fatto fatica con la Honda: devi cambiare mentalità, avere la determinazione di voler migliorare, perché è una moto speciale. Ovviamente non parlo di Casey Stoner, lui è tutto un altro talento: la Honda è differente come guida, ma anche come metodo di lavoro. Devi guidare la RCV molto più “manualmente” rispetto a tutte le altre moto, e questo diventa più complicato quando cambiano le condizioni della pista. In altre parole, con la Honda il pilota si deve adattare molto di più. Credo che ogni moto abbia caratteristiche molto differenti dalle altre, bisogna sapersi adattare: piloti come Márquez e Pedrosa non hanno mai guidato niente di differente in MotoGP, non hanno dovuto adattarsi. Negli ultimi anni, solo Márquez è riuscito a sfruttarla al meglio, perché è un grande talento”.

Perché sei andato via dalla Ducati?

“E’ stata una decisione per la mia carriera, perché loro avevano già puntato su Iannone per il team ufficiale. Dopo un po’ di difficoltà, riuscivo a guidare bene quella moto, avevo una squadra fantastica: decisi di passare alla Honda solo per la mia carriera, non perché non riuscivo a guidare la moto”.