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Dai Dovi, devi provarci. Battere Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa (solo per rispettare l’ordine delle qualifiche) è un’impresa quasi disperata, ma Andrea Dovizoso deve provarci in tutti i modi. Per diversi motivi: il principale è che per Andrea è forse l’ultima occasione reale per salire sul gradino più alto del podio. Perché poi si andrà in Australia e a Valencia, dove difficilmente Andrea potrà trionfare, quindi salirà sulla Ducati, con la quale non si può vincere: è ormai evidente anche ai ducatisti più incalliti.
«Pensavo che l’Audi volesse cambiare le cose più velocemente, invece non è così» ha commentato ieri Valentino Rossi, al termine dell’ennesimo turno deludente, preludio di qualifiche ancora una volta da incubo.
La moto non è competitiva, lontanissima da Honda e Yamaha, che hanno reso questa MotoGP inavvicinabile a chiunque, facendo scappare tutti gli altri costruttori, con la sola Ducati che prova a resistere. Con scarsissimi risultati, purtroppo. Insomma, il 2013 di Dovizioso si prospetta durissimo e Andrea deve fare di tutto per provare domani a essere protagonista, sfruttando la sua grande velocità a Sepang. Costante, rapido, preciso nella guida, efficace sulla distanza, il Dovi ha disputato turni di prove da protagonista, mai così vicino ai due di testa. Per carattere e modo di guidare, Andrea difficilmente va oltre il limite, ma è chiaro che in Malesia è portato a dare qualcosa in più e se nei primi giri riuscirà a stare attaccato a Lorenzo e Pedrosa, allora se lo potrà giocare fino alla bandiera a scacchi.
In effetti Andrea è sempre stato trattato piuttosto male sia dalla HRC sia dalla Yamaha
Yamaha, è sempre stato trattato piuttosto male sia dalla HRC sia dalla Yamaha, che non hanno mai realmente creduto in lui. Soprattutto la Honda, che non gli ha mai affidato il materiale migliore. In Ducati, se non altro, sarà al centro dell’attenzione e lo stimolo di provare a fare meglio di Rossi diventa per entrambi – Casa e pilota - un punto di partenza importante.
La meticolosità nel lavoro di Dovizioso è sicuramente importante, ma perché si possano raggiungere risultati di un certo livello tante cose devono cambiare in Ducati. «Si devono fidare più dei piloti» aveva detto qualche GP fa Rossi, come se a Borgo Panigale ci sia ancora qualcuno che pensi che la colpa della mancanza dei risultati non sia della moto, bensì di chi la guida. E’ soprattutto questa mentalità che dovrà cambiare in Ducati: il rischio, altrimenti, è di “bruciare” l’ennesimo pilota.