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Dal 2022, i controlli tecnici nel motomondiale saranno ancora più accurati. E costosi.
Per evitare che si ripeta un caso come quello del 2020, quando la Yamaha era stata penalizzata - per la verità in maniera molto lieve, meno di quanto avrebbe dovuto - per aver fatto costruire le valvole dei suoi motori da due fornitori differenti, si è deciso di introdurre un “Piano di controllo standard” per verificare non solo le dimensioni di un certo componente, ma anche i materiali utilizzati.
Un sistema che secondo Danny Aldridge, il direttore tecnico del motomondiale, è così accurato e costoso che non viene utilizzato nemmeno in F.1. “In effetti non mi risulta che avvenga qualcosa di simile - conferma il nostro ingegnere Giulio Bernardelle”.
Il nuovo protocollo tecnico non è ancora stato approvato ufficialmente, avverrà probabilmente in occasione del primo GP del 2022 (in Qatar), quando verrà depositato dalle Case il motore “campione”, quello che rappresenta la “fiche” di omologazione per tutta la stagione.
Il deposito di un propulsore avveniva anche in passato, la novità è che il motore verrà inviato, in caso di reclami o di necessità di controlli, a due università differenti, per verificare non solo le dimensioni dei vari componenti, ma anche il materiale, la durezza, la composizione.
Questo significa che in caso si debba analizzare nel dettaglio un singolo componente, questo verrebbe sezionato e quindi non sarebbe più utilizzabile: di fatto, il motore depositato come campione, verrebbe poi distrutto.
“Nel caso di un reclamo - ipotizza Bernardelle -, non ci sarà più solo un controllo dimensionale, ma verrà fatto anche sui materiali e tutto diventa molto costoso: si va contro lo spirito del regolamento che vorrebbe contenere le spese. Verrà controllata la durezza e la composizione dei materiali, oltre alle caratteristiche generali: questo significa che il componente va sezionato, prendendo un campione del materiale di quell’elemento e controllare che sia uguale. Ecco perché le Case, di fatto, devono fornire un motore nuovo da distruggere”.
Così facendo, si eliminano “incidenti” tipo quello della Yamaha, ma il nostro ingegnere ha qualche perplessità.
“Manca un organismo tecnico per far rispettare il regolamento: sarebbe molto meglio un regolamento più semplice e più facile da far rispettare”.